Re: Didattica Fisica all'Universita'

From: Giorgio Pastore <pastgio_at_units.it>
Date: Fri, 05 May 2006 00:23:52 +0200

Ho capito, mi tocca fare l' avvocato d' ufficio di una riforma che
non mi piace ma per motivi diversi da quelli che in genere sono portati.

Marco wrote:
... Mi riferisco
> al disagio che noi studenti proviamo nel sentire che questo ordinamento
> ha ridotto il livello degli insegnamenti (cosa ripetuta da praticamente
> tutti i professori), nonostante molti di noi concedano allo studio
> della fisica praticamente la totalita' del loro tempo.
> Confrontando i programmi del v.o. con i nostri, mi rendo conto che un
> taglio c'e' stato, e' inutile negarlo. Mi chiedo allora, cosa dovremmo
> fare? Vi assicuro che faticare cosi' tanto e sentirsi dire
> (giustamente) che il nostro livello sara' mediocre, e' decisamente
> deprimente.

Ecco, secondo me chi fa questi discorsi dovrebbe rendersi meglio conto
di questa sensazione di cui parli e farsi un esame di coscienza.
Conosco anch'io tanti laudatores temporis acti che continuano a fare
questi discorsi presentando una mitica eta' dell' oro ormai perduta a
causa del peccato originale del 3+2.

Ma di quale eta' dell' oro parlano ? Porc... devo dire che a forza di
risentire questi discorsi comincio a perdere la pazienza. Che senso ha
confrontare la lunghezza in linee di un programma di un corso v.o. con
uno n.o. se non si aggiunge che per laurearsi in fisica col v.o. ci
volevano piu' di 7.5 anni a fronte di una durata "legale" di 4 ? Se non
si tiene conto che quello che poteva essere dato per scontato dalla
scuola superiore di 10-15 anni fa non lo e' piu' oggi ? Se ci si
dimentica che didattica non vuol dire bulimia di argomenti da mettere
nei corsi ma costruire un curriculum sensato anche dal punto di vista
della scala temporale. E che un corso di laurea non si costruisce e non
si giudica dalla lunghezza della lista degli argomenti.

La prima domanda dovrebbe essere: che preparazione richiede la societ�
  da un laureato in fisica ? E subito dopo: qual � il modo pi�
economico per dare questa preparazione ?

Se si parte da qui ci si rende conto dei meriti e dei punti deboli
*veri* della riforma.

Un merito per me importantissimo � proprio quello di aver messo dei
"piccheti" sui tempi che ha comportato dei picchetti sul "quanto".

Questo � un vantaggio, non un punto debole. Perch� mai il laureato
italiano v.o. doveva metterci pi� di due anni e mezzo del suo collega
inglese, seguendo dei corsi pi� difficili, per trovarsi su un mercato
del lavoro che non richiedeva pi� di quello che aveva appreso il
collega inglese ? Questa � una cosa che nessuno mi ha ancora spiegato.

Naturalmente non sono tutte rose. Un cambiamento del genere avrebbe
richiesto molte cose che non ci sono state: soldi, concertazione,
sperimentazioni didattiche....

Il discorso sarebbe lungo. Faccio solo notare che sperimentazioni
didattiche sarebbero state necessarie anche col v.o. e non c'erano state
neanche allora, senza che nessuno si tracciasse le vesti....

Il mio consiglio �: ignora le geremiadi sulla decadenza dei tempi e se
hai dei dubbi prova a confrontare i programmi attuali con quelli dei
tuoi coetanei di altri paesi industrializzati o a sentire l' opinione
di chi � stato fuori con il progetto Erasmus. Poi ne riparliamo.

Giorgio
Received on Fri May 05 2006 - 00:23:52 CEST

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