"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> wrote in message
news:dok6gq$2gqi$1_at_newsreader2.mclink.it...
> E' infatti ovvio che nell'esperimento come l'ho proposto c'e' *un solo*
> orologio: l'oscilloscopio che misura il ritardo fra i due impulsi
> Quindi non si tratta di una misura "one-way".
> C'e' un percorso chiuso: un impulso vada dall'emettitore, via cavo,
> all'oscilloscopio; l'altro va dall'emettitore al rivelatore (come
> impulso luminoso) e poi via cavo ancora all'oscilloscopio.
> Si confrontano *nello stesso punto* i tempi di arrivo dei due segnali.
> Poi si sposta il rivelatore, e si ripete il confronto.
Ah beh, questa sono certamente d'accordo nel dire che si tratta di una
misura.
L'unica cosa che mi verrebbe da dire e' se sia corretto o meno dire che con
operazioni del genere si misura la "velocita'" della luce. Naturalmente
tutto dipenderebbe dal significato che vorremmo dare alla parola
"velocita'", pero' tale parola a me parrebbe gia' "occupata" dal seguente
significato: rapporto fra la distanza percorsa, d, e l'intervallo di tempo
trascorso, dT. E il dT che compare nella definizione intendiamo che venga
misurato tramite orologi fissi nei punti di partenza e di arrivo una volta
che questi siano stati convenzionalmente sincronizzati. Quindi e' scritto
sostanzialmente dentro la definizione stessa di velocita' il fatto che essa
sia un ente non misurabile in quanto convenzionale.
Cioe' il "tempo di propagazione di un impulso di luce da un LED a un
fotodiodo" e' non misurabile in quanto convenzionale; quel "tempo" e' tanto
quanto noi vogliamo che sia.
Le operazioni da te descritte, quelle che fanno uso di un solo orologio
(l'oscilloscopio), non misurano quel tempo ma sono sostanzialmente una
verifica sperimentale del fatto che il tempo di percorrenza della luce su un
cammino chiuso e' direttamente proporzionale alla lunghezza del cammino
stesso (questa mi pare che si chiami ipotesi L/c, almeno E. Minguzzi
http://it.arxiv.org/PS_cache/gr-qc/pdf/0103/0103049.pdf , alla fine di pag.
2, la chiama cosi').
Dal punto di vista didattico si potrebbe porre il problema:
ma per dare semplicemente una idea di quante volte un fascio di luce fa il
giro di un campo di calcio nel tempo in cui il Sole fa un giro completo e
torna, il giorno dopo, nello stesso punto in cui lo vediamo oggi, dobbiamo
metterci per forza ad affrontare tutte queste storie della convenzionalita'?
Abbiamo dei misuratori di lunghezza, degli orologi, facciamo partire il
fascio di luce e misuriamo il tempo che ci mette per fare un giro!!!
Io sulla questione messa in questi termini sarei d'accordo, pero' direi che
si dovrebbe fare attenzione a non lasciar intendere che abbiamo "misurato"
il tempo che ci mette la luce per andare da una porta all'altra.
> Elio Fabri
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Mon Dec 26 2005 - 14:11:47 CET