"Elio Fabri" <elio.fabri_at_tiscali.it> ha scritto nel messaggio
news:4jhjvmF7qfi4U3_at_individual.net...
> Bruno Cocciaro ha scritto:
>> Anche c non si misura operativamente ma si fissa per definizione
>> quando scegliamo l'unita' di tempo:
>> l'unita' di tempo e' data dal tempo necessario affinche' la luce
>> rimbalzi avanti e indietro su un'asta rigida lunga 0.5 m per
>> 300.000.000 volte.
> A dire il vero e'l'inverso: e' l'unita' di lunghezza che e' definita a
> partire da quella di tempo. Ma questo e' secondario...
La mia intenzione primaria era dire che, delle due unita', una si assume,
poi l'altra si definisce in termini della prima sfruttando la luce. Quale
delle due venga poi di fatto derivata dall'altra potrebbe essere considerata
questione di secondaria importanza. Non so se e' questa la "secondarieta'"
di cui parli sopra.
> La mia obiezione e' che stai falsando lo sviluppo storico.
> Che l'attuale stato delle definizioni delle unita' sia quello, e' un
> fatto. Ma e' un punto di arrivo, e ci si deve chiedere come ci si e'
> arrivati.
>
> Ci si e' arrivati dopo un lungo periodo in cui le unita' di tempo e di
> lunghezza erano definite indipendentemnte, e una serie di misure
> sempre piu' accurate hanno mostrato che la velocita' della luce
> (andata e ritorno, OK) risultava sempre la stessa.
> Nel tuo modo di presentare la cosa questo processo scompare, e sembra
> che le definizione del valore di c sia una pura convenzione.
Ah beh, se ho dato questa impressione non era certo nelle mie intenzioni.
Uno fra i principali motivi per i quali mi pare importante mettere in
risalto gli aspetti convenzionali e' proprio che cosi' facendo, per
contrasto, si mettono in maggiore luce gli aspetti non convenzionali. Si
mettono in maggiore luce, nelle risposte che otteniamo dalla natura quando
la interroghiamo, le "parole" che provengono dalla natura stessa
distinguendole dalle parole che provengono invece dal modo che noi abbiamo
scelto per parlare; parole, queste ultime, che potremmo anche cambiare se
scegliessimo di parlare diversamente. Le "parole" che provengono dalla
natura invece, ovviamente, non possiamo scegliere noi di cambiarle.
Si potrebbe poi aprire qua tutto il discorso su come potremmo essere certi
che una data "parola" sia tutta farina del sacco della natura o meno, visto
che in passato piu' volte ci siamo illusi sul fatto che alcune cose fossero
"scritte" nella natura, o nella nostra necessaria maniera di rappresentarla
(i concetti di alto e basso, la rotazione del Sole attorno alla Terra, il
concetto di simultaneita'), per accorgerci poi che non era cosi', erano solo
nostre rappresentazioni per niente necessarie. Discorso che io non sarei
certo in grado di articolare; non sono nemmeno tanto sicuro di averne ben
delineato i contorni.
Ad ogni modo, di quanto detto sopra, capisco che non si sentisse nemmeno
l'odore nel post che avevo scritto in risposta a Stefano Gemma. In
particolare non si sentiva l'odore del perche' proprio la luce (e non il
suono, ad esempio) ci permette di definire l'unita' di tempo in termini
dell'unita' di lunghezza (o viceversa), cioe' di quali sono le proprieta'
che la luce ha sperimentalmente mostrato di avere, grazie alle quali,
tramite essa, una unita' si puo' definire in termini dell'altra.
> Elio Fabri
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Sun Aug 06 2006 - 17:18:06 CEST