Re: Fisica: cosa "vede" un fisico?

From: Franco <englishenglish_at_tin.it>
Date: Mon, 07 Feb 2005 14:19:25 GMT

Piercarlo ha scritto nel messaggio ...
CUT
>Tra l'altro ci sarebbe pure un controesempio: gli stessi sistemi che
>ebbero successo con LeVerrier andarono a pallino con Mercurio. L�
>non c'era nessun elefante "come avrebbe dovuto esserci". C'era
>qualcos'altro per�... Ed � qui che mi interessa sapere qualcosa di
>come "vedono" i fisici la fisica. Quando si trovano di fronte a qualcosa
>di effettivamente nuovo, come ragionano? Come trasformano il loro
>modo di vedere per "adattarlo" alla visione di una realt� pi� ampia?
CUT

Su come "funziona" la scienza e quindi anche la fisica, se ne sono dette
tante, c'� chi ha parlato di paradigmi, chi di rivoluzioni(ho citato spesso
la seconda riv. scient) etc..

Il modo in cui "ragiona" il fisico quando ha davanti a se una "novit�" � il
modo di ragionare di colui che non ha dogmi. Cio� si fanno esperimenti, si
cercano altri modelli esplicativi, si fa un uso massiccio della matematica.

Sostanzialmente la scienza si fonda sul razionalismo che astraendo dai dati
empirici cerca di "ritornare" al mondo reale interpretandolo con modelli.
I modelli possono essere anche molto astratti, ma solo l'esperimento li
certifica.
Ed � questo il grande passo avanti fatto tra fine Settecento e inizio
Ottocento. Ovvero i modelli apparivano sempre pi� astratti, matematizzati e
lontani dal senso comune, ma erano gli unici che predicevano bene i dati
sperimentali.

Questo processo come tutti sappiamo inizia con Galileo(per molti il vero e
unico epistemologo di tutti i tempi) e si sviluppa sempre di pi� fino ai
giorni nostri.
Bellone per es. parla di un'altra rivoluzione verso la fine del Settecento,
perch� Fourier e Laplace cominciarono ad astrarre in modo "forte" e questo
in certo senso sembrava porli un pochino fuori dal fondamento
galileano(sensate esperienze). Solo che sia Laplace che Fourier spiegarono
bene che la astrazione pur divenendo molto "forte" NON "lasciava" mai il
dato "reale".

Ora, se dobbiamo chiderci cosa sia il reale, come funziona la mente umana
quando crea modelli, etc etc, ebbene, usciamo dal regno della fisica ed
entriamo in un regno meno esplorato e pi� complesso. Cio� dovremmo studiare
come l'uomo conosce. Cio� attuare una sorta di conoscenza della conoscenza.

Dove lo stesso soggetto(prendiamo ad esempio il fisico) viene indagato come
un oggetto. Cio� la fisica � fatta da un soggetto che "interpreta" il suo
ambiente. Si suppone che l'ambiente persista anche senza il soggetto, ma
solo grazie al soggetto si pu� avere una interpretazione dell'oggetto(il
mondo reale: da dove arrivano i dati e dove si fanno gli esperimenti).

In questa dinamica se noi inseriamo il soggetto, finiamo con l'indagarlo
come oggetto che interagisce con altri oggetti.
Questo metodo � mutuato proprio dalla epistemologia che fonda la fisica
stessa. Cio� il cervello viene ad essere indagato come un "pezzo" di
materia.

Non v'� dubbio che questo � un passaggio ulteriore che non compete alla
fisica ma che si fonda sulla fisica. Cio� i fisici giustamente non si
occupano(se non a livello amatoriale) di questo tipo di indagine(la fa la
cognitive science) ma questo tipo di indagine "usa" lo stesso fondamento,
cio� modelli e quindi esperimenti.

E' per questo che tante volte ho detto che la fisica � la conoscenza per
antonomasia, cio� � la conoscenza "fondante". E forse nelle poche righe
sopra ho spiegato anche il perch�.

Noi possiamo conoscere il soggetto guardandolo dal di dentro, e cio�
esplorando noi stessi. Ma quando esploriamo il cervello come oggetto, quando
usiamo la neuroscienza(quindi la biochimica, la chimica etc), allora lo
studiamo come oggetto.

Noi abbiamo la possibilit� di studiare il soggetto sia da dentro che da
fuori.
Questo come si nota richiama in campo il tema della coscienza(ancora non
sappiamo come si possa generare: circuitazione talamo corticale......ma �
difficile capire bene per ora).

Come si nota, in realt� questo tipo di discorsi non � neppure filosofia
della fisica, e cio� "cosa si pensa del mondo reale", ma � proprio il voler
indagare con i potenti mezzi della scienza il soggetto visto come oggetto e
poi capire come fa a costruire i modelli.
Da qui poi capire come fa a costruire il modello con il quale conosce se
stesso. Cio� un gioco degli specchi, una autoreferenzialit� senza soluzione.

Ormai i confini tra discipline sono tanto alti quanto labili. E chi vuole
penetrare un altro campo conoscitivo lo pu� fare agevolmente, proprio perch�
il fondamento epistemologico � comune, cio� � quello della fisica.

Apro una breve parentesi.

Solo capendo cosa � il fondamento epistemologico della fisica(la
matematizzazione del sapere) si riesce a capire le altre
scienze(neuroscienza compresa). Non vado oltre perch� � tema storico e
quindi lungo.

Questo quindi permette al fisico di poter accedere con relativa facilit� ad
altri campi della indagine scientifica.

Non � un caso per es. che Penrose(un matematico che ha ricercato nel campo
della MQ) si sia trovato a suo agio nella analisi della coscienza. O che un
Edelman(Nobel per la Immunologia) per accedere agli studi sulla coscienza,
abbia dovuto fondare il tutto sulla biologia(e cio� sulla fisica). O un
Walter Freeman(grande studioso del bulbo olfattivo e quindi del tema della
coscienza) che si fa aiutare molto dai matematici per le teorie sul
caos(attrattori etc etc).

Questi autori, che sono partiti da diversi ambiti(Penrose � un fisico
matematico, Edelman un biologo) convergono verso le stesse problematiche e
fondano sullo stesso tema. E sono in grado di elaborare anche una buona
philosophy of mind(altro tema molto spinoso).

Quello che vorrei mettere in chiaro e in modo forte � che solo la fisica e
il suo fondamento sono in grado di fondare tutto il sapere di cui tanto si
parla. E questo sapere della fisica � altamente astratto ma parimenti
piantato nel reale(esperimenti).

Come si nota, il tutto rimanda alla faccenda soggetto-oggetto, e a come si
crea questa relazione(tema complesso). I filosofi se ne sono occupati
tantissimo, perch� in sostanza si tratta di sbrogliare tanti nodi logici e
cercare di fondare. Ma � un dato di fatto che ad oggi per fare passi avanti
verso questo sapere, si usa ancora una volta la fisica, e cio� un fondamento
che mantiene sempre i piedi nel reale e evolve il suo livello di astrazione.

Per molti questo tenere i piedi nel reale, � un limite, per altri la
astrazione pu� essere visto come limite opposto(fantasie).

In sostanza a mio parere � proprio questo grande e saggio equilibrio che
tiene tutto in armonia.
Per ora, di "metodi" di indagine migliori non solo non se ne vedono ma non
si riesce neppure ad immaginare una procedura alternativa. Ed � anche per
questo che il fondamento della fisica � convincente e attira a se i
divulgatori.

Sicuramente la maggior parte della divulgazione fa un cattivo servizio alla
fisica. Ma come tutte le cose ha anche il suo piccolo lato positivo,e cio�
fa sapere alla collettivit� che c'� una indagine conoscitiva in corso a cui
moltissimi uomini e donne si dedicano con amore. Da almeno il senso del
progresso, dell'andare avanti.

Possiamo consolarci dicendo che colui che si ferma alla divulgazione non
sente il bisogno di andare oltre. D'altra parte non credo sia cosa normale
che tutti diventino dei fisici o cmq degli scienziati. Probabilmente il
problema � di altra natura, e cio� TOGLIERE questo fasullo sipario tra
cultura umanistica e cultura scientifica.
Ad oggi, questo fasullo sipario NON ha nessun motivo d'esserci. E serve solo
a chi non ha voglia di studiare.

Questo dipende anche dal fatto che la classe dirigente ha sempre pensato di
"usare" lo scienziato e quindi non aveva bisogno (il potente di turno) di
approfondire il sapere scientifico. Eppure la storia della fisica � piena di
uomini che si dedicavano anche al potere oltre che alla scienza(Newton
divenne direttore della Zecca per es.).

In Italia abbiamo il Liceo Scientifico, che a mio parere � il modello ideale
per ogni tipo di cultura di base. Si studia la matematica e il latino, cos�
come l'arte e la fisica. Il paradosso � che pur chiamandosi "liceo
scientifico" in realt� da una preparazione ampia e degna di questo nome.
Mentre la preparazione del classico � troppo incentrata sull'antichit�, cos�
da non avere il tempo per approfondire le tematiche scientifiche.

Dico questo per mostrare che non � una illusione il poter TOGLIERE il
sipario fasullo tra sapere scientifico e sapere umanistico. E' qualcosa che
si pone. Cio� il sipario non esiste per sua essenza ma viene posto dalla
scuola.

Quanto pi� saremo in grado di togliere questo sipario fasullo (cio� di NON
crearlo) tanto pi� avremo migliore divulgazione scientifica(la gente deve
essere informata in qualche modo).

E anche "ai piani alti", ci sar� pi� comprensione.

Io purtroppo, ancora oggi, devo assistere da una parte a quelli che si fanno
chiamare "filosofi" e dall'altra a quelli che si fanno chiamare
"scienziati".
Come se davvero la conoscenza fosse qualcosa di diviso per compartimenti
stagni.

Un conto � la specializzazione, lo studio di un ambito del sapere, altro �
creare falsi steccati. E sono proprio questi steccati che creano
incomunicabilit�. Steccati che non di rado portano a dire: la scienza � una
illusione di sapere(lo dicono quelli che hanno una preparazione umanistica e
non sanno nulla della matematizzazione). Oppure sento dire: la filosofia
sono chiacchiere(e lo dicono coloro che magari si sono fermati alla
filosofia dei Greci e non sanno nulla della filosofia attuale:
epistemologia).


Fortunatamente posso testimoniare che questi steccati negli ultimi venti
anni si sono abbassati e c'� pi� scambio. Ma restano molti timori, legati a
una "forma mentale"(non ho usato il latino di proposito:) che si crea in
giovane et� e che magari certi corsi di laurea alimentano.

Questo a mio parere giustifica(cio� spiega) il tipo di divulgazione
scientifica che abbiamo.

Ovviamente le tematiche sono state solo appena sfiorate(come � d'uso sui ng)
ad altri quindi dire la loro per ampliare i vari punti.

Saluti a tutti
Franco
Received on Mon Feb 07 2005 - 15:19:25 CET

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