Il 14 Set 2005, 09:56, Federico Zema <Federico.Zema_at_cern.ch> ha scritto:
> On Tue, 13 Sep 2005, Tetis wrote:
>
> > in alcuni casi la particella non fa in tempo a raggiungere la zona in
> > cui domina l'andamento asintotico. Questo perch� i canali di decadimento
> > sono troppi e con tempi caratteristici troppo brevi
>
> Ciao,
> rischio di sembrare (e forse essere) noioso :-)
No nient'affatto. La questione e' intrigante.
> Se parliamo di particell*A*, e non particell*E*, allora dobbiamo dire
> temp*O*, e non temp*I* caratteristici.
Pero' contesto che se fai riferimento ad un evento di rivelazione
di uno stato non puoi confondere la misura con lo stato. Analogamente
se parli di un evento di decadimento non puoi confondere l'esito della
misura con la particella che lo ha generato. Non e' una questione
sciocca, se dici di misurare la polarizzazione di un fotone non puoi
dire che il fotone era nello stato che hai misurato. D'accordo? Mentre
se ricorri agli opportuni concetti statistici sei abilitato a delineare lo
stato. Ora in QFT e per le particelle la questione e' piu' delicata che in
meccanica quantistica ed ondulatoria, perche' lo stesso concetto di
evento e di numero di particelle e' soggetto al giogo della teoria
della misura, e poi c'e' il ruolo delicato del tempo. La parola particella
in relazione agli enti teorici della QFT e' in posizione polivalente.
Fermi in particolare chiamava stati reali gli stati on shell e virtuali
gli stati che non erano on shell, riferendosi alle componenti di Fourier,
ma ovviamente anche la combinazione di stati on shell era reale, mentre
in generale, specie nelle interazioni le particelle intervenivano come
vettori
di uno spazio senza il vincolo dell'equazione d'onda. Per argomentare
sulle osservazioni Fermi ricorreva alla proiezione su stati fisici e
sosteneva che
l'unica nozione operazionalmente rilevante riguardava gli elementi di
matrice
fra stati fisici. Stando a questa posizione, esiste certamente il problema
che
la nozione di stato fisico con riferimento ad una particella Z e'
problematico per via del tempo proprio di decadimento.
> > questo non dipende dalla massa, e non � intrinseco alla struttura del
> > propagatore, dipende dal modo in cui la particella � accoppiata agli
> > altri campi,
>
> C'e' una piccola imprecisione, anche se mi rendo conto che non cambia il
> succo del discorso ... la vita media di una particella dipende anche dalla
> massa; oltre all'accoppiamento, devi considerare lo spazio delle fasi ...
> piu' ne hai disponibile, piu' e' probabile il decadimento.
si' e' corretto.
> Ti sei risposto da solo, e concordo con te! Per vedere la forma della
> risonanza devi misurare (indirettamente) la massa invariante della
> particella, ossia la sua energia nel sistema di riferimento in cui essa e'
> ferma. Quindi il boost, se c'e', lo vedi nello spettro energetico dei
> prodotti di decadimento, o nella distanza percorsa (quando puoi misurarla,
> esempio: mesoni B, con un buon rivelatore di vertice) ma poi lo riassorbi
> quando ti riporti nel sistema di quiete della particella decaduta.
Se non altro pero' la possibilita' di misurare il vertice mi permette di
aggiungere un criterio di selezione e di restringere la larghezza imponendo
una soglia. Andiamo a guardare solo gli eventi di decadimento che originano
oltre una certa distanza dal punto di collisione. No, non ha significato
questo?
Magari risulta tecnicamente difficile o addirittura impossibile nel
riferimento
del laboratorio, ma non e' ugualmente impossibile se parliamo di eventi
di origine astrofisica. Ti pare?
Dal punto di vista teorico questo prevede di andare ad integrare solamente
una porzione dello spazio delle fasi con l'effetto che conta una porzione
del
propagatore e questo porta a prevedere una forma di riga che fino
a prova contraria non e' necessariamente lorentziana. E' corretto questo?
> > Se non cambia � inevitabile che non sia possibile vedere la particella
> > on-shell a meno di avere la fortuna di triggerare un canale di
> > decadimento particolarmente lento.
>
> Allora, sul "canale di decadimento particolarmente lento" non mi pronuncio
> piu' :-)
>
> Ma non capisco cosa c'entra il mass-shell con il boost ... Anzi, al
> solito, non capisco cos'e' il mass-shell ... Se una particella puo'
> decadere, quello che noi chiamiamo massa e' il picco di una Breit-Wigner,
> giusto? E nient'altro! Quando un elettrone e un positrone collidono a 200
> GeV, e producono una coppia di W, osservare un W a 83 GeV e' piu'
> probabile che osservarlo a 90 GeV oppure a 75 GeV, e nient'altro! O
> sbaglio? Cos'e' questo mass-shell?
Provo ad insistere: la Breit-Wigner e' solo una delle predizioni della
teoria:
puoi aumentare il numero di vincoli in modo da tenere conto delle diverse
abilita' tecniche che hai raggiunto e le predizioni dipendono dalle misure
specifiche, ogni misura accresce il contenuto di informazione relativo al
processo e la verifica della validita' della teoria. Senza mai esaurire la
conoscenza. Questo e' un elemento integrante della teoria della misura
gia' dall'interpretazione di Cophenaghen.
> Ciao
> Federico
>
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Received on Wed Sep 14 2005 - 15:14:47 CEST