Re: Traduzione di termini tecnici (era Re: Per Elio Fabri)

From: Peltio <peltio_at_twilight.zone>
Date: Sat, 06 May 2006 13:04:31 GMT

Sar� anche vero che tutto � relativo, ma come la mettiamo con quanto
scritto da Elio Fabri su it.scienza.fisica il giorno 27-04-06?

>> flip-chip
>> packaging (e non package)
>> wire bonding package
> Il primo e l'ultimo non se che cosa significano, quiandi non posso
> proporre una traduzione.

Flip chip letteralmente significa 'piastrina ribaltata' [1]. E' un tipo
di tecnologia costruttiva dei circuiti integrati in cui la piastrina di
silicio ha lo strato con le metallizzazioni rivolto verso il basso del
contenitore. In questo modo i contatti che portano ai piedini, in
realt� delle sferette di materiale saldante, possono essere estesi a
tutta la superficie inferiore del dispositivo, con diversi vantaggi
(pi� piedini, maggior libert� di disposizione e intercalamento di
terminali di massa per schermatura, maggior compattezza, possibilit� di
raffreddamento direttamente della superficie del chip...)

il Wire bonding � invece la tecnologia 'tradizionale', quella in cui si
sparano dei filamenti di oro sulle metalizzazioni e le si collegano
alle piazzole connesse ai terminali sul perimetro dei dispositivo. I
vecchi e cari 'ragnetti neri' che si possono saldare in un circuito
stampato forato.

[1] Anche se oramai il termine chip � entrato nell'uso comune. Parlare
di piastrina pu� confondere, e 'scheggia di silicio' � quasi peggio.

> Quanto a "packaging", prob. dipende dal contesto, ma mi verrebbe di
> dire "confezione"...

Il contesto in questo caso � quello della realizzazione di circuiti
integrati. Il packaging � la fase in cui la piastrina di silicio viene
messa nel suo contenitore. "confezione" e "confezionamento" mi fanno
pensare pi� a un gelato forse anche perch� il termine 'packaging' �
oramai usato tranquillamente anche in italiano.

In altri contesti il termine 'imballaggio' pu� essere usato epr
'packaging'.

>> bornological space
> E ched'e'???

Ah, sono dovuto andare a rivedermelo perch� non me lo ricordavo pi� (e
infatti l'ho erroneamente chiamato bornologicAL invece di bornologic):

   "A locally convex space X is called bornologic if it satisfies
    the condition:
      if a balanced convex set M of X absorbs every bounded set of X,
      then M is a neighbourhood of 0 of X.

    Theorem
    A locally convex space X is bornologic iff every seminorm on X,
    which is bounded on every bounded set, is continuous.

Yosida, "Functional Analysis", 6th Ed., Springer

A matita mi ero segnato sopra bornologic: "Mackey". Non ho pi� ricordi
di dove avessi trovato il riferimento a questi 'spazi di Mackey', per�.
Mi chiedo chi si sia inventato il termine bornologic, se Yosida o
qualcun altro.

>> quark
> Beh scusa, e' ben noto che questo non si puo' tradurre, perche' e' una
> parola inventata...

Ok, esempio infelice : )))
Rilancio con back-scattering, difficilmente tradotto con
retrodiffusione, e in campo matematico con fit, la cui traduzione
'adattamento' pare faccia venire l'orticaria a chi la usa.

>> Al contrario, secondo me sarebbe ora che da qualche parte nel mondo
>> accademico italiano ci si dia una svegliata
> In molti casi basterebbe semplicente aprire il dizionario...

Eh, mi fa piacere sapere di non essere il solo a pensarla cos�.

(proseguo nel quot... riportare le risposte agli altri poste---
interlocutori)

> Si tratta di parola che a uno di lingua madre inglese nonsuonano
> affatto strane, e che qui vengono adottate pedissequamente, spesso
> senza neppure porsi il problema se esista o no un'equivalente
> italiano.
> Io lo vedo dal punto di vista sociologico come un sengo di soggezione
> culturale, dal punto di vista individuale come un segno d'ignoranza:
> punto e basta.

Ma perch� il mondo accademico non fa qualcosa a riguardo? Basterebbe
istituire una base di dati comune alle principali Universit� italiane
per fornire un punto di riferimento a docenti, redattori tecnici,
giornalisti e divulgatori. Non dovrebbe nemmeno costare molto: la
progettazione la si pu� dare come tesi a qualche informatico; un server
e un po' di spazio su disco non credo che manchino in ogni Universit�.
E per la introduzione dei termini, con un po' di pazienza si dovrebbe
riuscire a raggiungere una mole di dati consistente nel giro di qualche
mese, al massimo un paio d'anni. Se poi si coinvolgono le case editrici
di dizionari (a fronte di un riconoscimento tra chi ha contribuito -
per loro sarebbe pubblicit� gratuita presso istituti prestigiosi) si
potrebbero anche ridurre i tempi di un fattore 5 (numero buttato l� a
caso).

> Comunque io farei ancora un'altra distinzione: se mi disturba poco o
> molto, a seconda dei casi, l'eccesso di parole inglesi, non sopporto
> (anche se qualche volta ci casco pure io) la pseudoitalianizzazione,
> tio il "forwardare" che ho ripreso di recente.
> Oppure il "quotare" che quasi tutti usano :-<

cough cough
: )

saluti,
Peltio

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Received on Sat May 06 2006 - 15:04:31 CEST

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