Re: Relativita`della contemporaneita`

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Thu, 24 Nov 2005 20:03:38 +0100

Umberto Simone ha scritto:
> Ce lo spiega lei ?
No: devi spremerti un po' le meningi ;-)

> Provo a dare una risposta. Mi pare che in questo esempio non ci sia
> alcun cambio di rif. Io invio un lampo al treno che si muove verso di
> me e faccio calcoli e misurazioni rispetto a ME.
Giusto.
V. anche la risposta a Martino.

> Forse la relativit� entra in gioco solo se c'� un cambio di
> riferimento?
> magari se volessi sapere quando riceve il lampo il macchinsita del
> treno?
Infatti.

Bruno Cocciaro ha scritto:
> Probabilmente immagini come la penso io.
Cosi' come tu immagini come la penso io :-)

> ...
> Tutti coloro i quali si incasinano con le questioni legate alla
> relativita' della contemporaneita' o non sanno, oppure ogni tre parole
> dimenticano, che nel dire "velocita'" o "nell'istante ..." stiamo
> dicendo qualcosa di strettamente legato alla processo di
> sincronizzazione degli orologi. E' per questo che io affronterei tutte
> queste questioni riducendo al minimo l'utilizzo di enti convenzionali
> (e, ove possibile, forse e' sempre possibile, porterei il minimo
> proprio allo zero) cioe' parlerei quasi solo di esiti di misure (e,
> ove possibile, forse sempre, toglierei il quasi).
Con questa posizione il problema che ho posto non si potrebbe neppure
enunciare, a meno di non trasformarlo in un giro parecchio contorto...

Vorresti provarci? ;-)

Martino ha scritto:
> Finalmente avro' una risposta *certa* a questa domanda che mi assilla
> da quando ho cominciato a studiare fisica (cio� da pochi mesi :).
Certa? E chi te lo garantisce? :-))

> A rischio di uno 'scapaccione' di Elio, azzardo una risposta...
Non temere: e' vero che ogni tanto distribuisco metaforici scapaccioni
(che pero' forse bruciano anche quelli ;-) ).
Ma avrai notato che li riservo a coloro che si buttano con sicumera a
dare spiegazioni su cose che non hanno capito...

> Secondo me, mai.
>
> La vedo cosi:
>
> se il lampo parte da O verso A (il treno) a distanza D che avanza
> verso O a velocita' u potro scrivere che *secondo O* il lampo
> raggiungera' A in un tempo t, ma nello stesso tempo A e' avanzato
> verso O di ut, pertanto
>
> t = (D - ut) / c => ct = D - ut => t = d / (c + u)
Perfetto fin qui.
Solo che io non direi "secondo O", ma "nel riferimento di O".
Sembra la stessa cosa, ma toglie il rischio di una certa soggettivita'.
Non e' importante l'esistenza di un osservatore, che puo' essere
sostituito da un'adeguata batteria di strumenti automatici: e'
viceversa importante precisare il sistema di riferimento in cui si
fanno le misure.

> Ora, io non interpreto c+u come somma di velocit�, ma come un
> 'passaggio senza significato fisico'. Pero' mi chiedo: quando posso
> dire che una formula/equazione ha significato fisico?
Vedi, l'espressione "significato fisico" piace molto ai fisici (me
compreso) ma se si dovesse cercare di definirla, sarebbero guai ;-)

Dato che c e u sono velocita', e senza dubbio c+u e' una somma, e'
difficile non indicare c+u come una "somma di velocita'".
Il problema e' che per te "somma di velocita'" e' indissolubilmente
associato all'idea della "composizione delle velocita'", e giustamente
osservi che in questo caso non e' quello che stiamo facendo.
La soluzione (secondo me) sta nell'abrogare l'uso di "somma" come
sinonimo di "composizione".
Anzi io sono piu' radicale, e non amo neppure parlare di
"composizione".

> Mi rimetto alla clemenza della corte
Come vedi, ti e' andata bene :-)))

Ma per eccesso di chiarezza, voglio riscrivere la tua soluzione in
altro modo, perche' forse si capira' meglio come mai qui la somma ci
sta bene, ed e' proprio una somma che bisogna fare.

Indichiamo con t il tempo che intercorre tra l'emissione del lampo e il
suo arrivo al treno.
In questo tempo, il treno ha percorso un tratto vt, mentre il lampo ha
percorso un tratto ct. Questi due tratti (segmenti) *sommati* debbono
dare la distanza iniziale D, ecc.

Cosi' si vede che abbiamo un unico intervallo di tempo (misurato in un
unico rif.) e abbiamo un segmento di lunghezza D (definito in quello
stesso rif.) che consiste di due parti. Le lunghezze di queste due
parti sono date dalla definizione di velocita', e tutte le velocita'
sono misurate nello stesso rif.
In queste condizioni la relativita' non ha niente di nuovo da dire.

Se vi diverte, provate a risolvere quest'altro problema, un po' piu'
complicato.

Una sorgente emette una radiazione monocromatica, di frequenza f, che
incontra uno specchio il quale si muove rispetto alla sorgente con
velocita' v.
Calcolare la frequenza f' della radiazione riflessa, misurata dalla
sorgente.
                                     

-- 
Elio Fabri
Received on Thu Nov 24 2005 - 20:03:38 CET

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