Wakinian Tanka ha scritto:
> Ma sarà l'ora :-) di mettersi d'accordo o no?
Non è detto che sia possibile.
Tra l'altro, la problematica non è scientifica, ma metascientifica (o
filosofica, se preferisci).
Poi dovresti anche vedere il contesto, senza contare il grado di
competenza e di profondità di tutti questi "qualcuno".
Non è detto che siano da prendere tutti sul serio.
> A me va bene tutto, basta che si stabilisca una volta per tutte,
> senza fare discorsi circolari o inconcludenti. Se poi una
> definizione non va bene perché incompleta, ci sta, possiamo sempre
> affinarla. Al limite mi può anche star bene di decidere tutti che
> "cos'è il tempo nessuno lo sa", ma in questo caso che si abbia il
> coraggio di dirlo!
Vedi sopra.
Dovresti anche guardare se tutte queste divergenze si traducono o no
in differenze osservabili, misurabili in esperimenti.
Altrimenti potrebbero essere semplicemente diverse interpretazioni,
come quelle che abbondano in m.q.
Certamente il tempo di Newton non è il tempo di Einstein, ma lì le
differenze osservabili ci sono.
Non ignorerai - credo - che ci sono anche due scuole di pensiero su
come interpretare lo spazio-tempo: quella relazionista e quella
sostanzialista.
Ma le due scuole non usano diverse equazioni...
Restando su un livello più primitivo, mi pare che molte controversie
vengano risolte si si assume un atteggiamento storico.
Ho già ricordato che la specie Homo sapiens (non so di altre specie)
sicuramente aveva un concetto di tempo in epoche prescientifiche:
giorni, mesi, anni erano di osservazione comune e vitale.
Ma anche il decorso del tempo dentro questi cicli doveva essere ben
stabilito e legato a fenomeni, esperienze, fatti della vita di tutti i
giorni.
La nascita di vari tipi di orologi (grossolani e imprecisi per gli
standard odierni, ma ampiamente adeguati alle necessità pratiche) è
stata sicuramente spontanea e si sarà ripetuta in più parti del mondo
in modo indipendente.
Prima di arrivare a una riflessione epistemologica (non metafisica) ne
doveva passare di tempo...
Solo con Newton il tempo viene inserito come costituente fondamentale
di una teoria fisica:
"Tempus absolutum verum & Mathematicum, in se & natura sua absqe
relatione ad externum quodvis, aequabiliter fluit, alioqe nomine
dicitur Duratio; [...]"
Quello che Newton non fa è una precisa matematizzazione del tempo. Non
poteva, perché i numeri reali non erano ancora una struttura
matematica ben fondata.
Ma l'uso matematico che Newton fa del tempo è quello di una retta
reale.
Non c'è dubbio che in senso ontologico per Newton il tempo esista
*prima* di qualsiasi misura, come si vede dal seguito:
"relativum apparens & vulgare est sensibilis & externa quaevis
Durationis per motum mensura, (seu accurata seu inaequabilis) qua
vulgus vice veri temporis utitur; ut Hora, Dies, Mensis, Annus."
In sintesi, gli orologi sono affare del volgo :-)
Si potrebbe casomai osservare che nei "Principia" non è chiarito il
rapporto tra il suo tempo assoluto e la Creazione. Ma può darsi che ne
parli in altri scritti che io non conosco.
Anche se ben prima di Einstein quest'ontologia fu messa in
discussione, nessuno che io sappia si sognò mai di proporre una
*teoria fisica* diversa.
Anche queste son cose che andrebbero dette con chiarezza.
Quanto ad Einstein, confesso di non sapere quale fosse la sua visione
filosofica.
Ma da altri esempi ho imparato che la "filosofia" di E. era tutt'altro
che solida, tanto che chi ha voluto ha potuto tirarla di qua e di
lì...
--
Elio Fabri
Received on Sat Dec 21 2019 - 21:25:00 CET