Re: Traduzione di termini tecnici (era Re: Per Elio Fabri)

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Wed, 26 Apr 2006 15:06:33 +0200

"Peltio" <peltio_at_twilight.zone> wrote in message
news:mn.d10f7d646f1bd0ac.41957_at_twilight.zone...

> Io ho a lungo cercato di proporre termini come 'instradatore' per
> 'router' e 'concentratore' per hub. Ma non c'� verso. La pigrizia della
> maggior parte dei traduttori di documenti tecnici (che spesso non sono
> traduttori di professione, ma docenti o studenti con poca passione per
> la lingua) detta legge. E' uno di quei casi in cui una dittatura (come
> quella che vige, dal punto di vista linguistico, in Francia) sarebbe da
> preferirsi ad una democrazia inetta.

Io sono in disaccordo netto con quanto affermato sopra. Non certo per una
sorta di maggiore simpatia verso la "democrazia" rispetto alla "dittutatura"
ma per una questione strettamente pratica: i linguaggi imposti per decreto
non sono linguaggi. A me pare caratteristica specifica dei linguaggi
l'evolvere per convenienza pratica, quindi una certa parola si affermera' o
meno, oppure cadra' in disuso o meno, a seconda che gli utenti riterranno
opportuno utilizzarla o no. Quella che tu sopra chiami pigrizia a me pare
sia semplicemente un sano, opportuno, senso pratico. Da notare che sopra
dici che i traduttori sono spesso "docenti o studenti con poca passione per
la lingua", cioe', direi io, gente che si serve della lingua per questioni
pratiche con poca passione verso le questioni "teoriche" (linguistiche). Ma
le lingue "vere", per come pare a me, hanno una origine pratica, non
teorica.
Esistono delle comunita' che condividono delle esperienze e inventano parole
apposite per descrivere le esperienze comuni. Una nuova parola si afferma
perche' e' comodo descrivere un nuovo concetto tramite essa piuttosto che
tramite un insieme di parole gia' esistenti.
Per come la vedo io, parole come crackpot, post, o anche lol, :-), fanno
parte della lingua italiana "parlata" dalla comunita' virtuale italiana.
Fanno parte della lingua parlata dalla comunita' virtuale in generale (la
quale non ha contorni nazionali ben definiti). In sostanza, degli italiani
che parlano su internet e' normale che usino il linguaggio specifico della
comunita' italiana (cioe' l'italiano), ma e' anche normale che usino il
linguaggio specifico della comunita' virtuale (o quell'abbozzo di linguaggio
virtuale che si e' gia' affermato e che non sappiamo se evolvera' o
meno in un vero e proprio linguaggio compiuto).
Prendiamo l'esempio della parola "post". Io la uso spesso, non saprei come
"tradurla" esattamente in "italiano" (come detto, a mio modo di vedere,
l'italiano parlato su internet prevede l'uso, fra l'altro, della parola
"post"), alle volte, piu' che altro per evitare ripetizioni, uso "messaggio"
al posto di "post", ma so che "messaggio" ha una accezione diversa, il post
e' un messaggio con particolari caratteristiche, anche l' email (ulteriore
esempio di nuova parola) e' un messaggio con caratteristiche specifiche, e
le caratteristiche dell'email sono diverse dalle caratteristiche del post.
A me parrebbe decisamente inopportuno inventare una nuova parola da usare al
posto di "post", un'altra per "email" ecc., sono tutte parole che fanno
parte del bagaglio di tutti gli utenti di internet e sarebbe molto faticoso
doverne imparare delle nuove perche' imposte "per decreto" (di fatto gli
utenti le usano e mi pare che non si senta l'esigenza di "tradurle" al fine
di farsi capire meglio). Stesso discorso per "Branching Ratio"; immagino che
chiunque usi tali parole sapendo cosa vuole dire si sta rivolgendo a persone
che sanno cosa significa "Branching Ratio", quindi non c'e' alcun bisogno di
traduzione, anzi una traduzione risulterebbe deleteria, se uno dicesse
""Rapporto di ramificazione", un ascoltatore probabilmente si chiederebbe
"ma con "Rapporto di ramificazione" stara' intendendo il "Branching Ratio"
"?

Diversa e' la questione dell'uso delle parole specifiche del linguaggio
virtuale al di fuori dell'ambiente virtuale. Ad esempio, parlando con mia
madre non mi sognerei mai di usare la parola "post", e se dovessi farlo
direi qualcosa tipo "messaggio mandato ad uno dei gruppi con i quali
discuto su internet". Sara' poi questione riguardante gli italiani che non
frequentano internet il ritenere opportuno o meno inventare una parola
specifica per esprimere il concetto "messaggio mandato ad un gruppo di
discussione su internet". Tale nuova parola nascera' o meno a seconda che le
interazioni fra utenti e non utenti di internet saranno tali da ritenere la
cosa opportuna (se dovessi usare tre o quattro volte al giorno la parola
"post" parlando con mia madre potremmo ad un certo momento convenire di
riassumere il concetto "messaggio mandato ad uno dei gruppi con i quali
discuto su internet" in un'unica parola, ad esempio "messagnet", oppure,
semplicemente, "post").

Ciao.
-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Wed Apr 26 2006 - 15:06:33 CEST

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