Re: problema di accelerazione

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Fri, 05 Aug 2005 10:56:17 GMT

"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> wrote in message
news:dctnqv$1mrl$2_at_newsreader2.mclink.it...
> Bruno Cocciaro ha scritto:
> > Io vedrei due tipi di problemi:
> > ...
> > 2) anche volendo trascurare l'effetto 1) (ad esempio immaginando che
> > il campo si "accenda" ovunque "contemporanamente", e trascurando il
> > fatto che sarebbe abbastanza arduo dare un significato fisico alle
> > parole "ovunque contemporaneamente") c'e' poi il problema che se il
> > campo e' uniforme, cioe' se testa e piedi seguono la stessa
> > accelerazione (localmente), allora l'astronauta si sentira'
> > "allungare".
> > ...
> Io avrei due tipi di obiezioni:
> a) i campi grav. uniformi non esistono

beh pero' potremmo immaginare una situazione in cui si abbia una superficie
piana sufficientemente estesa uniformemente densa tale da far si' che il
campo in tutta la regione interessata si possa considerare uniforme. Io
pensavo ad una situazionedel genere. Cosi' potrebbe andare no ?

> b) dubito assai che abbia senso trattare il campo grav. come fai,
> nell'ambito della RR.

Ehhh questo lo dubito anche io ... ma sai, finche' non risolvo in qualche
modo i miei problemi con la RG ho il forte timore che faro' casino con tutti
i problemi nei quali compare un campo gravitazionale. E' per questo che
cerco sempre di "cambiare le carte in tavola" in casi del genere: mi metto
in un riferimento inerziale R in cui non si abbia alcun campo gravitazionale
("lontano" da tutte le masse) e considero le palline, o i corpi "rigidi", in
moto accelerato rispetto ad R. Poi spero che in qualche modo il PE
garantisca sul fatto che le carte in tavola le ho cambiate in maniera
corretta.

> > La questione apre problemi sulla corretta interpretazione del
> > principio di equivalenza che al momento a me non risultano
> > chiarissimi.
> Non so quali siano i problemi a cui pensi, ma non potrebbero dipendere
> da quanto ho detto sopra?

Beh, qua risponderei di si'. Che poi e' come dire che i problemi dipendono
dal fatto che non ho ancora capito il nocciolo della RG (che dovrebbe essere
per l'appunto proprio il PE).

Ad ogni modo, provo a portare avanti la mia proposta di soluzione con in
tavola le "carte cambiate" per tentare un chiarimento sui problemi a cui
stavo pensando.
Siamo in RR e abbiamo la solita asta rigida in moto uniformemente accelerato
lungo la direzione dell'asta. Proprio tu qualche tempo fa, rimandandomi al
Rindler, mi hai spiegato cosa si deve intendere con moto uniformemente
accelerato (iperbolico). Di quel moto la cosa che maggiormente mi turbava
era il fatto che il prezzo da pagare affinche' l'asta "non si accorgesse di
niente" (che e' poi il questito originario posto da Sergio) era che
l'accelerazione dell'estremo A dell'asta dovesse essere diversa
dall'accelerazione dell'estremo B (cioe' lungo tutta l'asta deve essere
"distribuita" opportunamente la forza). Volendo immaginare tale moto come
dovuto a delle interazioni fra l'asta e degli agenti distribuiti lungo
l'asse in cui avviene il moto allora e' essenziale che tali agenti non
sbaglino: quando passa l'estremo A devono spingere in un modo, quando passa
l'estremo B devono spingere in modo diverso. Se gli agenti "sbagliassero"
allora l'asta si "accorgerebbe" del fatto che e' in accelerazione.
Gli estremi dell'asta hanno una sorta di patentino di riconoscimento: prima
di spingere gli agenti controllano il patentino.

Passiamo ora al problema con le carte in tavola non cambiate, cioe' al
problema in cui l'asta e' in moto nel campo gravitazionale generato dal
piano uniformemente denso.
Il mio problema e' che in questo caso non riesco proprio ad individuare il
patentino di riconoscimento dei due estremi. D'accordo che l'estremo A si
trovera' in un punto in cui il potenziale gravitazionale e' diverso dal
potenziale gravitazionale in cui si trova l'estremo B, pero'
a) la forza che si sente dovrebbe essere ovunque la stessa (il campo e'
uniforme) (forse e' gia' qua il problema? Campo uniforme non vuol dire che
ovunque la forza sia la stessa?);
b) ponendo che l'interazione campo-estremo X dell'asta non sia ovunque la
stessa, "quando" A arrivera' nella posizione occupata "ora" da B il campo
interagira' con A con la stessa intensita' con cui interagisce ora con B, il
che significa che A (e anche B) interagira' con il campo "dopo" diversamente
da come interagiva "prima". Nel problema con le carte in tavola cambiate era
vero che A e B interagivano in maniera diversa con gli agenti posti lungo
l'asse, pero' A (e anche B) interagiva con gli agenti sempre alla stessa
maniera, o almeno questa era l'impressione che aveva A, o meglio,
l'impressione che avevano gli osservatori che erano nel riferimento
localmente in quiete con A (accelerazione uniforme).

Ho come l'impressione di avvitarmi in evidenti "paradossi" in qualche modo
assimilabili ai "paradossi" temporali che cosi' spesso vediamo trattare qua
da gente che non ha ancora capito la RR, ma cosi e', questa e' la mia
situazione di studente che non ha ancora capito la RG (ho proprio da pochi
giorni trovato un articolo di Bergia che trovo per certi versi illuminante,
diciamo che mi ha fa sentire "meno solo" e quello potrebbe essere forse un
buon punto di partenza. Magari in un prossimo post ne riporto qualche
stralcio).

> Elio Fabri

Ciao.
-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Fri Aug 05 2005 - 12:56:17 CEST

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