Re: emulsione fotografica

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Thu, 6 Apr 2006 21:50:01 +0200

"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> wrote in message
news:e114tf$1ahb$2_at_newsreader2.mclink.it...

> Bruno Cocciaro ha scritto:
> > Dico la mia su questo punto.
> > Secondo me per "capire" cosa si intende con "frequenza del fotone" e'
> > bene comprendere che quella frequenza e' convenzionale.
> > ...
> OK, c'e liberta' di parola...
> Pero' questa liberta' me la prendo anch'io, e ti dico che mi
> hai portato sulla soglia di perdere la pazienza.
> Mi spiego. Io sto ragionando con uno che evidentemente cerca di
> afferrare alcune idee (non facili) dei fondamenti della m.q.
> Il tuo intervento serve solo a confondergli ulteriormente le idee.

Eh, ma io e' proprio su tale punto che discordo. Secondo il mio parere il
mio intervento serve proprio a chiarire le idee. In sostanza, se uno chiede
"ma cosa sarebbe la frequenza del fotone?", io ritengo che sia meglio
dividere la sua domanda in due parti, proprio perche' dentro a quella
domanda ci sono due questioni, una attinente ai fatti e l'altra attinente
alle convenzioni. Il mio principale intento non era quello di costringere
Angelo a interrogarsi sulla parte convenzionale, quanto quello di
distinguere bene le due questioni. A tale scopo proponevo di cambiare la
domanda e gli proponevo di chiedersi "ma cosa sarebbe il vettore d'onda k?".
Poi, risolta la questione su cosa e' k, se uno insiste e dice "bene, ho
capito cosa sarebbe k, ma io vorrei sapere cosa e' la frequenza" allora,
secondo il mio parere, non ci sono alternative, se non si vuole barare si
deve necessariamente affrontare la questione della convenzionalita'. Questo
perche' la frequenza non e' "scritta" nel fotone ma ce la scriviamo noi,
quindi io non vedo proprio cosa altro ci sarebbe da capire sul concetto di
frequenza se non il capire la procedura che seguiamo nello "scrivere" sul
fotone quel valore che poi chiamiamo frequenza.

> So bene quello che hai in mente, e sai anche quello che ne penso: se
> tu (o altri) foste capaci di scrivere non dico un intero libro di
> elettromagnetismo o di m.q., ma anche solo un capitolo dove si tratta
> delle cose che sono oggetto di questo thread, assumendo coerentemente
> il punto di vista "convenzionalista" che ti sta a cuore, non potrei
> fare obiezioni.
> Ma io questo libro o capitolo non l'ho mai visto e credo che non lo
> vedro' mai.

Veramente non sono sicurissimo di aver capito cosa intendi. Non mi pronuncio
sulla MQ che non conosco, ma di certo tutto l'elettromagnetismo si puo'
trattare (ed e' gia' stato trattato) assumendo coerentemente l'atteggiamento
convenzionalista. Quando non mi ero ancora "convertito" al convenzionalismo
la mia obiezione principale era proprio "ma se cambiano convenzione, poi le
leggi che gia' conosciamo in sincronozzazione standard che caspita
diventano?".
Data una qualsiasi legge della fisica (come detto io non me la sento di
potermi pronunciare sulla MQ, ma AVS, nell'articolo citato sotto, non mi
pare che limitino la loro analisi all'elettromagnetimo) che, in
sincronizzazione standard, assume la seguente forma covariante:
Y = M X
con Y, M e X tensori di ordine qualsiasi, si ha che, in sincronizzazione non
standard, la stessa legge diventa:
Y' = M' X'.
Scelta la sincronizzazione non standard, le trasformazioni che legano Y' a
Y, M' a M e X' a X, sono state esplicitate da Anderson, Vetharaniam e
Stedman in Phys. Rep. 295, 93-180 (1998) a pag 127,
http://mio.discoremoto.virgilio.it/brunodisco/ (non so se anche altri le
hanno esplicitate prima di loro).
Cioe' cambiare sincronizzazione e' come ruotare gli assi. E' proprio questo
fatto, cioe' l'esplicitazione delle trasformazioni suddette, che, a mio modo
di vedere, chiude senza appello la questione della convenzionalita' della
simultaneita'.
Pero', ripeto, non sono sicuro di aver capito cosa volevi intendere. E' un
capitolo del genere che ti auguravi di vedere ?

> Inoltre sai bene quanto me che questo ipotetico libro non
> differirebbe in alcun modo da un libro tradizionale, per quanto
> riguarda tutte le conclusioni osservabili.

Questo e' vero, ma cio' non toglie che sia decisamente utile "allenare
l'occhio" a riconoscere gli enti convenzionali da quelli che non lo sono.
Con cio' non voglio dire che si debba cogliere ogni minima occasione per
"allenare l'occhio" di un qualsiasi studente ad un qualsiasi livello (per
quanto, ritengo di aver imparato proprio da te che in ogni caso non si
dovrebbe mai barare), voglio dire che, a mio modo di vedere, l'utilita' di
tale allenamento non e', ad oggi, sufficientemente riconosciuta. L'utilita'
sta nel fatto che un occhio non allenato potrebbe considerare "conclusione
sperimentalmente osservata" qualcosa che non puo' essere tale perche'
convenzionale. L'interpretazione dell'esperimento di Aspect e' un esempio
tipico. Un occhio non allenato potrebbe dire "le due misure sono
contemporanee, quindi se volessi immaginare che una misura influenza l'altra
dovrei ammettere le interazioni a distanza", un occhio allenato sa che la
proposizione "le due osservazioni, avvenute in luoghi diversi, sono
contemporanee" e' priva di senso fisico, quindi e' portato necessariamente a
chiedersi "ma quale e' la corretta interpretazione fisica dell'esperimento
di Aspect?"

> Elio Fabri

Ciao.
-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Thu Apr 06 2006 - 21:50:01 CEST

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