Re: Relativita`della contemporaneita`

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Fri, 25 Nov 2005 23:56:06 +0100

"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> wrote in message
news:dm5320$2dd1$3_at_newsreader1.mclink.it...
> Bruno Cocciaro ha scritto:
> > E' per questo che io affronterei tutte
> > queste questioni riducendo al minimo l'utilizzo di enti convenzionali
> > (e, ove possibile, forse e' sempre possibile, porterei il minimo
> > proprio allo zero) cioe' parlerei quasi solo di esiti di misure (e,
> > ove possibile, forse sempre, toglierei il quasi).
> Con questa posizione il problema che ho posto non si potrebbe neppure
> enunciare, a meno di non trasformarlo in un giro parecchio contorto...
>
> Vorresti provarci? ;-)

Immagino tu ti riferisca al seguente problema:
"Faccio partire un lampo di luce incontro a un treno che arriva verso
di me a velocita' v, e che nel momento in cui parte il lampo dista D
da me: dopo quanto tempo il lampo colpisce il treno? Risposta: t =
D/(c+v)."
Problema per il quale io avrei una serie di obiezioni che immaginerai di
sicuro. Delle varie obiezioni che avrei la principale si riferisce alla
domanda posta per la quale, a rigore, si dovrebbe dire che la risposta
dipende dalla sincronizzazione scelta . So bene che tu nel rispondere "t
=D/(c+v)" sai come si deve intendere la risposta ma, a mio avviso, non e'
per niente detto che lo sappia chi legge.
La seconda obiezione che pongo e' sull'uso della parola "velocita'". Si
potra' dire "Ohhh quanto la fai lunga con questa storia della
convenzionalita' !!!! Lo diciamo una volta per tutte che si sceglie la
sincronizzazione standard poi non dovremo ogni volta stare a ripeterlo.
D'accordo, se proprio vuoi essere cosi' pignolo si potra' anche correggere
in "velocita' v (si ricorda che si e' scelta la sincronizzazione standard)"
ma cosi' facendo ogni discorso diventerebbe illeggibile se ogni tre parole
si dovesse ricordare che si e' scelta la sincronizzazione standard". E io
questa critica la accetterei, ti darei per buono l'uso della parola
"velocita'" senza stare a ricordare niente di sottinteso, pero', per poter
"gareggiare alla pari" tu dovresti concedermi una parola che faccia le veci
della "velocita'" che nella mia ottica non e' utilizzabile.
Che so, potremmo chiamarla "ringhezza": ritardo, per unita' di lunghezza,
rispetto alla luce. Diciamo che un certo corpo C si muove ad una ringhezza
di 5 s/m se un fascio di luce, che parte da A contemporaneamente al corpo C,
arriva in B con un anticipo di (5s/m)*AB rispetto a C. Qua si potra' dire
che la ringhezza non la conosce nessuno, se uno usa la parola ringhezza in
un problema necessariamente deve prima spiegare cosa intende con quella
parola e li' inizierebbe il giro contorto, ma a questo risponderei che un
giro contorto analogo andrebbe associato all'uso delle parola velocita'. Se
uno sa veramente cosa si deve intendere con la parola velocita' allora non
ha alcuna difficolta' a capire che parlare di velocita' (per data
sincronizzazione) o di ringhezza e' la stessa cosa. Se uno invece non lo sa
cosa si dovrebbe intendere con la parola velocita' allora io direi che per
lui quella parola abbia lo stesso valore della parola ringhezza: entrambe
sono parole di cui ignora il significato. Il fatto che l'ascoltatore medio
usi nel linguaggio comune la parola velocita' dandole un significato che lui
immagina essere chiaro (e in realta' noi sappiamo che non e' chiaro affatto
... c'e' voluto Einstein per chiarirlo quel significato) depone, per come la
vedo io, a favore della parola ringhezza: meglio che compaia una parola
della quale e' chiaro che non ne conosciamo il significato piuttosto che una
parola che ci sembra chiara e che, proprio perche' la usiamo secondo il
significato che ci pare chiaro, ci fara' incasinare nei nostri ragionamenti
nei quali una volta si' e una no comprira' in maniera impropria quella
parola.

Beh, dopo questo lungo preambolo, ritenendomi in diritto di poter usare la
parola ringhezza, vado ad esporre il tuo problema alla mia maniera:
faccio partire un fascio di luce F1 incontro a un treno e dopo un intervallo
di tempo T ne faccio partire un altro. Sapendo che F1 colpisce il treno
proprio quando si trova nel punto distante c*T dal punto dove mi trovo io, e
sapendo che il treno si muove verso di me ad una ringhezza r, determinare
l'intervallo di tempo che misura l'orologio fisso sul treno fra la ricezione
dei due fasci.

Avrai notato certamente che ho cambiato domanda. Certo, se avessi dovuto
porre proprio la domanda posta da te avrei dovuto fare un giro di parole. Ma
sarebbe lo stesso giro di parole che dovresti fare anche tu se ti rivolgessi
ad uno che in realta' non lo sa cosa intendi quando dici "dopo quanto tempo
..."

> Elio Fabri

Ciao.
-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Fri Nov 25 2005 - 23:56:06 CET

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