-- Uff... Ho capito che mi toccher=C3=A0 passare l'intero pomeriggio a districare questro ginepraio delle masse. Ci sono ben 4 aspetti da considerare: 1) la (famigerata) massa relativistica, che colpisce ancora :-( 2) le due masse, inerziale e gravitazionale 3) la massa grav. attiva e passiva 4) che cosa dice la RG? E non potr=C3=B2 fare a meno d'introdure questioni epistemologiche (va bene cos=C3=AC? non ho scritto "filosofiche :-) ) La cosa mi annoia alquanto, perch=C3=A9 in realt=C3=A0 non ho niente di nuovo da dire, e purtroppo pare che non sia neppure vero il detto "repetita juvant". 1) Sulla maasa relativistica. Cominciamo da Einstein, il quale sull'argomento pasticci=C3=B2 alquanto, e non lo dico come demerito. Anche questo non =C3=A8 la prima volta he lo chiarisco. E' inevitable che chi sta aprendo una nuova via incontri difficolt=C3=A0 di tutte le specie, non riesca ad avere idee chiare fin dall'inizio. Il discorso =C3=A8 diverso per chi viene dopo, e che "stando sulle spalle di giganti" avrebbe il dovere di vedere pi=C3=B9 chiaro e non ripetere gli errori. E invece... Dicevo che Einstein pasticcia. Comincia subito, nel primo articolo, =C2=A710, quando scrive F =3D ma usando per a l'espressione in un irf. e per F quella in un altro. Risultato: definisce una massa trasversale m*g^3 (g=3Dgamma) e una longitudinale m*g^2. Passiamo poi a "L'evoluzione della fisica", dove il pasticcio =C3=A8 pi=C3=B9 complesso e non lo posso spiegare qui. Lo trovate discusso in http://www.sagredo.eu/articoli/e_massa1.pdf, a pag. 10 e seguenti. Quell'articolo, come si capisce dal titolo ("Einstein e la massa relativisitca") =C3=A8 tutto dedicato alla nostra questione. Si finisce con la famosa lettera a L.Barnett (1948) dove si trova una ritrattazione: "Non =C3=A8 bene parlare della massa M =3D m*g di un corpo in moto, poich=C3=A9 di M non si pu\`o dare una definizione chiara. E' meglio limitarsi alla 'massa di riposo' m. Volendo stabilire il comportamento inerziale di un corpo in moto veloce, si pu=C3=B2 aggiungere piuttosto l'espressione dell'impulso e dell'energia." Lasciando stare Einstein, la mia osizione, come Giorgio sa beissimo, =C3=A8 molto pi=C3=B9 rigida della sua. La m.r. =C3=A8 un "non concetto", produce solo danni, non c'=C3=A8 *nessun caso* in cui sia di utilit=C3=A0. per inciso, a proposito di quanto scrive tucboro_at_katamail.com: > che salta fuori dalla riscrittura della seconda legge di Newton per > renderla invariante sotto trasformazioni di Lorentz. non =C3=A8 neppure cos=C3=AC. Semplicemente si scopre che l'espressione relativistica dell'impulso =C3=A8 m*g*v. Se uno non pu=C3=B2 fare a meno di conservare la definizione solita p =3D m*v =C3=A8 indotto ad appiccicare il g alla massa: p =3D m'*v con m' =3Dm*g. Quanto a F=3Dma la cosa =C3=A8 pi=C3=B9 complicata, perch=C3=A9 se F =C3=A8 ortogonale a v =C3=A8 vero che F =3D m'*a, ma se la forza =C3=A8 parallela a v bisogna scrivere F =3D m*g^3*a e la massa relativistica va a farsi benedire. (Questo a livello elementare nessuno lo dice!) In realt=C3=A0 il cavallo di bataglia dei soste itoi della m.r. =C3=A8 un altro: =C3=A8 la famosa relazione E =3D m*c^2, che varrebbe in generale solo scrivendola E =3D m'*c^2. Ma non =C3=A8 affatto cos=C3=AC, e ne ho tratato diffusamente in pi=C3=B9 occasioni. Soprattutto nel Q16. Qui aggiungo un altro argomento, legato al difetto di massa". E' chiaro che la m.r. =C3=A8 incapace di spiegare il difetto di massa. Esempio He-4. E' formato da due protoni e due neutroni. Se si vanno a guardare le masse (di quiete), si trova m(He-4) =3D 2*m(p) + 2*m(n) - 28 MeV/c^2. Ora protoni e neutroni nel nucleo non possono essere fermi (se non altro ce lo dice il pr. d'indet.) quindi la massa totale dovrebe essere mggiore, non minore. Risposta: ma c'=C3=A8 anche un'energia potenziale negativa! Benissimo. Quindi dovremmo introdure il concetto di massa negativa per far tornare i conti? In ogni caso la m.r. qui non serve a niente. La sola cosa che ha senso dire =C3=A8 che la massa *non =C3=A8 additiva*. In un sistema composto la massa totale pu=C3=B2 essere maggiore o minore della somma delle masse dei componenti. Nel caso di sistemi *legati* =C3=A8 minore, e questo =C3=A8 il difetto di massa. Tradotto in energia, =C3=A8 l'energi che ocore cedere al sistema per dividerlo nei suoi componenti, non pi=C3=B9 legati e *fermi*. 2) Massa inerziale e gravitazionale. Non sono mai riuscito ad acerta chi e quando abbia introdutto questa distinzione. Certamente non Newton, che ha una terminologia non ben sistemata, ma conosce una sola massa: quella che figura in F=3Dma e che lui chiama "quantit=C3=A0 di materia". Nel terzo libro dei "Principia" c'=C3=A8 la prop. VI: "Tutti i corpi gravitano verso i singoli pianeti, ed i loro pesi verso un qualunque medesimo pianeta, ad uguali distanze dal centro del pianeta, sono proporzionali alla quantit=C3=A0 di materia contenuta in ciascuno di essi." E' anche intressante seguire la dimostrazione, che non =C3=A8 teorica, ma fa ricorso a fatti sperimentali. Il primo lo immaginate: tutti i corpi sulla Terra cadono con la stessa acelerazione. Qui N. aggiunge il resoconto di suoi esperimnti con pendoli, dove ha verificato che il periodo dipende dalla lunghezza ma non dalla massa. Dice di aver verificato ci=C3=B2 entro l'1/1000. Poi c'=C3=A8 una prova astronomica, basata sui satelliti di Giove. N. osserva che i satelliti girano attorno a Giove in orbite circolari, *come se l'attrazione solare non ci fosse* (questo =C3=A8 il PE, ma N. non lo sapeva :-) ). "... se, ad uguali distanze dal sole, la gravit=C3=A0 aceleratrice di un qualsiasi satellite verso il Sole,fosse maggiore o minore della gravit=C3=A0 acceleratice di Giove vero il Sole, anche soltanto della millesima parte dell'intera gravit=C3=A0, allora la distanza del centro dell'orbita del satelite dal Sole sarebbe maggiore o minore della distanza di Giove dal Sole di 1/2000 dell'intera distanza, ossia di un quinto della distanza del satelite pi=C3=B9 esterno dal centro di Giove, il che, in verit=C3=A0, renderebbe molto sensibile l'eccentricit=C3=A0 dell'orbita. [Qui N. si basa su un 'certo calcolo' di cui non dice niente, e che a mio avviso deve essere sbagliato.] Ma le orbite dei satelliti sono concentriche a Giove ..." Penso sia chiaro il punto. N. non si sogna di parlare di una seconda massa. Il suo teorema =C3=A8 che la forza di gravit=C3=A0 =C3=A8 proporz. alla massa. Punto. La mia spiegazione =C3=A8 storica. Nei "Principia" le leggi della meccanica sono intimamente legate alla meccanica celeste: a lui preme di far vedere che le sue leggi (inclusa quella di gravitazione) spiegano ci=C3=B2 che si osserva in cielo (e in terra: es. maree). Quindi =C3=A8 per lui naturale ragionare cos=C3=AC. E' stato probab. nell'800, quando la meccanica si era molto sviluppata in in certa miura separata dall'astronomia, venendo applicata anche a molti sistemi terrestri, e a molte altre forze, che pu=C3=B2 essere venuto in mente (non so a chi) che "in linea di principio" la legge di gravitazione avrebbe anche potuto essere diversa quanto alla grandezza che caratterizza i vari corpi. Resta per=C3=B2 il fatto che ci sono altri campi della fisica dove la stessa distinzione non =C3=A8 stata fatta. Il pi=C3=B9 evidente =C3=A8 l'elettromagnetismo. Che la sorgente del campo elettrico si chiami "carica elettrica", sta bene. Ma quando si scopr=C3=AC (non tanto presto) che un corpo in moto pu=C3=B2 generare anche un campo magnetico, nessuno (che io sappia) pens=C3=B2 di definire una "carica magnetica". Si verific=C3=B2 immediatamente che il campo m. generato era proporz. alla carica elettrica, e tanto =C3=A8 bastato per usare *una sola* carica. Non vedo nessuna ragione logica per tenere due diversi atteggiamenti in due situazioni del tutto simili. Per quanto mi riguarda non ho dubbi: ragiono allo stesso modo nei due casi, senza "moltiplicare gli enti" quando l'evidenza sperimentale non lo richiede. 3) Massa grav. attiva e passiva. Possiamo appoggiarci di nuovo a N., prop. VII: "La gravit=C3=A0 appartiene a tutti i corpi, ed =C3=A8 proporzionale alla quantit=C3=A0 di materia di ciascuno." Non si pu=C3=B2 dire che si capisca se intende gravit=C3=A0 passiva o attiva, ma dalla dimostrazione risulta chiaro. Riassumo per non stare a copiare tutto. N. dice: abbiamo provato che ogni corpo pesa in prop. alla sua massa. Ma la forza che A risente da B =C3=A8 uguale (terzo principio) a quella che A produce su B, dunque anche quest'ultima =C3=A8 proporz. alla massa di A=2E In terminologia moderna, massa attiva e massa passiva debbono essere proporz. come conseguenza del terrzo principio. Mettiamola in formule. Scrivo F(AB) per la massa che a applica su B, M(A) per la massa grav. *attiva*, m(A) per quella passiva. Abbiamo F(AB) =3D G*M(A)*m(B)/r^2 F(BA) =3D G*M(B)*m(A)/r^2 F(AB) =3D F(BA). Ne segue M(A)*m(B) =3D M(B)*m(A) M(A)/m(A) =3D M(B)/m(B) ovvero M(A) =3D k*m(A) con k costante universale. Potremmo adottare un sistema di unit=C3=A0 in cui le due masse siano dimensionalmente indip. e k sarebbe una costante dimensionata. Oppure possiamo adottare un sistema in cui k=3D1 (n. puro) e allora M(A) =3D m(A), per ogni A. Per fortuna a nessuno =C3=A8 venuto in mente di proporre la prima scelta.=2E. 4) Che cosa dice la RG? Qui vi riservo una sorpresa :-) Mi sono posto il problema diversi anni fa e non l'avevo visto discusso nei testi che conosco (ma sono praticamente certo che da qualche parte si trova ...). Perci=C3=B2 ho fatto il calcolo, in una situazione semplice: - geometria di Schwarzschild 8che onosco suff. bene - caduta radiale, calcolo dell'accelerazione oppure - moto trasversale, calcolo della'ccelerazione in base alla curvatura delle traiettoria. Chi vuole saperne di pi=C3=B9 (ed =C3=A8 in grado di capire i ragionamenti) trova il tutto in http://www.sagredo.eu/temp/peso.pdf Qui vi do solo il risultato. In entrambi i casi, tutto va come se la massa grav. del corpo fosse m*g. Questa =C3=A8 naturalmente la m.g. *passiva*. Non mi sono posto il problema di verificare che anche quella attiva ha lo stesso valore, perch=C3=A9 vedo qualche difficolt=C3=A0 a capire il significato del'affermazione. Quanto alla questione se sia davvero m.g. e non inerziale, in realt=C3=A0 la questione in RG =C3=A8 priva di senso: le "due masse" in RG sono coincidenti negli assiomi. Aggiungo (ricordo) che principio della geodetica *non deve essere* un principio indipendente. Il =C2=A720.6 di "Gravitation" tratta il problema, ma non posso dire che si tratti di una vera dimostrazione. Ci sono sicuramente lavori pi=C3=B9 completi (ricordate che "Gravitation" ormai ha quasi 50 anni ...) ma io non li conosco. Ho finito. Che vi avevo detto? Sono passate le 18 :-( -- Elio FabReceived on Sun May 19 2019 - 18:17:20 CEST
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