Re: Le tre dimensioni.

From: Tetis <gianmarco100_at_inwind.it>
Date: Wed, 09 Nov 2005 17:46:22 GMT

                    Il 06 Nov 2005, 19:33, smargiassi_at_ts.infn.it ha scritto:
>
> Tetis wrote:
>
> > di teorie descrittive per ammetterle o scartarle, il principio antropico
> > e' un principio che fa passare una teoria di Kaluza con una quarta
> > dimensione compattificata ed esclude una teoria di
> > Kaluza con una quarta dimensione non compattificata.
>
> Il che si puo' fare senza invocare principi nuovi, epenso che questo
> sia sempre il caso. Il prinipio antropico a me pare quindi
> perfettamente superfluo.

A me sembra che la questione davvero rilevante,
mi permetto di ribadirlo con altre parole, non ha nulla
a che vedere con il principio antropico, che ho citato perche'
fa parte dello sviluppo storico delle idee sulla struttura
fondamentale del cosmo: "esiste una distinzione fra
convenzionalita' ed evidenza entro un sistema assiomatico?"
Se poi vogliamo tornare ancora sul principio antropico la
questione diventa: "quali sono le basi logiche profonde
che rendono vuoto di significato il principio antropico?
Ammesso che esistano".

Ne' da parte tua ne' da parte degli altri che sono intervenuti
ho sentito argomenti cogenti su questo tema, ho sentito una
condanna recisa, che condivido, delle interpretazione piu'
leggere e populistiche di questo principio, e delle sue emanazioni
fideistiche.

Ouando mi chiedo: "siamo in grado di accedere ad una
conoscenza di cio' che non riguarda strettamente la nostra
esistenza?"

Il mio credo di esperienza che fa riferimento alla
fede puo' essere: "certo possiamo avere esperienza
del divino"

Ma il mio credo di esperienza basata sulla cultura
scientifica e' ancora umile e posato su un fondamento
che spero condiviso in un newsgroup scientico:
" possiamo avere esperienza del mondo, il mondo che
esiste vicino e lontano da noi".

 Nella fattispecie ho avviato una discussione
su temi che rientrano a pieno titolo nella tradizione
scientifica. E mi infastidiscono, tanto come infastidiscono
Enrico, sia le conclusioni che procedono per balzi logici,
sia le conclusioni di carattere populista che muovono da
un ambito di buona competenza per propugnare le proprie
credenze facendo leva su un credito ed un'autorevolezza
estranee al tema ed alla credenza specificamente sostenuta.

Tornando alla questione che mi ha spinto a scrivere.
Io parto nella mia riflessione da due evidenze che sono
sotto gli occhi anche di chiunque abbia una
cultura scientifica: esiste un mondo del quale faccio parte,
l'umanita' di cui faccio parte ha costruito un imponente
edificio di conoscenza riguardo a questo mondo, oggi
come in passato l'umanita' e la parte di umanita' sa di
scienza, si pone domande sui confini dell'universo,
come sui limiti della propria possibilita' di azione su questo
mondo, si pone domande su quello che e' di per se, quello che
e' regolabile dalla nostra azione e quello che e' interamente
convenzionale; esistono nella storia della scienza una
lunga serie di ipotesi, ora confermate, ora smentite.

 Ecco un punto di indagine scientifica allora
puo' essere: entro il nostro universo, posta e fatta salva la
nostra esperienza, e' tuttavia possibile immaginare che
esistano dei livelli di struttura, che stanno sotto il livello
accessibile alle nostre tecnologie attuali. Possiamo avere
accesso a questi livelli di esperienza mediante la sola ragione,
o c'e' qualche aspetto nella struttura della nostra ragione che
pone un vincolo in negativo?
 
A me sembra che la storia della scienza sia una continua confutazione
di questa seconda eventualita', ma e' poco tematizzata, occorre
ammetterlo, la questione della stabilita' strutturale dei metodi
deduttivi.

Sul piano strettamente scientifico la questione si pone in termini
molto semplici: e' possibile, e fa parte del progresso della scienza,
avanzare ipotesi sul mondo che sono suggerite dalla ragione e
sull'esperienza, ed ipotesi su fenomeni nuovi che non erano stati
predetti dalla ragione. Allora: cosa differenzia l'azzardo dalla
deduzione? Cosa differenzia un'ipotesi deduttivamente rigorosa e
destinata ad essere verificata o smentita, da un'ipotesi innovativa
e plausibile, ma non rigorosa? Sono temi su cui si puo' giungere ad
una stabilita' strutturale di giudizio serie, non passionale, e senza
lasciarsi trascinare in temi piu' delicati quali le proprie convizioni e
credenze religiose che, secondo la mia umile opinione, possono
essere discusse in altra sede?



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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
Received on Wed Nov 09 2005 - 18:46:22 CET

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