Re: Termodinamica

From: Omega <Omega_at_queffe3.net>
Date: Sun, 8 Sep 2019 10:35:42 +0200

Il 07/09/2019 21:58, Elio Fabri ha scritto:
> Soviet_Mario ha scritto:

...

> Vedo che la mia personale posizione è molto diversa da quello che ho
> letto, quindi vorrei esporla sommariamente. Anche se purtroppo la
> sommarietà non si addice a temi come questo.

"La sommarietà non si addice a temi come questo", però subito dopo parli
di "schematizzazione". E che cos'è se non un sinonimo di "sommarietà"?

> Se capisco bene la posizione di Mario (che non è solo sua) al fondo
> c'è una specie di distinzione ontologica tra la "sostanza fisica"
> (altri dicono il "vero significato fisico") e ciò che conosciamo come
> trattazione matematica dei fenomeni fisici, del mondo fisico.
> Per es. Mario la presenta nelle ultime due righe che ho citato: ci
> sarebbe una "natura" e poi, esterna ad essa, la cosa che denomina
> variamente come "astrazione", o "approssimazione", che definisce
> esterna.
>
> Intanto io non userei né l'una né l'altra parola: direi
> "schematizzazione".
> Ma soprattutto la mia posizione è rigorosamente galileiana: l'approccio
> matematico è il solo che ci consente di fare fisica.

No. Prima occorre capire la natura dei fenomeni, *poi* si può usare la
matematica per cercare di 'schematizzare' quello che abbiamo capito, o
meglio per poterlo usare in pratica con tutte le "schematizzazioni"
(ossia sommarietà) che ciò implica. Perciò dico spesso che parliamo di
scienza mentre dovremmo parlare di tecnologia.

> Prima e senza della matematica esiste solo "un aggirarsi vanamente per
> un oscuro laberinto".

L'oscuro laberinto è quando si pretende di schematizzare senza aver
capito. E i suoi bravi errori li ha commessi anche Galileo, che è nato a
Pisa, non nell'Empireo.

> Puoi anche chiamarla esterna, anche se è il solo modo che abbiamo per
> "conoscere" in qualche modo questa "realtà" o "natura" (come
> preferisci).
> Ma il fisico deve e sa istituire delle relazioni, che deve assumere,
> più o meno tacitamente.

Non tacitamente ma solo razionalmente (anche ad alta voce se non teme
l'inquisizione), come suggerì Descartes contemporaneo di Galileo.

...

> Solo qualcosa vorrei aggiungere su come si formano i concetti che poi
> vanno a costituire i nodi da cui pendono i suddetti fili.
> Facciamo proprio l'esempio della temperatura.
> Ne avete discusso ma mi pare abbiate trascurato la complessità del
> rapporto tra osservazione/riflessione/tecnica/esperimento/teoria, che
> è complesso, mai finito, e per di più a elica (piuttosto che a
> spirale, direi).

Concordo che l'elica cilindrica è adeguata come analogia. Perché? Perché
neppure essa arriva da nessuna parte anche se cresce sempre in altezza e
sofisticazione, e finisce per incontrarsi con l'indecidibilità, là dove
l'elica si perde nelle nuvole.

...

> Vi cito solo una frase:
>
> "Come si sa, la bilancia è uno dei più antichi strumenti di misura: se
> ne conoscono esemplari che risalgono forse al quinto millennio avanti
> Cristo. [...] naturalmente non ha alcun senso domandarsi che cosa gli
> inventori della bilancia pensavano di misurare con questa [...]

Cercavano di misurare ciò che percepisce l'essere umano: ossia il peso.
Non percepisce la massa, che è un'astrazione o generalizzazione
("schematizzazione") della fisica, ma il peso. Di qui l'invenzione della
bilancia, che confronta staticamente, quindi non mette in gioco altre
grandezze oltre a quelle della percezione, percezione che fa riferimento
_unicamente_ alla gravità.

> tuttavia non c'è alcun dubbio che l'orefice egiziano sapeva che due
> quantità di oro che si equilibravano erano 'uguali', in un qualche
> senso vago, cioè 'sostituibili', cioè 'equivalenti'.

Equivalenti per peso. L'oro si vende in once (magari avoirdupois per
chiarire il concetto), sebbene invece al carato si dia una definizione
di massa.

E non si tratta di "senso vago" quello dell'orefice egiziano, come dici,
come se noi possedessimo invece verità certe e assolute.

Ω
Received on Sun Sep 08 2019 - 10:35:42 CEST

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