Re: I Campi

From: Ponentino <stud.ed2008_at_gmail.com>
Date: Tue, 19 Nov 2019 12:50:36 -0800 (PST)

Il giorno martedì 19 novembre 2019 07:25:02 UTC+1, Giorgio Pastore ha scritto:
> Il 18/11/19 23:41, Ponentino ha scritto:
> >
> > I campi gravitazionale ed elettromagnetico sono i soggetti più importanti dell’universo.
> > Il primo tiene insieme i sistemi planetari e le galassie e il secondo ci portano la luce di stelle e di galassie lontanissime.
>
> Veramente, oggi il campo e.m. da solo non basta. occorre tutta la
> zoologia dei campi del Modello Standard.
> Non è omissione da poco. Anche alla luce delle conclusioni.
>
Ho sempre letto che sono i campi elettromagnetici a veicolare la luce.
Anzi, con tutta la zoologia dei nuovi campi, e dei loro quanti, del Modello Standard

che riempie lo spazio, e che è stata aggiunta dopo i campi elm, dobbiamo chiederci come sia ancora possibile riuscire a vedere le stelle in una notte serena.
> >
> > Breve traccia storica
> .....
>
> Salto, anche se la ricostruzione storica non è particolarmente precisa.
>
> .....
> > Conclusioni:
> >
> >


> > Alcuni autori considerano il campo come un puro formalismo grafico-matematico nel nulla del vuoto. Altri, invece, come una condizione dello spazio, quindi come un ente fisico nello spazio. Tra questi il più chiaro è Eugene Hecht che sottolinea che la questione dei campi nello spazio e delle forze a distanza deve essere ancora approfondita.
> >
> >


> > Infatti se il campo è un ente fisico nello spazio, come è ragionevole ritenere, a questo punto occorre cercare di capire la sua natura fisica e quella dello spazio che con il suo stato da senso logico al campo. Ed è altrettanto necessario cercare di capire in che modo questo ente fisico nello spazio riesca ad esercitare forze su di un altro oggetto distante dall’oggetto sorgente del campo.
> >
> >


> > Nessuno mette in dubbio l’utilità e la semplicità delle equazioni F = m*g e F = q*E, ma l’omettere di discutere, o almeno di accennare, alla condizione fisica dello spazio come senso logico dell’esistenza del campo, sembra una grave lacuna. Perché nel nulla del vuoto non può esistere proprio >>nulla, mentre il campo genera forze fisiche, e altre cose.
> >
>
>
> Insomma, tu, come molti altri, stai rimpiangendo l'assenza di una teoria
> su cosa *sia* un campo, in termini di entità accessibili attraverso
> concetti e descrizioni dell'esperienza quotidiana. Magari mescolati a
> concezioni ingenue dello spazio.
>
> Posso capire il bisogno dal punto di vista psicologico. Ma non ne
> capisco la ragion di essere dal punto di vista di un atteggiamento
> razionale nei confronti della epistemologia. E ancora meno dal punto di
> vista della teoria fisica.
>
> Un atteggiamento razionale dovrebbe partire dal chiedersi per quale
> ragione i fenomeni osservati dovrebbero essere sicuramente riducibili a
> categorie nate per la descrizione ed interpretazione di ben diversa
> fenomenologia. Si dà per scontato e si fa passare sotto soglia un
> riduzionismo concettuale senza neanche avvertire la necessità di
> giustificarlo. Per cui "capire la natura fisica" di un campo dovrebbe
> essere un programma scevro da pregiudizi, mentre invece parlare subito
> dopo di "natura fisica dello spazio che darebbe senso al campo" è un
> pregiudizio.

Per me non è un semplice pregiudizio, ma bensì una condizione necessaria.
Abbiamo visto alcuni degli autori che ho citato che descrivono il campo come:

 “condizione fisica (nello spazio) ” , “ modifica dello spazio” , “qualcosa (nello spazio)”, “nuovo stato di cose nello spazio circostante”.

Bene, non vedo come possa avvenire tutto questo senza uno spazio fisico dotato di proprietà fisiche che può cambiare in funzione dei campi.

Come è un pregiudizio, assimilare vuoto e nulla. Cosa
> peraltro abbastanza lontana rispetto a quanto si trova nella costruzione
> concettuale della fisica contemporanea.
>
Certo, per la fisica contemporanea lo spazio è *qualcosa*.

> Ma il punto più delicato è la contrapposizione tra questa petizione di
> principio circa la "natura fisica" e la fisica come sviluppatasi negli
> ultimi 400 anni.
> Evidentemente la lezione dell' "hypoteses non fingo" newtoniana,
> ancorché le citazioni siano abbondanti, non è stata compresa.

Per Newton affermare * Hypoteses non fingo * è stato un atto di umiltà di fronte ai misteri della natura della forza gravitazionale.

Per la fisica del ‘900, invece, è stato un atto di superbia: ha identificato il formalismo grafico-matematico che interpreta la gravità con la sua spiegazione fisica. O meglio, come abbiamo visto, alcuni autori spacciano la descrizione matematica per la spiegazione fisica.
(Come altri hanno interpretato la descrizione che da la biologia delle cellule viventi con la vita stessa).


>
> La teoria fisica elabora *modelli*. A volte i modelli possono suggerire
> modifiche alle nostre idee sull' ontologia ma lo scopo principale dell'
> elaborazione teorica è la costruzione di modelli che funzionano. Non di
> scoprire l'*essenza* delle cose. E questo atteggiamento *funziona*. Sia
> dal punto di vista pratico, sia da quello di risolvere il problema
> epistemologico: un lento lavoro di elaborazione di modelli ha portato a
> mettere a punto nuove categorie per la descrizione della realtà in
> situazioni molto lontane da quell della nostra esperienza sensoriale.
> E i lavori sono in corso.

D’accordo, ma occorre precisare bene che si tratta di *modelli di funzionamento* e non dell’essenza delle cose.
Received on Tue Nov 19 2019 - 21:50:36 CET

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