Re: La velocita' della luce e' costante. Perche'?
"<Viper>" <tony37ANTISPAM_at_cheapnet.it> ha scritto nel messaggio
news:FdSKd.7858$fq5.1034_at_news.edisontel.com...
> "Vinnimur" <cmassafra_SPAMYES__at_libero.it> ha scritto nel messaggio
> news:2ZLKd.5504$lB4.147362_at_twister1.libero.it...
> > sia che io ci vada incontro, sia che io fugga dalla luce,
> > questa mi raggiunge sempre a 300000 km/sec. Michleson e Morley lo
> > dimostrarono con un famoso esperimento.
> Beh..non � proprio cos�..L'esperimento di Michelson e Morley NON tentava
> di provare che la velocit� della luce era costante ma solo che si muoveva
> rispetto all'etere..
Ciao, mi sembra tu abbia dimenticato il soggetto,
la terra. Mettiamolo a scanso di confusioni:
" ...ma solo che la terra si muoveva rispetto all'etere ".
O forse intendevi un' altra cosa che non ho capito.
> Michelson e Morley pensavano di misurare con estrema
> precisione il moto della Terra..Ma fallirono..Perch� usarono
> la luce..
scusa, ma se al posto della luce usavano un' altra
cosa il risultato era diverso? :-)
> Ed � proprio da questo fallimento che Einstein ipotizz�
> che luce doveva essere una costante indipendente dal moto..
>E ci costru� tutta la sua teoria..!!
vorrei precisare: il PR non implica l'esistenza di
una velocit� assoluta di valore finito; e infatti la teoria
newtoniana obbedisce al PR ma non ammette una
velocit� assoluta finita (infinita s�, ma non c'entra col
nostro discorso). Lo stesso vale per l'elettrodinamica
di Ritz, che da un lato rispetta il PR e spiega cos� il
risultato negativo di Michelson-Morley, ma dall'altro
prevede che la velocit� della luce si trasformi secondo
la vecchia legge di Galileo.
Puoi invece dedurre l'assolutezza della velocit� della luce
dal PR solo se introduci un altro ingrediente:
se per esempio postuli le equazioni di Maxwell, allora il
PR ti porta dritto a concludere che la velocit� della luce
� assoluta.
> > Lessi da qualche parte che e' la struttura delo spazio-tempo stessa che
> > si deforma per far si' che c sia una costante.
> No non � per quello che si curva..E' la materia che modifica lo
>spazio-tempo
concordo, per� ho l'impressione che " Vinnimur " si riferisca
a un'altra cosa, e cio� al fatto (vero) che dal concetto di spazio-
tempo piatto con metrica lorentziana puoi dedurre l'esistenza di
una velocit� assoluta. In effetti non � necessario sviluppare la
relativit� ristretta come si fa di solito, cio� a partire dai due
postulati. Puoi anche (ed � secondo me pi� elegante anche se
pi� astratto e quindi forse sconsigliabile a chi comincia) postulare
una struttura riemanniana 4-dimensionale a curvatura nulla e da
qui dedurre tutta la teoria della relativit�. La " c " si manifesta
qui come una costante universale, omogenea con una velocit�,
la cui introduzione � necessaria per ragioni dimensionali;
si dimostra che � una velocit� assoluta, e non � necessario
identificarla con la velocit� delle luce.
Un 'altra strada pu� essere questa:
A) postuli il PR e da questo deduci (col metodo di
Ignatowsky) la trasformazione delle coordinate
x* = g ( x - v t) ; t* = g (t - v x / c^2 ) ( 1 )
y* = y , z* = z
g = 1 / sqrt ( 1 - v^2 / c^2 ) ( 2 )
c = una costante universale con le dimensioni di una velocit�.
Consideri poi che per individuare un evento ci vogliono
4 numeri (tre coordinate spaziali per il dove e una coordinata
temporale per il quando) e che di conseguenza puoi considerare
la realt� fisica come un continuo a 3 + 1 = 4 dimensioni, lo
spaziotempo. Questo suggerisce un secondo postulato:
B) postuli che in questo continuo sia definibile una distanza
ds tra due eventi qualsiasi, tramite le differenze dx, dy, dz, dt
fra le loro coordinate x, y, z, t. E' un postulato pi� che
naturale: perch� non dovrebbe essere cos�? In tutti i continui
che si conoscono in una, due e tre dimensioni � definibile la
distanza fra due punti. Naturalmente questa distanza deve essere
indipendente dal riferimento, cio� deve avere lo stesso
valore sia se espressa tramite le x, y, z, t sia se espressa
tramite le x*, y*, z* , t*, perch� il valore numerico della
distanza fra due punti non pu� dipendere dal sistema di
coordinate usato.
Vedi subito che se in (1) (2) metti c = infinito hai
x* = x - vt, t* = t (che � la solita trasformazione di Galileo);
il guaio � che con questa legge non puoi costruire nessuna
distanza invariante! Ne concludi che se vuoi soddisfare sia
(A) che (B) devi dare alla costante " c " un valore finito...
e con questo hai ottenuto la relativit� ristretta.
Naturalmente sul valore numerico di c non puoi dire niente
finch� non fai delle misure concrete sul mondo reale.
Ciao,
Corrado
Received on Mon Jan 31 2005 - 02:06:27 CET
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