ReBim ha scritto:
> io non ne sono cos� sicuro.
> facciamo un esempio.
> 1 - definisco genericamente "Filtro" F ogni struttura che ammette un
> ingresso ed una uscita ed � caratterizzato dall'operare una riduzione su
> una grandezza in ingresso I di un fattore R ( 0<R<1 )
> 2 - definisco Filtri in serie quando tutto e solo l'uscita dell'uno
> costituisce ingresso per l'altro.
>
> Sembrerebbe inattaccabile, date le due definizioni precedenti, la
> conseguente affermazione logica che, data una serie di filtri, la
> grandezza in uscita non possa diminuire a seguito dell'atto di togliere un
> filtro dalla serie.
>
> Mi sembra che un polaroid rientri nella definizione di filtro sopra
> riportata, se la grandezza i � l'intensit� di un fascio di luce.
> Mi sembra che tre filtri polaroid ( uno verticale, uno a 45�, e uno
> orizzontale ) possano essere messi in serie, nel senso sopra detto.
>
> Non ostante questo, se tolgo il filtro a 45�, aumento l'intensit�
> complessiva "passante".
>
> Spiegami, se vuoi dedicarmi due minuti, perch� questa logica pu� essere
> definita "non diversa".
Premetto che mi ci vorra' ben piu' di due minuti. Comincio a scrivere
alle 18:20, vedremo quando finisco.
Ma non ti preoccupare: non ti mando fattura :) e se decido di spenderci
del tempo e' perche' mi pare una questione abbastanza profonda, su un
argomento di cui si parla molto poco nei libri di qualunque livello.
Quindi un certa sistemazione mi pare utile.
Ci sono diverse obiezioni che posso fare al tuo ragionamento.
In primo luogo alla frase
> Sembrerebbe inattaccabile, date le due definizioni precedenti, la
> conseguente affermazione logica che ...
Qui mostri a mio parere di fare un uso sbagliato del termine "logica".
Naturalmente la deduzione e' corretta, ma si basa su un ragionamento
che fa uso di una determinata descrizione *matematica* del processo
fisico.
Piu' o meno questo: se ho due filtri in serie, avro' la seguente
situazione:
U1 = R1*I1
U2 = R2*I2
I2 = U1
e combinando queste
U2 = R2*R1*I1.
Dopo di che si passa a considerare tre filtri, ecc.
Tutto vero, come ho gia' detto, ma questa e' matematica, non e' logica.
La base matematica (la matematizzazione del fenomeno fisico) l'hai
imposta dando la definizione di filtro.
Poi userai delle proprieta' della moltiplicazione tra numeri reali, ecc.
Obiezione ancora piu' seria e' da farsi su questo:
> Mi sembra che un polaroid rientri nella definizione di filtro sopra
> riportata, se la grandezza i � l'intensit� di un fascio di luce.
Infatti questo non e' affatto vero, perche' il polaroid non agisce
solo sull'_intensita'_ della luce, ma anche sulla _polarizzazione_.
Infatti se tu usassi al posto del polaroid un comune filtro "neutro"
di quelli che si usa(va)no in fotografia, non avresti alcun problema.
BTW, nella frase che segue hai commesso un lapsus:
> Non ostante questo, se tolgo il filtro a 45�, aumento l'intensit�
> complessiva "passante".
Volevi dire che l'intensita' *diminuisce*.
Nota anche che di polaroid puoi parlare anche nell'ambito della teoria
e.m. classica, senza fotoni, e che il tutto si capisce benissimo
pensando alla polarizzazione e alle diverse direzioni del campo
elettrico dell'onda.
Naturalmente l'aspetto "paradossale" si presenta solo pensando ai
fotoni, perche' allora sembra naturale (logico?) chiedersi come mai,
in un dispositivo che arresta completamente i fotoni, l'inserzione di
un terzo filtro possa ripristinarne una parziale trasmissione.
Ma appunto, la risposta e' che i fotoni possiedono anche uno stato di
polarizzazione, che ha proprieta' fisiche e richiede una struttura
matematica che non sono quelle iscritte nel tuo schema di "filtro".
La logica non c'entra niente.
(Sono le 18:40)
--
Elio Fabri
Received on Tue Nov 01 2011 - 20:58:13 CET
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