Re: Fisica vs chimica

From: Franco <englishenglish_at_tin.it>
Date: Mon, 30 May 2005 13:09:45 GMT

"Giorgio Pastore" <pastgio_at_univ.trieste.it> ha scritto nel messaggio
news:d7eq94$qc0$1_at_newsfeed.cineca.it...
cut
> Se mi chiedi se quello di cui mi occupo e' piu' o fisica o piu' chimica
> ti rispondo che non lo so e non mi importa nenche molto.

A mio modesto parere(cose che ho gi� detto in risposta a chi riponeva il
quesito) questo succede perch� la fisica(cose che ho detto tante volte) �
conoscenza "fondante", cio� fonda tutte le altre conoscenze e quindi
discipline.
In questo senso(come ho gi� detto) la chimica diventa una branca della
fisica. Questo solo perch� la fisica indaga i fenomeni in generale e poi ha
"diramato" varie branche in altri settori. In questo senso la chimica � una
branca della fisica.

Quindi, siamo praticamente d'accordo. Solo che tu ti fermi a NON vedere la
differenza(e su questo concordo), mentre io vado oltre e vedo la fisica come
conoscenza fondante, e la chimica come una sua diramazione(ma se parliamo
della fisica e della chimica attuale ovviamente: storicamente le cose come
ben sai non stanno cos�).


> Poi ci sono argomenti che oggi sono esclusivo interesse di una sola delle
> comunita'. E li' la distinzione e' semplice. Ma... e' sempre stato
> cosi' e sara' sempre cosi? La lezione della storia della scienza direbbe
> che anche i confini netti possono variare nel tempo.

Concordo pienamente.
I confini li mettiamo noi(come ben dicevi) per convenzione. E sono confini
che fa anche comodo mettere. A mio parere la cosa importante � "sapere" che
quei confini li mettiamo noi per comodit� di indagine.

Permettimi una divagazione:)
Quante volte la nostra mente si stanca di un certo argomento(pensa alla
lettura) e vuole una pausa? Si prende un altro libro, e si continua a
leggere. Erano stanchi gli occhi o era quell'argomento che "stressava" una
determinata area corticale?

Al nostro cervello serve selezionare le cose, anche per meglio
archiviarle(forse per meglio "richiamare").
Cmq � una divazione lunga, meglio fermarsi qui:)


>> Io ti chiederei: tu davvero pensi che le leggi che regolano i fenomeni
>> fisici esistono solo perch� le vediamo noi?
>

> Secondo me stai confondendo le leggi con i fenomeni. Anche accettando in
> pieno il realismo, trovo difficile pensare che le leggi abbiano esistenza
> indipendente da chi le formula. Attenzione. Sto parlando delle
> affermazioni storicamente determinate sui fenomeni. Non dei fenomeni
> stessi e delle loro regolarita'.

Ma proprio questo � il dilemma, almeno per me:)
Tu giustamente mi dai un avvertimento e mi dici: attenzione a non confondere
leggi e fenomeni.
Come a dire: Franco fa attenzione al fatto che le leggi le "inventiamo noi
come interpretazione dei fenomeni", mentre il fenomeno nella sua essenza cmq
sussiste.
Almeno questo capisco leggendo sopra. In caso contrario mi correggerai:)

Ma � proprio questo il vero problema, per me:)


> Mentre la caduta del sasso e' il fenomeno, *la* legge che esisterebbe
> indipendentemente dal fisico quale sarebbe ?

E qui ribadisci quanto dici sopra, e mi sembra che io ti stia
"interpretando" bene:)


La dinamica di Aristotele,
> quella di Newton, la RG (con o senza termine cosmologico), stringhe ... ?
> E tra 200 anni ? E entro quale precisione sperimentale ?

E qui � come se tu richiamassi la memoria storica per confortare il tuo
dubbio pi� che legittimo.

Io invece non mi sono mai preoccupato del passato per confortare questo
punto di vista che condivido con te.
Se a me avessero insegnato solo la fisica moderna e mi avessero detto che la
abbiamo da quando esiste la civilt�, io cmq avrei quei dubbi di cui sopra.

E' discorso epistemologico ovviamente. Ma che a mio parere non � poi tanto
distante dalla fisica. La fisica ormai � conoscenza fondante. Cio� non se ne
pu� fare a meno per parlare di conoscenza stessa.
Se uno vuole parlare di conoscenza, non pu� ignorare la fisica.

1. Perch� si mette a indagare l'oggetto da conoscere, che � l'universo.
2. Perch� nell'indagare il soggetto che conosce, lo indaga "anche" come
oggetto: Cognitive science, Neuroscienza, philosophy of mind ecc. .

Quindi se io studio l'oggetto, devo occuparmi di fisica(e diramazioni: tra
cui la chimica e il resto)
Se studio il soggetto(e non mi trovo pi� ai tempi di Kant:) devo
preoccuparmi di non dimenticare che quel soggetto � "anche" un oggetto
fisico: neuroscienza.

A questo punto se avvio l'analisi mi accorgo che io "soggetto" indago un
oggetto che sono me stesso. Cos� c'� autoreferenzialit�. Se sposto la
indagine su un altro cervello, la autoreferenzialit� permane, perch�
quell'altro cervello lo studio usando le "mie" percezioni che sono simili a
quelle dell'altro cervello.

Cio� quell'altro cervello io lo posso capire "dal di dentro"(la coscienza)
perch� io stesso sono una coscienza.
Questo non ci permette di uscire dall'autoreferenza, e quindi ci troviamo in
una sorta di circolo vizioso. Un modo diverso per capire che in definitiva
abbiamo un limite conoscitivo.

Ovviamente tutto questo vale se "togliamo i paletti" e allarghiamo
l'indagine. Se invece mettiamo i paletti il discorso di cui sopra ha senso
relativo.

Forse, e concludo, togliere i paletti ci fa avere lo stimolo di andare
avanti nella ricerca.
Ci fa vedere un orizzonte infinito avanti a noi e ci stimola a capire sempre
di pi�.
Infatti quando una cosa la abbiamo capita bene, poi non ci stimola pi� e
smettiamo.

Saluti a te, saluti a tutti:)
Franco

p.s. sono discorsi lunghi, e a volte anche se trattati per ore o per kb o
per pagine e pagine sono "facili" da fraintendere. Ma tanto possiamo
chiarire i nostri punti di vista con calma:)
Received on Mon May 30 2005 - 15:09:45 CEST

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