Re: Falsificabilita` e Meccanica Quantistica

From: Bhisma <bhisma_at_email.it>
Date: Sun, 28 May 2006 20:05:07 +0200

On Sat, 27 May 2006 23:28:07 +0200, Giorgio Pastore <pastgio_at_units.it>
wrote in message <4478c469$0$36930$4fafbaef_at_reader3.news.tin.it>:

>Giovanni Lagnese wrote:
>> La Meccanica Quantistica, quindi, rispetto a quella che e` stata la fisica
>> fino alla sua (della MQ) introduzione, ha il grosso problema epistemologico
>> di aver introdotto principi che, popperianamente, hanno comportato una
>> "diminuzione" della scientificita`.
>> Siete tutti d'accordo?

>Per niente. Per almeno due motivi:

>1. Per una questione di principio: le idee di Popper sono interessanti
>ma non � Popper che decide cosa � scientifico e cosa no, o quanto.

Mi fa piacere leggere qui una posizione che avevo espresso anch'io.

Agiungo che la domanda di cui sopra ha innescato una discussione
parecchio accesa in ICFmod, per cui riporto qui quanto ho cercato di
mettere a punto in quella sede in due differenti articoli, perch� mi
interesserebbe al solito l'opinione dei fisici forse anche pi� di
quella dei filosofi su questo mio tentativo.
Va sottolineato che la messa a punto che tento di fare non � quella di
un filosofo della scienza e nemmeno quella di uno scienziato, ma
semplicemente quella sufficiente a chi come me che cerca di rendersi
conto di cosa diavolo sia "scienza", in primo luogo per discriminare
tra informazione fuffologica e informazione scientifica, capacit� di
discriminazione che oggi appare quanto mai necessaria.

(Per intendersi, ho letto con molto interesse la vostra discussione
sul "peer reviewing", ma dal punto di vista divulgazionista che
interessa a me, basta sapere che un articolo pubblicato su una rivista
scientifica � assoggettato ad una revisione a cui non � assoggetto
quel che pubblica "Il giornale dei Misteri" :-) e che tanto pi� �
prestigiosa e nota la rivista, tanto pi� la pubblicazione � segno di
attendibilit� dell'articolo)

Articolo 1
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Loris dalla Rosa:
>Certo, ma tra tali esperimenti (riproducibili) e la teoria del Big Bang (non
>riproducibile in laboratorio) che rapporto esiste? *Sicuramente* i primi
>costituiscono una prova indiretta della teoria? E puo' una prova
>sperimentale indiretta (di cio' che non e' direttamente sperimentabile)
>rimpiazzare la prova diretta? Questo il problema che pongo.

Bhisma:
Mah, guarda, senza imbarcarmi in tanti problemi, io mi contento del
concetto larghissimamene accettato dalla comunit� scientifica per cui
una *teoria* scientifica (nel senso tecnico del termine)
� una spiegazione generale che unifica una serie ampia di fenomeni
fisici, ben sostanziata, accettata dalla comunit� scientifica dopo un
processo altamente formalizzato che solitamente ha scartato altre
teorie, spiegazionee che incorpora fatti, leggi fisiche, inferenze
logiche ed ipotesi che hanno resistito alla falsificazione.

(Mi parrebbe abbastanza vicina al concetto dello "zipper" di Davide
Pioggia, questa posizione, se non lo �, poco male, chiarir� lui :-) )

Una teoria scientifica pu� quindi benissimo essere non falsificabile
in senso stretto, perch� sinch� *funziona*, risulta in grado di
accogliere modificandosi nuovi fatti e nuove ipotesi che parrebbero
contraddirla (vedi ad esempio ipotesi degli equilibri punteggiati
nella teoria evoluzionistica).

Ora non so se sia appunto questo il motivo per cui Popper negava
scientificit� alla teoria evoluzionista stessa, (per quanto mi ricordo
Popper ha alcune gravi incomprensioni dell'evoluzionismo, in primis
quelli gravissima di ravvisarvi un senso teleologico) ma, anche
mettendo da parte le sue incompresioni non � che questa sua opinione
sia un gran problema, Popper � solo *un* epistemologo :-)
E non dei pi� quotati nel mondo della scienza fisica, io direi.

Per non parlare del fatto che gli scienziati fisici tendono a prodursi
da s� la propria epistemologia (vedi dibattito tra Hawking e Penrose
su "positivismo" e "realismo" e spesso considerano arretrata rispetto
all'evolvere dei problemi posti dalla fisica l'epistemologia
"filosofica". Vedi sempre Hawking, che dice quasi testualmente: "I
filosofi epistemologi stanno ancora a discutere delle implicazioni
della meccanica quantistica :-) e non si sono resi conto che la fisica
� andata molto avanti".

Con ci� non intendo aprire la consueta polemica fisico\filosofo,
semplicemente far presente che discutere sensatamente i problemi
epistemologici posti dalla fisica contemporanea senza una *solida*
preparazione fisico matematica sia pressoch� impossibile, e che le
risposte date in it.scienza.fisica a problemi sul genere di quello di
cui ci stiamo occupando adesso dai fisici, mi sembrano sempre molto
lucide e convincenti.

Ma, tornando a bomba, non � che io veda tutto questo grande
indebolimento della falsificabilit� nella meccanica quantistica: se
prendiamo il classico "Gatto di Schroedinger", noi non conosciamo gli
stati del gatto durante l'esperimento, per cui parliamo di un gatto
che assume gli stati quantistici di mezzo vivo e mezzo morto, un
quarto vivo e tre quarti morto etc.
Ma alla fine dell'esperimento, il gatto sar� vivo o sar� morto, punto.
Il che mantiene ogni possibilit� di formulare predizioni
falsificabili sulla sopravvivenza del gatto prima dell'esperimento
stesso.

Infatti mi pare che Heisenberg stesso non si preoccupi affatto di
questo problema della falsificabilit� nel suo trattato.
Si occupa invece molto, e giustamente, della sostanziale messa in
crisi del "realismo scientifico", di quella posizione concettuale che
vedeva la possibilit� scientifica di conoscere per via diretta tutta
la realt� fisica "as is", per la quale la meccanica quantistica stessa
rappresenta un serissimo ostacolo.
E' proprio questo il punto che apre quel dibattito cui facevo cenno
prima, e che partendo da Einstein e Bohr si protrae ancora ai giorni
nostri tra posizioni scientifiche positiviste, preoccupate solo di
avere teorie funzionanti ed adeguate, che considerano l'aderenza delle
stesse alla realt� fisica (nei contesti limite in cui la realt� fisica
sembra sottrarsi all'osservazione diretta ed indiretta) e posizioni
realiste che ritengono ancora possibile (non chiedetemi come :-) )
pervenire ad un'aderenza alla realt� fisica stessa.

Per� da questo punto di vista devo dire che trovo perfettamente
convincente la posizione di Valter Moretti che avevo riportato in
questo NG, che mostra come in effetti sia pi� che altro la
disabitudine a ragionare in termini quantistici a suggerire l'idea che
i termini classici abbiano una maggiore aderenza alla realt� fisica di
quelli quantistici.


Articolo 2
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"LordBeotian":
>La parola "scienza" � talvolta associata all'idea di metodo
>rigoroso di elaborate teorie mediante esperimenti (credo che sia
>stato Galileo a lanciare questa idea) ma � anche associata (da
>prima di Galileo) all'idea di una conoscenza ottenuta mediante
>deduzioni rigorose ed al riparo da possibili differenze di
>opinione.

Bhisma:
Il metodo galileiano non elimina certo l'inferenza logica dalla
scienza. Introduce invece il concetto di esperimento e quello - ancor
pi� importante - di analisi quantitativa.
Concetti che non mi paiono minimamente messi in crisi dalla meccanica
quantistica, e tantomeno dall'introduzione massiccia della statistica
che caratterizza molte discipline scientifiche.

Molto semplicemente, oggi nessuna scienza naturale che voglia darsi
come scienza pu� prescindere dal metodo galileiano.

Se poi invece ci si contenta ancora della definizione di "scienza"
dell'epoca del trivio e del quadrivio, allora discipline come la
teologia ne fanno perfettamente a meno, ma son ben pochi oggi coloro
che ancora tentano di sostenere la scientificit� della teologia e
ancor meno coloro che tentano di sostenere che le scienze naturali
debbano in qualche modo tener conto del pensiero teologico.

Resta ancora abbastanza aperto, ovviamente, il problema di discipline
quali la matematica, alla quale diversi scienziati negano lo status di
scienza, in quanto non richiede verifiche sperimentali in relazione a
specifiche ipotesi e teorie, riserbando ad essa il ruolo di una
metodologia formale fondamentale per la scienza, che gioca un ruolo
molto importante nella descrizione di modelli, nell'osservazione,
nella raccolta di misurazioni, nella previsione, nella formulazione di
ipotesi etc.

Non mi sento di dare un mio giudizio sul problema, ma rammento qua per
concludere una citazione di Bertrand Russell, che di matematica se ne
intendeva:

"la matematica � un argomento del quale non sappiamo mai quello di cui
stiamo parliamo n� se quello che diciamo sia giusto." :-)
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Saluti da Bhisma

-- 
... e il pensier libero � la mia f�!
Received on Sun May 28 2006 - 20:05:07 CEST

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