Vittorio ha scritto:
> Esatto, ha ragione!Mi sono scordato la premessa che le palline possono
> considerarsi puntiformi ...sorry ;)
No guarda, io credo che il problema sia un altro. Te lo spiego piu'
oltre.
> Il dubbio che ora mi nasce � se non c'era un altro metodo per
> risolvere il problema...
> ...
> diciamo le cose fondamentali...mi sembra che l'equazione che mi sono
> trovato per la risoluzione dell'esercizio non era una tra le pi�
> imtuitive...
Non credo che ci siano alternative. Puoi trasformare l'equazione in
vari modi, e infatti io e Mino abbiamo usato variabili diverse, ma
sempre di terzo grado viene.
Probabilmente questa volta il tuo prof ha improvvisato il problema e
non si e' accorto della difficolta'. Capita: "Quandoque dormitat et
bonus Omerus" :-))
> che mi dite a proposito? Magari son io che mi faccio inutilmente
> spaventare da un'equazione che va risolta con delle iterazioni...
No, io capisco il tuo "spavento"...
In realta' per le eq. di terzo grado esistono da 500 anni le formule
risolutive, ma non le sa quasi nessuno. A memoria non le so neppure
io: se proprio mi servissero, me le ricaverei daccapo.
Casomai si potrebbe obiettare al fatto che non si dia agli studenti la
minima indicazione su come si possono affrontare problemi del genere.
Non occorre mica un corso di calcolo numerico: basta qualche semplice
trucco e un po' di pratica.
Le esercitazioni di fisica potrebbero benissimo tocare questi
argomenti.
Vengo ora alla questione che mi preme di piu': le palline puntiformi o
no, e la carica che ci si mette sopra.
Nota bene che anche in questo caso la critica non e' per te, ma per
molti docenti, liceali e purtroppo anche universitari.
Troppo spesso i problemi vengono concepiti come pretesti per far
prendere pratica con leggi e formule, lasciando del tutto da parte le
considerazioni sul senso fisico di quello che si fa.
Se pensi al tuo problema, vedi bene che i dati (lunghezza del filo,
masse e cariche delle palline) servivano solo per essere messi in una
formula e trovare un risultato finale.
Al massimo il docente controllera' che hai usato le unita' giuste, che
non hai fatto casino tra gradi e radianti, e cose del genere; ma non
ti chiede, perche' non se l'e' chiesto lui/lei per primo/a, se quei
dati corrispondano a una situazione realizzabile.
Cosi' facendo pero' si rinuncia a una parte importante
dell'insegnamento della fisica.
Se in un problema dico "trattare le palline come puntiformi" andra'
benissimo per applicare le formule semplici. Ma ci si dovrebbe almeno
porre l'altra domanda: da che cosa dipende se e' davvero lecito
trattarle come puntiformi?
In questo caso, come ti ho gia' detto, occorre che il raggio delle
palline sia suff. piccolo rispetto alla loro distanza, e questo
naturalmente *dipende dai valori nuemrici dei dati*.
Non lo possiamo dire a priori o dalle pure formule.
Poi nasce l'altra questione, piu' complessa: e' ammissibile una
carica di quel valore?
E qui vedi che si crea un conflitto: se la pallina e' piccola, la
carica crea un campo intenso (va come 1/r^2) e potra' essere
impossibile nella realta' fare quell'esperimento.
Se la pallina e' grande non avrai il problema col campo, ma finira'
per non valere l'approssimazione di pallina puntiforme.
Ho detto nel post precedente che in quel problema il conflitto e'
insanabile: fissate lunghezza del filo e masse delle palline, non c'e'
niente da fare.
--
Elio Fabri
Received on Fri Jun 16 2006 - 21:11:48 CEST