Re: la massa gravitazionale di un elettrone diventa infinità?
Il giorno domenica 19 maggio 2019 00:30:02 UTC+2, Giorgio Pastore ha scritto:
> Il 18/05/19 19:42, Giorgio Bibbiani ha scritto:
> ...
>> 2 osservazioni (non per spiegare a te, ovviamente,
>> ma ne approfitto per rinfrescarmi le idee...).
> ...
>
> Non era mia intenzione entrare nel merito della questione ma solo far
> notare a WT che non si trattava (per una volta tanto) di idee personali
> di Buggio ma di punti di vista che, *ed è un affatto*, esistono. Poi uno
> può avere buoni motivi per dissentire ma allora, di fronte a chi usa un
> punto di vista diverso, argomenta se ritiene, o tace, ma non liquida la
> cosa come fantasia di una sola persona. Altrimenti fa disinformazione
> peggio di Buggio (peggio perché WT conosce abbastanza fisica).
Da scarso conoscitore della Fisica ti propongo le seguenti riflessioni: non chiamarla disinformazione, si tratta solo di una proposta (vedi la conclusione), che , mi pare, semplifichi assai.
Mi piacerebbe che tu mi dicessi che cosa non va in quel che scrivo qui di seguito: naturalmente non mi accontenterei di una risposta del tipo: "contraddice quel che sta scritto qui o là.."
Le contraddizioni che rileveresti siano con la logica e con l'osservazione.
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LA MATERIA
La Fisica si occupa della materia.
Un concetto fondamentale in Fisica è quello di massa, misurabile.
Il termine "massa" ha due significati:
- massa inerziale
- massa gravitazionale
Il primo non pone problemi a livello concettuale.
La massa inerziale è la resistenza, la "riluttanza", che oppone un corpo al cambiamento del suo stato di moto, vale a dire a muoversi se inizialmente è fermo ed a fermarsi se è in moto, in generale a variare la propria velocità, laddove il concetto di moto è noto a tutti, come scriveva Newton nei "Principia", essendo a tutti notissimi ("omnibus notissima"), e non bisognosi di definizione, i concetti di spazio, tempo e luogo.
Ciò significa che nell'espressione "massa inerziale" il termine "massa" non indica un'entità, cioè qualcosa di oggettuale, di sostanziale, ma solo una proprietà, un'attitudine ad un comportamento.
Sappiamo però che la riluttanza alla variazione dello stato di moto è diversa a seconda della "massa" del corpo.
In tal senso bisogna dare una definizione di massa, e la definizione che ne viene data nulla aggiunge alla comprensione della cosa.
Massa, si dice oggi, è la "quantità di materia": ma che vuol dire "materia"?
Forse tutti lo sanno, ma nessuno sa definirla, così come tutti sanno cosa vuol dire "Spirito" (magari solo per antitesi, per contrapposizione) ma nessuno sa definirlo.
Il ferro ed il polistirolo espanso sono materia, un decimetro cubo di ferro contiene più materia di un decimetro cubo di polistirolo espanso: i due corpi hanno una diversa massa inerziale, il primo è più riluttante a muoversi del secondo quando viene spinto, e vi fa molto male, a differenza del secondo, se vi cade in testa perché è riluttante a fermarsi nel momento del contatto.
E' importante specificare quale è la "causa" che fa muovere i due cubi.
Se li appoggio su un piano senza attrito, e nel vuoto d'aria, e li spingo, prendo atto della loro diversa riluttanza. La forza applicata è quella del mio dito, o della mia mano, ed è applicata su una faccia di ciascun cubo: con la medesima pressione il cubo di ferro si sposta di meno lungo il piano, ed arriva dopo quello di polistirolo ad un traguardo fissato.
E se invece li faccio cadere sul pavimento tenendoli inizialmente fermi uno acanto all'altro, uno con la mano sinistra, l'altro con la destra?
Essi raggiungeranno insieme il suolo, nello stesso istante (certo bisogna immaginare, come ipotizzato, che non ci sia l'aria, che frena di più il polistirolo)
Quindi in questo caso, con questa causa (la gravità), hanno la stessa inerzia, la stessa riluttanza!
Come mai?
Ragioniamo a livello atomico.
Sia il ferro che il polistirolo sono fatti di atomi, e scavando più a fondo, di nucleoni - protoni e neutroni - e di elettroni (questi ultimi li possiamo qui ignorare, per semplicità, essendo la loro massa quasi duemila volte minore di quella dei nucleoni).
I nucleoni hanno tutti, quasi esattamente, la stessa massa inerziale.
Nel cubo di ferro ce ne sono molti di più che nel cubo di polistirolo espanso.
Se dei piccolissimi folletti, uno per ogni nucleone, spingessero col loro ditino, ciascuno agendo con la stessa forza, i due cubi appoggiati sul ripiano liscio, vedremmo i due dadi spostarsi perfettamente nello stesso modo.
E questo fa la Gravità: essa agisce su ciascun elemento dei due diversi insiemi, ed i due insiemi cadono insieme raggiungendo nello stesso istante il suolo.
Quando io spingevo con le due mani i due cubi, non agivo su tutti i nucleoni dei cubi, ma solo su quelli, o una loro parte, di una loro faccia, di una delle sei superfici affacciate al vuoto, e questi provvedevano poi a spingere, a staffetta o a domino, gli altri, più interni, in modo che l'intero volume ne veniva così coinvolto.
La soluzione del problema sta quindi
[nota del moderatore: il messaggio lo lascio passare, ma se vuoi fare fisica diversa da quella gia' nota sei tenuto a giustificare tutti i passaggi, e qui c'e' un salto logico]
nell'ipotesi di "costituenti ultimi" tutti con la stessa riluttanza alla variazione dello stato di moto, tutti con la stessa massa inerziale.
Se questi fossero i nucleoni avremmo risolto del tutto il problema, ma ci sono anche gli elettroni, che non hanno massa uguale a quella dei nucleoni, e soprattutto c'è il fatto che il nucleone ha una dimensione, che è stata misurata (per l'elettrone invece no, viene sempre trattato come entità puntiforme): ha quindi una struttura ed una composizione, è fatto di altre particelle. Da pochi decenni si parla di "quark", ma nessuno sa cosa siano, se siano a loro volta composti, quanto siano grandi, li si considera addirittura puntiformi, e nulla si dice della loro massa inerziale.
Il nostro ragionamento ci conduce a concludere che i nucleoni, così come gli elettroni, sono composti di particelle tutte uguali e dotate della stessa massa inerziale, e che non sono ulteriormente suddivisibili: i Costituenti Ultimi della cosiddetta "materia".
Per non essere ulteriormente divisibili, nemmeno con l'affilatissima lama della nostra mente, devono essere puntiformi, ma sorge così il grosso problema della realtà fisica dì un ente puntiforme, senza dimensione spaziale.
(segue, se vuoi)
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Luciano Buggio
Received on Sun May 19 2019 - 18:29:08 CEST
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