Angelo ha scritto:
> Vuoi dire che se l'ottica riuscisse a produrre un ideale "punto"
> luminoso, questo impressionerebbe comunque un'area finita addirittura
> pi� grossa dei microcristalli stessi?
Esattamente.
La cosa si puo' verificare osservando un negativo al microscopio.
Per es. la fotografia di una stella, presa con un telescopio in
condizioni in cui ne' diffrazione ne' seeing possono influire sulla
risoluzione (se stai leggendo quegli appunti, dovresti sapere di che
cosa sto parlando).
Al microscopio si vede benissimo che una stella produce annerimento
su una regione parecchio piu' grande dei singoli grani di Ag.
(BTW: non so cone sei capitato su quegli appunti, ma non puoi averli
trovati altro che sul sito di Penco, che ne e' coautore per le
versioni piu' recenti.)
> Interessante. Ma interessante mi pare sia anche un'altra differenza:
> ossia la disposizione a strati dei rivelatori per le tre diverse bande
> spettrali.
Io mi riferivo solo alle emulsioni b/n.
Per il colore le cose si complicano ancora, anche perche' il
trattamento chimico e' piu' complicato.
> Ho letto da qualche parte una tua affermazione: "in meccanica
> quantistica non ha senso parlare del percorso del fotone, nel senso
> che dopol a rivelazione non puoi dire che traiettoria abbia seguito"
> (non ho citato letteralmente). Altrove si dice come la luce viaggi in
> linea retta, ma come in realt� qualunque fascio di luce tenda a
> divergere (sulle lunghe distanze). Ti domando:
>
> 1) la divergenza � solo un limite "tecnologico" o qualcosa di
> intrinsecamente fisico? Io propendo per la prima. Nel senso che almeno
> in linea di principio potrei pensare di realizzare un fascio di luce
> in cui tutti i fotoni viaggino paralleli ad un asse. E' sbagliato?
Si', e' sbagliato.
Il limite e' intrinseco, e si chiama "diffrazione".
Se consideri per es. un fascio laser, esso ha una divergenza
inevitabile, che e' inversamente prop. al diametro del fascio alla
sorgente.
> 2) prescindendo dalla risposta che eventualmente darai alla precedente
> domanda, vorrei che mi aiutassi a capire una cosa. Mentre mi viene
> facile immaginare i fotoni che viaggiano paralleli, non altrettanto
> riesco a figurarmi in che senso si possa affermare che un campo EM si
> propaga in linea retta. Qual � la grandezza fisica che indica la
> direzione di un'onda EM? Puo' tornare utile a tal fine il vettore di
> Poynting?
Puoi anche considerare le superfici d'onda, definite come superfici di
ugual fase.
In un mezzo isotropo, la normale a tali superfici e' la direzione di
propagazione.
Il v. di Poynting rappresenta la direzione in cui viene trasportata
l'energia, che nei casi semplici coincide con la precedente.
> 3) Infine: come avrai notato, quando parlo di fotoni, mi riferisco
> ingenuamente all'idea (sbagliata) della microscopica pallina da
> tennis, ossia faccio ricorso, per mancanza di conoscenze pi�
> approfondite, ad una immagine mutuata dal mondo classico. Lungi da me
> la richiesta di spiegazioni che esulino dalle mie attuali possibilit�,
> vorrei almeno sapere come si concilino il fatto che la luce viaggi in
> linea retta, con l'affermazione che del fotone rivelato non si possa
> dire - conoscendone la sorgente -, quale percorso abbia seguito. In
> altre parole, non ha senso neppure dire che la funzione d'onda
> associata al fotone "viaggia" nello spazio in linea retta?
Domanda tutt'altro che semplice...
Per cominciare, a rigore per i fotoni non si puo' definire una f.
d'onda come si fa per particelle dotate di massa come gli elettroni.
E non mi chiedere di spiegare perche'...
La prop. rettilinea della luce ha senso solo quando e' lecita
l'appross. dell'ottica geometrica, ossia quando la l. d'onda e'
piccola rispetto alla scala degli oggetti presenti (discorso *molto*
impreciso, anzi del tutto errato in certi casi; ma non posso ora
approfondire).
In altre parole, la prop. rettilinea vale quando e' trascurabile la
diffrazione.
Che non si possa dire quale sia (o meglio, che non abbia proprio senso
parlare di) percorso di un fotone, lo si capisce anche in casi
semplici.
Pensa a un grosso telescopio che riceve la luce di una stella e ne
forma una piccolissima immagine sulla lastra foografica che dicevamo
prima.
Cio' vuol dire che tutti i fotoni partiti dalla stella e che
intercettano il telescopio finiscono nello stesso punto della lastra.
Ma credi che si possa dire che un singolo fotone avra' colpito lo
scpecchio in un punto determinato?
Se provi a schermare lo specchio, salvo in una porzione ristretta,
scopri che l'immagine si e' molto deteriorata (la diffrazione e' assai
piu' importante).
Dunque per avere la piena risoluzione e' necessario che il fotone
abbia simultaneamente aperta davanti a se' tutta l'area del
telescopio: il suo percorso e' *indeterminato* (che non vuol dire
"sconosciuto").
--
Elio Fabri
Received on Thu Mar 30 2006 - 21:19:45 CEST