Re: Professione referee (lungo ahime`)
Valter Moretti wrote:
> Ciao, il problema che sollevi � serio,
> mi pare per� che tu stia dando un p� troppa importanza specifica
> ai referee.
...
> Poi � tutta la comunit� scientifica che deve giudicare criticamente
> il lavoro pubblicato.
...
Fin qui concordo in pieno. Il referee controlla che non ci siano cose
madornali e per il resto fa un po' le veci del "lettore quadratico
medio": se qualcosa non � chiara al referee, non lo sar�
probabilmente neanche per il lettore generico.
> Comunque io non conosco altri sistemi che possano filtrare
> i lavori sottoposti ad una rivista. Non posso dire che il peer
> reviewing sia il massimo, ma non conosco altri sistemi.
...
Questo � un leit motiv da sempre. Per� io credo che il sistema stia
facendo acqua da vari punti di vista e non solo in ambito medico.
Uno dei problemi secondo me � che si tratta di un sistema che "scala
male" con l' aumento vertiginoso della produzione (innescata a sua
volta dalla spinta sempre crescente a pubblicare.
Credo anche che alcuni corettivi almeno in via sperimentale si
potrebbero tentare. Come misura parziale, mi sembra che si potrebbe
tornare all' antico: al referee pubblico con nome e cognome. Come c'e'
ancora per alcune riviste: il lavoro viene accettato "sotto la
responsabilit�" di uno scienziato noto, di un membro di una societ�
scientifica, che lo comunica per la pubblicazione...
Non risolver� tutti i problemi ma secondo me ne attenuerebbe due: le
valutazioni troppo facili e la deresponsabilizzazione sull'
accettazione. Confesso che un paio di volte, pressato dalle cose da
fare, non ho svolto il lavoro di referee con il 100% di scrupolo.
Aiutato dal fatto che comunque il nome del referee sarebbe rimasto
anonimo, ho confidato nella maggior cura dell' altro referee.
Se il lavoro fosse stato pubblicato con l' indicazione che era stato
controllato anche da me avrei agito diversamente.
Quelche vantaggio ci sarebbe anche per i lavori praticamente nulli che
vengono accettati solo perch� il nome di uno degli autori � troppo noto
per dire di no.
Questo forse potrebbe limitare anche quelli che io chiamo i pareri
"ideologici" cio� quelle affermazioni apodittiche del tipo "questo
lavoro � interessantissimo ma non va bene su questa rivista", senza
uno straccio di motivazione *razionale*.
Mi � anche chiaro che il metodo dei referee con nome solleverebbe
notevoli problemi di rapporti interpersonali e che comunque si tratta d
i un argomento delicato su cui nessuno ha la ricetta vincente. Per� mi
sembra che se ne parli pi� di quanto non si tentino strade alternative.
Una strada che � stata suggerita per l' editoria on-line ma che
potrebbe forse essere praticata anche su quella tradizionale potrebbe
essre quella di creare, dopo la pubblicazione di un lavoro, una rete di
riferimenti critici che permettano di aggiungere al lavoro anche la
storia della sua "fortuna" nella comunit� di riferimento.
Mi � per� chiaro che una proposta del genere non troverebbe sostenitori
entusiasti in un contesto in cui i costi delle riviste salgono alle
stelle (per motvi che in parte mi continuano a sfuggire).
Giorgio
Received on Tue May 09 2006 - 23:08:38 CEST
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