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From: Tetis <gianmarco100_at_inwind.it>
Date: Tue, 25 Jan 2005 20:28:58 GMT

                    Il 24 Gen 2005, 19:36, "ermachoditalia" <ermachoditalia_at_libero.it> ha
scritto:

> Condivido quanto detto da Moretti e penso condiviso anche dalla maggior
> parte
> degli uomini di scienza. La fisica non pretende di spiegare "perch�", ma
> "come"
> le cose funzionino.

Se pero' Newton non si fosse chiesto perche' tutte le
orbite che si osservano hanno una forma
pressoche' perfettamente ellittica, non avrebbe fatto
alcun passo oltre l'osservazione di Keplero che le
orbite sono ellittiche, non avrebbe previsto l'esistenza
di orbite iperboliche, etc...

Se Stevin non si fosse posto il problema di capire
perche' valga il principio di archimede non avrebbe
trovato la legge della linearita' fra pressione e profondita'.

Se Poincare' non si fosse chiesto perche' della propria
esperienza Kauffmann poteva commentare:
"La massa degli elettroni nei raggi Becquerel dipende dalla
velocita'; questa dipendenza e' rappresentata in maniera esatta
dalla formula di Abraham. La massa degli elettroni, di conseguenza, e
e' di origine puramente elettromagnetica" del 1902, probabilmente
non avrebbe dato l'importanza che in effetti diede alle trasformazioni
di Lorentz, e non sarebbe stato quel silenzioso sostenitore di Einstein che
divenne. Silenzioso perche' scottato dalla campagna stampa che fu
avviata in Francia contro di lui, accusato di voler dimostrare che e'
invero il sole a girare intorno alla terra. " testuale commento di Poincare'
ad un ennesimo, accolto, invito a parlar di relativita' "


In generale e' del tutto naturale che un fisico si chieda perche'.
E certo questa domanda affiora di continuo anche nella tua
mente. Il fatto che le risposte fornite siano sempre in
termini di un altro "come se" e che i perche' si riducano
a riflessioni entro uno schema teorico fra i diversi termini
teorici non toglie l'esigenza di sviluppi ulteriori di maggior
senso di unita'. L'integrazione e' una delle spinte fondamentali.
Quando vedi un oggetto rotto ti chiedi: perche' sembra come
se fosse intero? Se provi a ricomporre e ci riesci hai gia'
trovato un perche'. A volte arriva prima il come si spiega che
non il perche': per esempio: come si spiega che i due lembi
di un vaso combacino esattamente. E ti dici e' forse che sono
lo stesso vaso.

Se ti chiedi perche' si era rotto puo' darsi che tu non lo possa sapere.
Esistono dei perche' a cui la fisica riesce a rispondere e dei perche'
a cui non riesce a rispondere. Ma anche la fisica non si ferma ai perche'.
La fisica e' anche di base nel rispondere
ad altre domande fondamentali del tipo: "come?" Ad esempio:
come costruire una capanna piu' solida. O come trasformare
un moto in corrente elettrica e quindi in luce. E' quindi uno strumento
di azione sul mondo. Come lo e' indirettamente la matematica e la
filosofia. Ma gli ambiti applicativi si sono allontanati nel tempo.

La matematica puo' a volte rispondere al tema di cosa e'
una costruzione possibile o cosa e' una costruzione impossibile
rispetto a certi ingredienti. La fisica sperimentale deve considerare
spesso degli imponderabili. Questi imponderabili possono fare la
differenza fra un fenomeno davvero possibile ed un fenomeno
in vero impossibile. La conoscenza che abbiamo dei perche',
ovvero degli assiomi e' sempre incompleta. Per questo la fisica
come la matematica si evolvono. La matematica tuttavia si
rivolge piu' spesso a considerare un mondo di regole arbitrarie,
riguarda anche sistemi con moltissimi gradi di liberta', i limiti
imposti alla creativita' sono molto meno stringenti di quelli imposti
dall'osservazione dei fenomeni piu' semplici. Capita dunque che
la matematica possa essere piu' libera della fisica dal tema della
verifica. Un teorema puo' esser vero per definizione e lo sara'
sempre, con riferimento al contesto semantico che ne ha accompagnato
l'impostazione.

Aver presente che l'astrazione della filosofia come dell'arte,
come della matematica, e' un'attitudine psicologica e che
in quanto tale vive in un contesto fisico da cui origina e da
cui trae taciti vincoli, ma che questo contesto fisico e' un
contesto specialissimo e' importante per comprendere
la distanza che c'e' fra un come ed un perche'. E porta
a chiedersi come sia articolata questa distanza e perche'
tragga origine da un contesto unitario. La ricerca dei
perche' consente di superare gli angusti limiti disciplinari
e la riformulazione in termini di "come se" e' una parte
essenziale della possibilita' di azione, di cambiamento del
punto di vista, di ampliamento dei confini della coscienza.

Per questo la fisica ha avuto e puo' aspirare ad avere un
ruolo fondamentale nella trasformazione
dei perche', nella ricerca di una conciliazione fra spirito e
materia, e puo' produrre enormi vantaggi sia in termini morali che
in termini di sviluppo materiale se associata ad un atteggiamento
spirituale aperto al futuro, all'azione sul mondo, alla liberazione dalla
sofferenza, dalle assurde ripetizioni degli errori del passato, dalle
rivendicazioni dettate dall'odio e dal risentimento. La forza che
la scienza puo' fornire alle migliori ragioni dello spirito umano
ha certo risvolti pericolosi ed i disastri prodotti per amplificazione
logistica dalla massificazione tecnologica possono trovare un
freno solo in virtu' di una migliore comprensione degli effetti
delle azioni e della distanza che c'e' fra i perche' ed i per come.
Quelle stesse equazioni logistiche che descrivono come si sono
prodotti i disastri ambientali e sociali che ci sconfortano, corrispondono
ad un fenomeno sociale che, coadiuvato da una attenta direzione
e da un miglioramento nella conoscenza delle dinamiche sociali,
puo' dare un contributo in direzione contraria nella massificazione
di tecnologie e tecniche capaci di effetti virtuosi sulla politica e lo
spirito umano, nel pieno rispetto delle liberta' individuali e sociali.

Un poco di causalita' e determinismo statistico non sono nemici
ne' della liberta' individuale, ne' della casualita', ne'
dell'imperscrutabile direzione superiore a tutto questo.

Il succo di tutta questa divagazione e': hai posto una domanda
difficile che coinvolge diversi livelli di comprensione, accanto
a questo problema che hai posto se ne pongono spontaneamente
altri che riguardano la stessa esistenza dell'uomo nel mondo,
quello che e' esistente, quello che e' astrazione, quello che e'
concreto, quello che e' effetto e quello che e' causa. Solo da
una riflessione nel corso degli anni riuscirai a trovare non dico
una risposta alle domande che hai posto, ma una riformulazione
che tematizzi i diversi aspetti coinvolti. Io non provo a risponderti
perche' mi sentirei di invadere un campo di meditazione nel quale
alla chiarificazione degli specifici aspetti matematici si accompagnera'
una maturazione filosofica che puo' essere solo frutto di una sincronica
evoluzione personale e sociale. Le domande che poni coinvolgono
da un lato dogmi semantici in continua evoluzione, dall'altro riflessioni di
ben piu' ampio respiro, quindi confido nel fatto che sei in buone mani.

> Saluti
>
          

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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
Received on Tue Jan 25 2005 - 21:28:58 CET

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