Re: Perchè?

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Wed, 16 Feb 2005 21:13:55 +0100

Sul fatto che Joseph K. ha indicato, non si discute.
Sul perche', le mie risposte sono in buona parte diverse.
In modo provocatorio direi: il perche' sta nella fondamentale assenza
dello spirito scientifico dell'educazione di base.

Mi spiego. Che le "grandi domande" siano in un qualche senso le piu'
naturali, siamo d'accordo. Per millenni l'umanita' si e' confrontata
con quelle domande ... e non ha cavato un ragno dal buco.
Le cose sono cambiate quando si e' cominciato a capire che bisognava
partire dal basso: da come cadono i gravi, da come oscilla un
pendolo...

In fondo, la scarsa considerazione di Galieo per Keplero, sebbene in
certa misura ingiustificata (infatti ignoro' anche le cose
scientificamente valide che K. aveva fatto) derivava proprio dal fatto
che G. lo vedeva troppo propenso a cercare risposte a problemi
"profondi", per vie che a lui apparivano "magiche", come il "raggio
vettore" che trascinava i pianeti, come la misteriosa forza che
causava le maree...

Tutta la scienza successiva ha preso la strada di Galileo. Anche se ci
sono state intuizioni profonde e la ricerca (magari inespressa) di
spiegazioni fondamentali, pero' il metodo dei piccoli passi,
di confrontarsi con cio' che era verificabile, e' stato sempre
rispettato.
Pensate a Faraday che giocava con magneti e bobine, a Cavendish che
misurava la forza di gravita' in laboratorio, a Perrin che registrava
pazientemente i moti capricciosi delle sue goccioline di mastice... E
gli esempi sono innumerevoli.

Un'altra ragione per cui tanti s'interessano alla relativita', e'
perche' parla di cose apparentemente semplici: spazio, tempo, luce,
gravita'...

A proposito dell'arcobaleno e del cielo blu, secondo voi che
percentuale dei cittadini italiani (o di qualsiasi altro paese
"sviluppato") ne saprebbero dare una spiegazione seria?
Sono anche piu' cattivo: che percentuale dei laureati in fisica?
Questo per dire che nei fenomeni comuni ci possono essere nascosit
problemi grossi: pensate al colore del cielo e al numero di Avogadro,
ossia le dimensioni degli atomi..
Ma se nessuna scuola ne parla, come fa uno a immaginarselo?

Del resto, l'ho detto appena stamattina ai miei studenti: sembra
banale dire che tutti i corpi cadono con la stessa accelerazione. Poi
arriva un certo Einstein, ci pensa su, e da li' costruisce la RG.
Che cosa impedisce a un professore di liceo di dire questo?
Servirebbe a motivare una maggiore attenzione ai fenomeni piu' semplici.

Ma insisto con la posizione metodologica: le scorciatoie verso i
grandi problemi sono sterili.
Invece siamo sempre li': Simplicio, don Ferrante, il disprezzo per i
"vili meccanici"...
Che ci puo' essere d'interessante nel fatto che una pompa non riesce a
tirare l'acqua oltre 10 metri?
C'e' l'atmosfera, la gravita', le leggi dei gas: tutto un mondo da
esplorare. E sappiamo oggi che da li' bisognava passare per scoprire
gli atomi ecc. ecc.
------------------------------
Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
------------------------------
Received on Wed Feb 16 2005 - 21:13:55 CET

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Mon Feb 10 2025 - 04:23:40 CET