Re: Non mi ricordo

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Mon, 31 Oct 2005 16:20:37 +0100

"Salvatore Venusto" <ToreVenusto_at_fastwebnet.it> wrote in message
news:58u7f.593$hC1.200_at_tornado.fastwebnet.it...

> Salve,
> La lettera � proprio indirizzata a Born:
> "....Sto leggendo fra l'altro i Prolegomeni di Kant e comincio a capire
> l'enorme potere di suggestione che quest'uomo ha avuto e continua ad
avere.
> Per cadere nelle sue mani � sufficiente concedergli l'esistenza di giudizi
> sintetici a priori; per poter essere d'accordo con lui, dovrei attenuare
> questo "a priori" in "convenzionali", ma anche cos� non andrebbe bene nei
> particolari. Tuttavia � delizioso a leggersi, sebbene non sia bello quanto
> il suo predecessore Hume, che fra l'altro era dotato di un istinto molto
pi�
> sano...."
>
> La lettera � stata sicuramente scritta tra il 24 giugno e il 2 agosto del
> 1918, non sono purtroppo in grado di darti una data pi� precisa :la fonte
da
> cui ho tratto queste informazioni ( "Scienza e Vita" carteggio tra
Einstein
> e Born tra il 1916 e 1955, Einaudi Paperbacks n� 44, primi anni 70)
> classifica la suddetta lettera come "senza data", � stato possibile
ottenere
> la collocazione cronologica grazie ai riferimenti che vi si trovano.
>
> Spero di essere stato di qualche utilit�

Eh si', grazie tanto.

Con l'occasione, oltre ai ringraziamenti, provo a postare alcuni dei motivi
per i quali, a mio modo di vedere, tale lettera ha una certa importanza.
E' noto che Einstein lesse per la prima volta la Critica della ragion pura
in eta' compresa fra i 13 e 16 anni su invito del precettore Talmud (che
anni dopo cambio' il suo nome in Talmey) che per alcuni anni frequento' la
casa degli Einstein. Poi, a 18 anni circa, segui' all'universita' di Zurigo
le lezioni di Stadler sulla filosofia kantiana. La lettera in esame risale
ad eta' matura: Einstein ha 39 anni e dice "comincio a capire".
Evidentemente le letture adolescenziali cosi' come gli studi dei primi anni
universitari non avevano lasciato un segno marcato. Si potra' dire che
quegli studi abbiano avuto una influenza eventualmente anche di un certo
rilievo sul giovane Einstein, segnandone in una qualche misura lo sviluppo
(in tali termini si esprime A. Brissoni in "Albet Einstein: relativita'
speciale e dintorni 1889-1905" Gangemi 2004), pero' direi che questa lettera
mostri in maniera abbastanza evidente che fino a prima della lettura dei
Prolegomeni Einstein ancora non se la sentisse di dire di "aver capito"
Kant.

La data e' interessante, in particolare e' interessante il fatto che la
lettura dei Prolegomeni avviene prima del 1922, anno in cui Einstein
partecipa ad un incontro presso la "Societe' francaise de philosophie" su
invito del presidente della Societa', Xavier Leon, e del fisico Paul
Langevin. Dovrebbe essere questo il primo incontro, dopo la prima guerra
mondiale, in cui uno scienziato tedesco riallaccia rapporti ufficiali con
colleghi francesi.
In tale occasione Einstein risponde a Leon Brunschvicg che chiede "quale e',
per i filosofi, la portata della trasformazione operata dalla scoperta del
mondo einsteniano". Einstein apre dicendo che
"Per quanto riguarda la filosofia di Kant, credo che ogni filosofo abbia il
proprio Kant" (A. Pais ""Sottile e' il Signore" Boringhieri (1991), pag 342)
e piu' avanti prosegue con
"Cio' che mi sembra essere la cosa piu' importante nella filosofia di Kant
e' che vi si parla di concetti *a priori* per edificare la scienza. Si
possono opporre due punti di vista, l'apriorismo di Kant, per il quale
taluni concetti preesistono nella nostra coscienza, e il convenzionalismo di
Poincare'. Questi due punti di vista concordano su questo: che, per essere
edificata, la scienza ha bisogno di concetti arbitrari; quanto a stabilire
se questi concetti sono dati *a priori* o sono delle convenzioni arbitrarie,
io non posso dire niente" (A. Genovesi "<<A priori>> e <<a posteriori>> nel
pensiero di Albert Einstein. Osservazioni a margine dei riferimenti kantiani
negli scritti einsteniani", Studi kantiani, X (1977) 115-130, pag125.
Genovesi riporta il seguente riferimento: "Comptes rendus des seances de la
Societe Francaise de Philosophie, seance du 6 avril 1922. La theorie de la
relativite'" in "Bullettin de la Societe' Francaise de Philosophie" XVII,
1922, pp. 101-102).
La cautela di Einstein nel '22 ("io non posso dire niente") sembra cozzare
con quanto lo stesso scriveva a Born nel '18. La cosa viene sottolineata
dallo stesso Genovesi che riporta poi diversi riferimenti in cui Einstein
esprime in maniera piu' esplicita la propria posizione, a cominciare da
successivi interventi fatti sempre durante l'incontro francese del '22.
Scrive ancora Genovesi (pagg. 125-128)
"Sicche' e' significativo che, pur non entrando nel merito della
<<naturalita'>> o <<convenzionalita'>> dell' *a priori*, il fisico tedesco
suggerisca indirettamente il proprio punto di vista replicando ad un
articolato intervento di Emile Meyerson circa i rapporti tra la dottrina di
Mach e la teoria della relativita'. <<Il sistema di Mach - dice Einstein -
studia le relazioni che esistono tra i dati dell'esperienza; l'insieme di
queste relazioni e', per Mach, la scienza. Questo e' un punto di vista
sbagliato; insomma, cio' che fa Mach e' un catalogo e non un sistema. Tanto
Mach fu un buon meccanico quanto fu un riprovevole filosofo. Quest'ottica
limitata sulla scienza lo porto' a rifiutare l'esistenza degli atomi, E'
probabile che, se Mach fosse tuttora vivente, cambierebbe opinione. Tengo
tuttavia a dire che su questo punto, cioe' che i concetti possano cambiare,
io sono completamente d'accordo con Mach>> ["Comptes rendus des seances ..."
in "Bullettin ..." XVII, 1922, pp. 111-112]. Se i <<concetti possono
cambiare>> in virtu' del divieto humiano e dell'insegnamento machiano, e'
evidente che non vi puo' essere un sistema categoriale esaustivo ed
immutabile come quello elaborato con grande fatica dal filosofo di
Konigsberg, il che significa che la dottrina kaniana delle forme pure *a
priori* della sensibilita' e dei concetti puri *a priori* dell'intelletto
e', dal punto di vista einsteniano, inaccettabile non tanto perche'
storicamente datata, quanto perche' teoricamente viziata all'origine.
Cio' che nel 1922 veniva lasciato intendere, verra' perentoriamente
affermato nel 1936, allorche' il fisico tedesco afferma che <<non esistono
categorie definitive nel senso di Kant>> ["Fisica e realta'" in "Pensieri
degli anni difficili" Boringhieri (1990) pag 39, o anche in "Albert
Einstein: Opere scelte" Boringhieri 1988 pag. 530].
Non per questo, tuttavia, si e' autorizzati a concludere ch il Nostro ha
ormai abbandonato ogni riferimento al pensiero kantiano e rifiutato la
prospettiva del <<trascendentale>> elaborata nei *Prolegomeni*. La critica
rivolta all'epistemologia machiana indica, al contrario, che Einstein non
doveva aver dimenticato l'invito di Kant a tener ben ferma la distinzione
tra <<giudizi di esperienza>> e <<giudizi di percezione>>, dal momento che
la nozione di <<sistema>> presuppone non solo un principio direttivo, ma
anche la necessaria e fondamentale assunzione che cio' che noi chiamiamo
mondo esterno, realta', puo' essere, seppur indirettamente, conosciuto
adeguatamente. Cosi', se di Kant sono inaccettabili le premesse, di Hume
devono essere rifiutate le conclusioni, ovvero lo scetticismo e il
probabilismo."

> Saluti,
> S.V.

Cio, grazie ancora e ... poi alla fine mi sono ricordato: ho ripreso
l'articolo di Genovesi per riportare qua quanto Einstein disse nel '22
nell'incontro parigino e ho visto che proprio li' avevo letto della lettera
a Born del '18.

-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Mon Oct 31 2005 - 16:20:37 CET

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