Unknow ha scritto:
> Dal ragionamento che segue (proposto da un mio amico), sembra che
> l'errore relativo sia completamente privo di significato.
> ...
> Se poi la misura della temperatura dell'acqua in questione, � solo una
> parte di un esperimento, e per conoscere l'errore sul risultato del
> nostro esperimento dobbiamo propagare l'errore relativo della
> temperatura, si capisce che l'errore sul risultato � privo di
> significato.
>
> Come si spiega tutto ci�?
Buona domanda.
E' infatti un ottimo esempio per vedere che non bisogna mai fermarsi a
criteri o definizioni imparate mecanicamente.
Cominciamo col dire che non dovrai "propagare l'errore relativo", ma
solo propagare l'errore.
L'uso dell'errore relativo e' comodo in certi casi, ma non in altri.
Pensa al caso banale di x+y...
Nel caso della temperatura la risposta sta nel fatto che esistono
relazioni fisiche in cui compare solo una variazione di temperatura
(es., tutti i casi in cui si deve calcolare una temperatura di
equilibrio, tipo calorimetro).
Allora e' del tutto indifferente quale temperatura usi, perche' le
differenze sono le stesse.
Poi ci sono altri casi, che forse non hai ancora incontrato, in cui
entra in gioco la temperatura assoluta, per cosi' dire in prima
persona.
Potrei fare infiniti esempi, ma mi piace citarne uno un po' insolito
per il tuo livello di studi: la relazione corrente-tensione in un
diodo a giunzione.
In questo come in tanti altri casi, figura un termine esponenziale
della forma exp(E/kT), dove E e' una qualche energia, k la costante di
Boltzmann, T la temperatura assoluta.
Allora e' chiaro che devi calcolare l'errore di T, mentre la temp.
centigrada non significa niente.
Quindi la risposta e': va visto caso per caso.
------------------------------
Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
------------------------------
Received on Mon Sep 05 2005 - 20:18:19 CEST
This archive was generated by hypermail 2.3.0
: Fri Nov 08 2024 - 05:10:18 CET