Re: Kurzweil esagera?

From: Tetis <gianmarco100_at_inwind.it>
Date: Thu, 05 Jan 2006 18:29:07 GMT

                    Il 04 Gen 2006, 18:52, "Ale" <_cutbetweenunderscores_theopps75_at_ya_ho_hoo.it>
ha scritto:


> A livello pratico, ogigiorno benche' lavori quotidianamente con strumenti
di
> alta tecnologia e abbia le capacita' ti comprenderne le basi
> tecnico-scientifice, non posso rimanere al passo con tutte le tecnologie
di
> cui faccio uso... ma questo e' solo per mancanza del necessario tempo.
Cio'
> a cui si riferisce nel libro, o che perlomeno ho capito da i brevi passi
che
> ho letto dell'intervista riportata da rnesto nel thread e qualcosa di
> diverso.

Non sono certo di aver capito.
Forse ti riferisci alla differenza che potrebbe esistere fra
un processo di evoluzione tecnologica che avviene in
modo che l'automazione sia limitata alla esecuzione di
progetti umani ed un'evoluzione tecnologica in cui
l'automazione riguarda il livello progettuale? Per fare
un esempio concreto: se sei lettore di le Scienze avrai
certamente incontrato qualcuno degli articoli che parlano
di algoritmi genetici. In breve per chi non ne sa nulla: � un
algoritmo costruisce per tentativi, adattando le soluzioni,
in funzione di un obiettivo da raggiungere, per mezzo di una
selezione meritocratica dei cambiamenti. Questi codici sono
utilizzati nella ottimizzazione di circuiti elettronici e li rendono
pi� efficienti. Alcuni dei chip usati oggigiorno sono stati progettati
con questi sistemi e poi brevettati.

Alla fine dell'ottimizzazione tipicamente succede che si conosce
il cosa ed il perch� del nuovo sistema, ma nessuno tranne le
commissioni preposte alla valutazione del progetto ai fini di
brevetto, � tenuto a sapere il come. Mi sembra che ci siano
due fenomeni: inquietudine da un lato circa le possibili conseguenze
di un processo di astrazione crescente dell'automatizzazione
per il timore che l'uomo perda la percezione del senso di questa
evoluzione. Fiducia dall'altro nella possibilit� di delimitare questo
processo
a campi che lascino comunque un pieno controllo ed una intellegibilit�
umana degli scenari evolutivi, con piuttosto un'ampliamento
della libert� e dell'intellegibilit� piuttosto che una riduzione.

Vari sono gli scenari che � possibile dipingere e non va
sottovalutato il ruolo che le diverse pitture possono avere
nel costruire il futuro. Ad esempio un conto � immaginare
che il passo successivo potrebbe essere l'approvazione automatica
di un progetto costruito da un algoritmo genetico. Dopo
di questo si potrebbe pensare che la complessit�
decisionale delle strategie di un'azienda che produce
computer potrebbe far prendere in considerazione l'uso di sistemi
automatici di valutazione delle linee guida e della finalit� dei nuovi
progetti. Un altro parlare di uno scenario in cui l'effetto delle
maggiori risorse "intellettive" sia quelle umane sia artificiali
possa essere orientato nel senso di un ampliamento delle
potenzialit� di conoscenza e di scelta.

> Mi riferiscio, mi ripeto, non alla praticabilita' del singolo di comprende
> l'evoluzione tecnologica, ma alla non intelligibilit� dell'evoluzione
> tecnologica da parte dell'intelletto umano. Ovviamente cio' rimane
> fantascienza, ma se invece di parlare di previsioni a 30 anni si parlasse
di
> previsioni a qualche secolo, questa idea diventa se non probabile
perlomeno
> plausibile.

Vero, ma, scusa se mi ripeto, � importante pensare con attenzione alla
direzione da dare a questo processo possibile, pi�
che preconizzarlo in modo talvota fantasioso, piuttosto
che subirlo occorre unire la propria intelligenza alle
altre, in modo da trarre un beneficio colletivo piuttosto
che un danno. Del resto la trascendenza delle singole
umanit� � un tema antico, per limitarsi ad un ambito:
gli effetti della trascendenza
dell'umanit� da parte della socialit�, hanno mostrato mille
volti, dai pi� benefici ai pi� terribili, il progresso potrebbe
aiutare a condurre in direzione dell'accordo e dell'armonizzazione
crescente e progressiva fra istanze individuali ed ulteriori,
nel verso della ragione, della libert� e della speranza piuttosto
che della buia sensazione di impotenza.

> Con "In realta' il punto interessante e' che sia possibile il raggiunger
non
> il
> punto in cui alcuni indivudui non comprendano piu' l'evoluzione
tecnologica,
> ma che l#'intelletto umano non ne abbia piu' le capacita' in genere. Direi
> che e' una idea plausibile, forse non cosi' fantascientifica, a cui non
> avevo mai pensato." mi riferivo a questo....

Detto cos� rimane uno scenario neutro, cio�, con un esempio
forse fuori luogo, ma � per comprendere meglio: non � che
oggi sarebbe possibile riscrivere in assembler, a mano,
tutte le macro di tutti i codici prodotti, ma questo non
d� la sensazione di avere perso il controllo
del senso della programmazione di nuovi codici, anzi.
Fino a quarant'anni fa invece l'abilit� di leggere
tanto il linguaggio macchina che l'assembler
erano sinonimo di possibilit� di comprendere.
L'astrazione pu� essere una risorsa.

> Alessandro
>
          

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Received on Thu Jan 05 2006 - 19:29:07 CET

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