Re: Didattica Fisica all'Universita'

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Sun, 07 May 2006 21:27:52 +0200

Marco ha scritto:
> Quoto quest'ultima parte di Elio Fabri per sottolineare un aspetto
> della riforma 3+2 che non viene evidenziato molto spesso. Mi riferisco
> al disagio che noi studenti proviamo nel sentire che questo
> ordinamento ha ridotto il livello degli insegnamenti (cosa ripetuta da
> praticamente tutti i professori), nonostante molti di noi concedano
> allo studio della fisica praticamente la totalita' del loro tempo.
Secondo me non ha solo ridotto il livello: ha peggiorato la qualita'
dell'insegnamento.
Per es. perche' si e' moltiplicato enormemente il numero di corsi
separati, col conseguente spezzettamento degli argomenti.
Ne segue che un docente, anche a presciendere dal suo valore, si trova
con le mani legate, perche' puo' disporre solo di un modulo poniamo di
9 crediti, non sa bene se e come altri argomenti sono stati o saranno
trattati in altri corsi...

L'intenzione di questo cambiamento secondo me era di facilitare gli
studenti: se uno studente invece di un esame di 1000 pagine ne deve
preparare 4 di 250 pagine avra' la vita piu' facile.
Col che scopri subito un altro aspetto: per la laurea in fisica il
semplice valutare gli esami a numero di pagine suona ridicolo, mentre
in altre lauree di altre facolta' lo e' meno.
Ma la riforma ha preteso di trattare e risolvere *allo stesso modo* il
problema per tutta intera l'universita'.

> Confrontando i programmi del v.o. con i nostri, mi rendo conto che un
> taglio c'e' stato, e' inutile negarlo. Mi chiedo allora, cosa dovremmo
> fare? Vi assicuro che faticare cosi' tanto e sentirsi dire
> (giustamente) che il nostro livello sara' mediocre, e' decisamente
> deprimente.
Qui c'e' da considerare un altro aspetto: con che grado di formazione
arriva oggi lo studente?
Andiamo cosi' a parlare della scuola secondaria, la nostra vera grande
malata.
E qui non c'entrano riforme: e' un processo graduale, cominciato molti
anni fa, di cui i ministri degli ultimi 20 anni portano tutti una
parte di responsabilita'. Ma ne porta di piu' la classe politica nel
suo insieme e l'intera societa', che ha perduto interesse per una
scuola che funzioni.

> Infine ho timore che, nel prossimo futuro, possa avvenire qualche
> altra riforma che riporti il livello dell'universita' a quello di un
> tempo, rendendo gli studenti della mia generazione visti dal mondo del
> lavoro (della ricerca, o quant'altro) come "frutto" di un esperimento
> didattico riuscito male.
Su questo credo che puoi stare tranquillo. Ammesso che qualcosa cambi,
cambiera' con molta lentezza e non a breve o medio termine.

Neo ha scritto:
> Io invece non credo. Teniamo conto che una riforma ci mette parecchio
> tempo. E poi alla fine non conta tanto quanto hai appreso dai tuoi
> studi (non dico che non conti niente) ma la predisposizione a
> apprendere cose nuove a la capacita' di astrazione.
Caro mio, tutte queste capacita' non possono basarsi sul vuoto (o se
preferisci, sulle sabbie mobili).

> Penso che una persona in gamba non verra' condizionata da questa
> riforma. Certo i programmi potrebbero essere struttrati in modo
> diverso.
Invece io penso che siano proprio le perone in gamba a esserne
danneggiate di piu'.
Se non li stimoli, non li obblighi a confrontarsi con difficolta' che
mettano alla prova le loro capacita', se non gli dai spinte e
indicazioni verso attivita' impegnative ... scoprono presto che se la
possono cavare bene con poca fatica e finisce che non tirano fuori
quelloche potrebbero.

> Non si ha il tempo di assimilare la materia che subito si danno gli
> esami. Spesso tante cose le capisci molto tempo dopo che hai dato
> l'esame anche se hai preso 30... BISOGNA avere il tempo per pensarci
> alle cose.. Tutto qui.
Verissimo, ed e' sempre stato vero.
Nessuno di noi aveva capito tutto il giorno che ha preso la laurea :-))
Ma conta moltissimo quanto erano solide le basi.
Ed e' questo che ora manca.

Giorgio Pastore ha scritto:
> Ho capito, mi tocca fare l' avvocato d' ufficio di una riforma che non
> mi piace ma per motivi diversi da quelli che in genere sono portati.
Beh, come sai la difesa e' un diritto inalienabile :-)

> Ecco, secondo me chi fa questi discorsi dovrebbe rendersi meglio conto
> di questa sensazione di cui parli e farsi un esame di coscienza.
> Conosco anch'io tanti laudatores temporis acti che continuano a fare
> questi discorsi presentando una mitica eta' dell' oro ormai perduta a
> causa del peccato originale del 3+2.
Non credo di potermi metere tra il "laudatores", perche' sono sempre
stato assai critico su come funzionava il nostro insegnamento.
Ma credo anche che questa riforma nnabbia affatto risolto i problemi e
ne abbia creato altri.

> Ma di quale eta' dell' oro parlano ? Porc... devo dire che a forza di
> risentire questi discorsi comincio a perdere la pazienza. Che senso ha
> confrontare la lunghezza in linee di un programma di un corso v.o. con
> uno n.o. se non si aggiunge che per laurearsi in fisica col v.o. ci
> volevano piu' di 7.5 anni a fronte di una durata "legale" di 4 ? Se
> non si tiene conto che quello che poteva essere dato per scontato
> dalla scuola superiore di 10-15 anni fa non lo e' piu' oggi ? Se ci si
> dimentica che didattica non vuol dire bulimia di argomenti da mettere
> nei corsi ma costruire un curriculum sensato anche dal punto di vista
> della scala temporale. E che un corso di laurea non si costruisce e
> non si giudica dalla lunghezza della lista degli argomenti.
D'accordo su tutto, pero' la soluzione al problema invece di incidere
sui nodi reali ha solo cercato un rimedio esteriore.
Anche il fatto che oggi un corso di laurea si valuta in base alla
"prolduttivita'", intesa apputno come numero di studenti che si
laureano in corso, dice tutto...
Esiste un modo molto semplice per elevare la produttivita', continuando
a insegnare a schifio: basta dare 30 anche a chi non sa niente...

> La prima domanda dovrebbe essere: che preparazione richiede la societ�
> da un laureato in fisica ? E subito dopo: qual � il modo pi�
> economico per dare questa preparazione ?
E ti pare che esista qualcuno capace di fare questa analisi?
E ti pare che sia stata fatta?

> Se si parte da qui ci si rende conto dei meriti e dei punti deboli
> *veri* della riforma.
>
> Un merito per me importantissimo � proprio quello di aver messo dei
> "piccheti" sui tempi che ha comportato dei picchetti sul "quanto".
Lo sarebbe, se venisse *dopo* quell'analisi di cui sopra.
Invece il procedimento e' stato a testa in giu': un ragazzo deve
arrivare alla laurea in un dato tempo, e un'universita' vale nella
misura in cui realizza questo obiettivo.
Come ci arrivate, che cosa riuscite o volete insegnare, sono affari
vostri: noi (Stato, Ministero...) in questo non possiamo ne' vogliamo
entrare. Si chiama "autonomia"...
Solo che vi daremo soldini in proporzione a come realizzerete quegli
obiettivi.
Fate un po' voi...

> ...
> Il discorso sarebbe lungo. Faccio solo notare che sperimentazioni
> didattiche sarebbero state necessarie anche col v.o. e non c'erano
> state neanche allora, senza che nessuno si tracciasse le vesti....
Beh, non e' proprio cosi', e' peggio...
Se qualcuno, che per es. era particolarmente interessato ai problemi
didattici, provava a sollevare timidamente il problema, la risposta
(sto parlando della "comunita'" dei fisici) era: "esiste la liberta'
d'insegnamento, e non hai il diritto di sindacare l'operato dei
colleghi".
Fine della discussione.
E' con questo grado di maturita' e si sensibilita' al problema
didattico, che e' stata realizzata la riforma.

> Il mio consiglio �: ignora le geremiadi sulla decadenza dei tempi e se
> hai dei dubbi prova a confrontare i programmi attuali con quelli dei
> tuoi coetanei di altri paesi industrializzati o a sentire l' opinione
> di chi � stato fuori con il progetto Erasmus. Poi ne riparliamo.
Questo come consiglio per Marco puo' anche essere saggio.

Pero' se tu hai ragione, sposta solo il problema, nel senso che lo fa
diventare un problema internazionale (quanto internazionale poi? vale
per es. anche per l'India?)
Ci sarebbe poi da discutere sul "mercato del lavoro", ma cosi' ci
allargheremmo forse un po' troppo...
                                       
                                        

-- 
Elio Fabri
Received on Sun May 07 2006 - 21:27:52 CEST

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