Re: La relatività di Rovelli

From: Giorgio Pastore <pastgio_at_units.it>
Date: Sat, 14 Apr 2012 00:50:23 +0200

On 4/13/12 4:20 PM, Tommaso Russo, Trieste wrote:
....
> Credo che tu abbia individuato una bella metafora per distinguere la
> buona dalla cattiva divulgazione.
>
> Lo scopo di un divulgatore e' di fare da guida verso la cima di una
> montagna.
>
> Il cattivo divulgatore ti ci fa avvicinare seguendo un percorso
> pianeggiante. Quando sei arrivato alla minima distanza possibile, ti
> resta da scalare "solo" una parete verticale con passaggi di sesto grado
> superiore.
>
> Il bravo docente fa affrontare subito ai suoi studenti il percorso di
> massima pedenza: quando li ha fatti salire quasi allo stesso livello
> della vetta, possono arrivarci da soli.
>
> Il bravo divulgatore chiede ai suoi lettori di accompagnarlo lungo un
> percorso di pendenza media, ma che comunque ad ogni passo ti fa salire
> un po'. Per questo e' apprezzato piu' da chi le cose le sa gia' che dal
> gran pubblico: salire (seguire concetti complicati, fare qualche
> calcolo) e' fatica. Meglio la pianura della palla appoggiata sul lenzuolo.
...

Dissento profondamente. Come dissento da buona parte delle cose che sono
state scritte qui sul NG.

Il tuo esempio mi aiuta a spiegare perche'. Dai per scontato che l'
obiettivo del divulgatore (buono o cattivo) e quello del docente (ma
anche di quelli ce ne sono varie tipologie) debba essere lo stesso:
arrivare sulla stessa cima.
E, dai commenti circolati, aggiungerei che in molti pensano che un'
articolo su un quotidiano debba avere gli stessi obiettivi divulgativi
di un libro.

Secondo me questo e' appiattire su uno stesso livello attivita' con uno
spettro di finalita', e rivolte a pubblici, estremamente differenti.

Gia' nell' insegnamento si dovrebbe (anche se poi non sempre succede :-(
) tener conto dell' eta' e del retroterra culturale, nonche' delle
motivazioni degli studenti. Ci si pone degli obiettivi che tengano
conto di questi fattori e quindi le cime da raggiunere non sono
necessariamente le stesse. Diciamo, per restare in metafora, che l'
obiettivo e' di conoscere un territorio e a seconda delle capacita' e
motivazioni si possono raggiungere punti di elevazione pari ad un
argine o ad un monte.

Da questo punto di vista, un articolo su un quotidiano e' abbastanza
vicino a salire su uno sgabello: manca la motivazione (un libro di
divulgazione in genere parte gia' dando per scontato che qualcuno ha
espressamente desiderato acquistarlo o almeno aprirlo sulla base di un
titolo e di un risvolto di copertina o di una pubblicita'. Un articolo
nella sezione culturale di un quotidiano e' in competizione con altri
articoli per catturare l' attenzione di un lettore sicuramente molto
meno motivato, curioso e preparato di quello che ha acquistato il libro
di Ghirardi.

Che obiettivi ci si puo' porre ? Direi minimi: incuriosire, cercare di
presentare qualcosa dei contenuti facendo leva su concetti elementari,
ma in tono quanto piu' leggero possibile (non dimentichiamo che qui
stiamo anche parlando dell' Italia, Paese in cui la lettura e' un'
attivita' di nicchia, quotidiani inclusi, e in cui il livello medio di
istruzione superiore e' tra i piu' bassi tra i paesi avanzati. :-(

C'e' riuscito Rovelli ? Non lo so. Temo di non poter essere un buon
giudice. Se potessi fidarmi dei ricordi, azzarderei l' ipotesi che da
adolescente mi avrebbe affascinato, nonostante il coro di critiche che
e' viaggiato su questo NG. Ma non faccio troppo affidamanto su questi
ricordi filtrati. Mi piacerebbe invece avere qualche idea di come
reagisce un 16-18-enne odierno o comunque una delle poche persone che
non decida di saltare a pie' pari un articolo solo perche' parla di Scienza.

Giorgio
Received on Sat Apr 14 2012 - 00:50:23 CEST

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