Re: Le tre dimensioni.

From: Aleph <no_spam_at_no_spam.com>
Date: Tue, 15 Nov 2005 12:48:16 +0100

Tetis ha scritto:

...
> > Il P.A. muove unicamente dalla constatazione ovvia, eretta a principio,
> > che le leggi della fisica devono essere compatibili con lo sviluppo della
> > vita, dal momento che la vita esiste.

> E fin qui non posso che arrendermi all'evidenza e concludere
> che nella storia della scienza il principio antropico e' sempre
> stato utilizzato come ovvio principio regolativo. Dando un ruolo
> centrale alle osservazioni dell'uomo.
...

Il Principio Antropico in senso proprio ha una storia piuttosto recente;
fu introdotto ufficialmente da Brandon Carter negli anni '70 e anticipato
nello spirito da Dicke, che us� argomentazioni antropiche per provare a
spiegare la congettura cosmologica sui grandi numeri proposta molti anni
prima da Dirac.
La mia sensazione, avvalorata anche da quanto scrivi dopo, � che tu
confonda il Principio Antropico con la forma di ragionamento, che in
filosofia prende il nome di apagoge.

> Faccio un'altro esempio
> piu' realistico, e tratto dalla storia.

> Newton formula la sua teoria di gravitazione universale.
> Fra le altre cose prevede con grande accuratezza le orbite
> dei planetesimi gioviani, le orbite di molti pianeti sono in
> accordo con la sua teoria, i moti lunari invece sono terribilmente
> difficili da accordare e spiegare con la sola teoria.

> Qualcuno
> invoca il principio antropico mostrando che la luna ed il sistema
> solare newtoniani sarebbero instabili.

E questa non � assolutamente un'applicazione del P.A. ma � soltanto un
esempio di apagoge, ovvero di dimostrazione della falsit� di una premessa
tramite la verifica della falsit� delle sue conseguenze necessarie.

Schematicamente i detrattori di Newton ragionarono cos�:

1) diamo per vera la teoria di Newton;

2) da essa si deduce *necessariamente* l'instabilit� della Luna (e fu
questa la nota dolente);

3) ma la Luna c'� ancora e ci orbita attorno, quindi la teoria di Newton �
sbagliata.
 
Questo modo di argomentare, diffusissimo soprattutto in astrofisica e
cosmologia, ha un carattere molto generale ed � di indubbia utilit�, ma
non ha alcuna relazione diretta con il P.A.

Cosa dice esattamente il P.A.?

Riporto da wikipedia:

"Le tre versioni principali del principio antropico, come enunciate da
Barrow e Tipler (1986), sono:

Principio antropico debole: "I valori osservati di tutte le quantit�
fisiche e cosmologiche non sono equamente probabili ma assumono valori
limitati dal prerequisito che esistono luoghi dove la vita basata sul
carbonio pu� evolvere e dal prerequisito che l'universo sia abbastanza
vecchio da aver gi� permesso ci�."

Principio antropico forte: "L'universo **deve** (gli asterischi sono miei
e sottolineano la reintroduzione esplicita del finalismo in ambito
scientifico N.d.A.) avere quelle propriet� che permettono alla vita di
svilupparsi al suo interno ad un certo punto della sua storia."

Principio antropico ultimo: "**Deve necessariamente** (idem come sopra per
quanto riguarda gli asterischi) svilupparsi una elaborazione intelligente
dell'informazione nell'universo, e una volta apparsa, questa non si
estinguer� mai."

Il fatto che tu confonda l'apagoge con il P.A. credo derivi in ultima
analisi dalla natura delle argomentazioni utilizzate solitamente per
giustificare quest'ultimo (del tipo: "se la forza forte fosse pi� debole
di quanto effettivamente �, allora i nuclei atomici non potrebbero
formarsi" etc. etc.), che possono a prima vista, data la loro natura
ipotetica, ricordare il ragionamento per apagoge, ma sono in realt� del
tutto differenti.
La differenza pi� cospicua sta nel fatto che mentre l'apagoge scientifica
(fammela definire cos�) prende le mosse e si articola sempre e comunque
attorno a dati di realt�, senza incursioni di sorta nel luna park dei
"mondi possibili" (nel tuo esempio la teoria di Newton ha l'ambizione di
descrivere, in parte almeno, la realt� e l'osservazione del moto della
Luna � un evidente dato di realt�), il P.A. ambisce a gettare luce, con
intensit� differenti a seconda della formulazione prescelta, sulla
conoscenza del mondo da un impossibile confronto con una pluralit� di
mondi ipotetici, tra ci� che � e ci� che potrebbe essere, concludendo con
Leibnitz che l'Universo in cui viviamo � "il migliore dei mondi
possibili".

Saluti,
Aleph

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Received on Tue Nov 15 2005 - 12:48:16 CET

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