Re: La relatività di Rovelli
Non mi aspettavo una partecipazione cos� vasta: 30 risposte fino a
questo momento, salvo errori e senza contare quelli bloccati dal
filtro.
Ho letto tutto, ed ecco il mio punto di vista e alcune risposte.
1. Cominciamo con l'argomento: "a chi � rivolto quello scritto?".
Credo che alcuni abbiano in proposito un'idea sbagliata.
Per cominciare, certo a nessun ragazzo: i ragazzi non leggono i
giornali, figuratevi poi la pagina culturale di "Repubblica"!
Secondo: sebbene in altre pagine "Repubblica" abbia un tono
insopportabilmente "nazional-popolare" (secondo l'immortale accezione
di Baudo, non secondo quella gramsciana) la pagina della cultura ha un
tono "alto", ossia si rivolge a un lettore di cultura superiore alla
media. Chi ha avuto occasione di leggere articoli di filosofia, di
architettura, di arte ... avr� visto che non cercano affatto di
"incuriosire", di "avvicinare il profano" o piacevolezze simili.
Spesso sono scritti per "addetti ai lavori", e non di rado mi capita
di avere difficolt� a capirli.
Perci� lasciamo da parte trote, gelmini, scilipoti e altri animali
consimili :)
Certo il lettore tipo � pressoch� analfabeta in ambito scientifico,
anche se � persona "colta" secondo una certa accezione della cultura.
Ma non credo che gli si debbano raccontare favolette, n� che questo
sia stato chiesto a Rovelli: solo di tenere il discorso nei limiti di
spazio fissati (poco pi� di 3000 caratteri) e quindi di essere
"essenziale".
(BTW, non � certo l'editore che decide queste cose: sar� il direttore,
o il responsabile delle pagine culturali, se esiste, o la redazione.)
2. Era impossibile spiegare l'argomento correttamente in cos� poco
spazio? Fermo restando il principio giuridico latino: "ad impossibilia
nemo tenetur", non mi sembra che il problema sia questo: in
quell'articoletto ci sono veri e propri strafalcioni, che sono stati
gi� acutamente segnalati e non debbo quindi ripetere.
Perci� non regge l'argomento, che ho visto portato da pi� d'uno, che
per cominciare si pu� anche sacrificare il rigore. Qua non si tratta
di "rigore": come � stato gi� detto, il PR di Galileo � gravemente
travisato, e questa � una cosa che proprio non mi so spiegare.
A titolo di curiosit�, vi propongo un brano dei "Massimi Sistemi",
meno noto del famoso brano della nave, e che illustra molto bene il
contenuto *fisico* del PR:
==========================================="SAGR. Ora mi sovviene di certo mio fantasticamento, che mi pass� un
giorno per l'immaginativa mentre navigava nel viaggio di Aleppo, dove
andava consolo della nostra nazione; e forse potrebb'esser di qualche
aiuto, per esplicar questo /nulla operare del moto comune ed esser/
/come se non fusse per tutti i participanti di quello/: e voglio, se
cos� piace al signor Simplicio, discorrer seco quello che allora
fantasticava da me solo.
SIMP. [...]
SAGR. Se la punta di una penna da scrivere, che fusse stata in nave
per tutta la mia navigazione da Venezia sino in Alessandretta, avesse
avuto facult� di lasciar visibil segno di tutto il suo viaggio, che
vestigio, che nota, che linea avrebb'ella lasciata?
SIMP. Avrebbe lasciato una linea distesa da Venezia sin l�, non
perfettamente diritta o, per dir meglio, distesa in perfetto arco di
cerchio, ma dove pi� e dove meno flessuosa, secondo che il vassello
fusse andato or pi� or meno fluttuando; ma questo inflettersi in
alcuni luoghi un braccio o due, a destra o a sinistra, in alto o a
basso, in una lunghezza di molte centinaia di miglia piccola
alterazione arebbe arrecato all'intero tratto della linea, s� che a
pena sarebbe stato sensibile, e senza error di momento si sarebbe
potuta chiamare una parte d'arco perfetto.
[...]
SAGR. Quando dunque un pittore nel partirsi dal porto avesse
cominciato a disegnar sopra una carta con quella penna, e continuato
il disegno sino in Alessandretta, avrebbe potuto cavar dal moto di
quella un'intera storia di molte figure perfettamente dintornate e
tratteggiate per mille e mille versi, con paesi, fabbriche, animali ed
altre cose, se ben tutto il vero, reale ed essenzial movimento segnato
dalla punta di quella penna non sarebbe stato altro che una ben lunga
ma semplicissima linea; e quanto all'operazion propria del pittore,
/l'istesso a capello avrebbe delineato quando la nave fusse stata/
/ferma/. Che poi del moto lunghissimo della penna non resti altro
vestigio che quei tratti segnati su la carta, /la cagione ne �/
/l'essere stato il gran moto da Venezia in Alessandretta comune della/
/carta e della penna e di tutto quello che era in nave/; ma i moti
piccolini, innanzi e 'n dietro, a destra ed a sinistra, comunicati
dalle dita del pittore alla penna e non al foglio, per esser proprii
di quella, potettero lasciar di s� vestigio su la carta, che a tali
movimenti restava immobile. Cos� parimente � vero, che movendosi la
Terra, il moto della pietra, nel venire a basso, � stato realmente un
lungo tratto di molte centinaia ed anco di molte migliaia di braccia,
e se avesse potuto segnare in un'aria stabile o altra superficie il
tratto del suo corso, averebbe lasciata una lunghissima linea
trasversale; /ma quella parte di tutto questo moto che � comune del/
/sasso, della torre e di noi, ci resta insensibile e come se non/
/fusse, e solo rimane osservabile quella parte della quale n� la/
/torre n� noi siamo partecipi, che � in fine quello con che la/
/pietra, cadendo, misura la torre./
============================================(i corsivi sono miei).
3. Sul tempo avete gi� detto: l'essenziale � che E. afferma
esplicitamente che il PR vale anche per l'e.m., dal che segue che la
vel. della luce � invariante.
(Penso molti sappiano gi� che io sostengo l'inutilit� *oggi* del
"secondo postulato", che deriva dalle eq. di Maxwell.)
L'invarianza della vel. della luce implica la *non invarianza* del
tempo, che � cosa diversa dal problema della simultaneit� (anche se di
una sincronizzazione c'� sempre bisogno).
Tutto questo non si poteva certo spiegare in poche parole, ma non si
doveva davvero passare l'idea che la rel. del tempo sia quella cosa
banale che ha scritto Rovelli.
4. Solo Bruno Cocciaro ha rilevato un altro punto cruciale: Rovelli
cerca di trovare un "valore pratico" della rel., e va a trovarlo
proprio dove non �, ossia nelle reazioni nucleari.
Vecchia questione anche questa, e che ora non sviluppo. Ma guarda caso
gioved� prossimo dovr� andare a parlare a degli insegnanti a
Viareggio, e uno dei punti centrali sar� proprio: perch� tirare in
ballo la rel. per l'energia nucleare � una stupidaggine?
Stupidaggine che sta scritta anche nelle ultime "indicazioni
nazionali" :-(
5. Per cometa luminosa: in quello che hai scritto _in un certo
senso_ non ci sono errori, anche se � troppo prolisso :)
Per� gi� Galileo propone qualcosa di pi� complesso che non posare una
pallina per terra...
Ma soprattutto: se la rel. � questa, che bisogno c'era di Einstein?
Aveva gi� fatto tutto G. tre secoli prima...
--
Elio Fabri
Received on Sun Apr 15 2012 - 20:43:30 CEST
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