"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> ha scritto...
> Eccovi un esempio che ho letto appena ieri:
> "... vivendo il clima dell'arte concettuale e povera, assume il
> dipingere come processo riduttivo, dove la materia vive solo della
> propria energia."
> Chiaramente si tratta di un critico d'arte.
> Me lo spiegate? :-)
Non so, faccine a parte, se la tua richiesta sia seria, ma
assumer� che almeno in parte lo sia. Ovvero, che tu sia
perfettamente in grado di comprendere il testo da te citato,
ma chieda se qualcuno trovi sensato il suo linguaggio e ne
volgia offrire una parafrasi accettabile.
Devo dire che c'� ben di peggio. Il caso del parapsicologo
che parla di "energia psichica" � completamente diverso,
perch� l� si gioca volontariamente sull'ambiguit�, si
pretende di parlare di una "forma di energia" proprio nel
senso in cui lo fa la fisica.
Il critico che tu citi, invece, a mio parere usa "energia" e
"materia" come ha sempre fatto e sempre far� il linguaggio
letterario, senza ambiguit�. Nell'arte e nella musica si
parla correntemente di "energia" intendendo, non una
quantit� che si conserva ecc., ma una qualit� che rende
particolarmente intenso l'impatto percettivo di un colore,
un suono, una parola, un gesto. "Energia" non indica tanto
l'effetto stesso dell'impatto, ma ci� che rende l'elemento
capace di produrlo e che, per lo pi�, non si esaurisce nella
specifica occorrenza dell'elemento stesso.
Cos�, ogni particolare materia, ad esempio un colore ad olio
con una particolare consistenza visiva, o anche un sasso o
una superficie di cemento o di metallo, in un particolare
contesto storico percettivo, possiede agli occhi di un gran
numero di potenziali fruitori una certa energia. L'artista
"povero" cerca di fare esprimere questa energia estrapolando
l'oggetto da un contesto semantico, in cui esso ha un dato
valore simbolico, per lasciar parlare, ai sensi dello
spettatore, il materiale di cui l'oggetto � costituito.
Nella _Recherche_ di Proust c'� un famoso episodio in cui lo
scrittore Bergotte, malato, si trascina per� in un museo per
ammirare un "pesso di muro giallo" in un quadro di Vermeer.
Il maestro olandese, in effetti, � quasi un precursore di
questi elmenti dell'arte contemporanea.
Non sono un critico d'arte, ma non pensi che anche un
discorso come questo abbia un suo senso? Sono sicuro che tu
non immagini che sia utile rivendicare per la scienza la
propriet� esclusiva delle parole che (anche) essa usa.
Paolo Cavallo
Received on Mon Jun 20 2005 - 20:58:06 CEST
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