Re: Stelle e lampadine

From: Soviet_Mario <SovietMario_at_CCCP.MIR>
Date: Mon, 23 Dec 2019 18:41:33 +0100

On 23/12/2019 14:38, Gino Di Ruberto IK8QQM - K8QQM wrote:
> Il giorno lunedì 23 dicembre 2019 12:48:02 UTC+1, Soviet_Mario ha scritto:
>
>> non so cosa sia la resa cromatica, proverò a documentarmi.
>> Ad ogni modo pensavo che le lampade a LED (di cui ormai si
>> vede sempre scritta la dicitura sulla T) fossero molto più
>> monocromatiche di "nascita" (non mi sono mai occupato e
>> quindi ignoro la maniera con cui venga poi trasferita
>> (termalizzata ?) energia dalle zone delle bande di emissione
>> del led, abbastanza strette, alle zone spettrali vuote.
>
> Ciao.
> Ti confesso di non avere mai indagato su quali materiali si utilzzino per migliorare la resa cromatica dei LED, dunque ho "googlato" :-)
> e ho trovato questo:
> http://tesi.cab.unipd.it/44200/1/TESINA_COMPLETA.pdf
> vedi capitolo 3.2

grazie ... aggiunta alla ToDo list :\

>
>
>
>
>



> A parte ciò, aggiungo che quando una sorgente ha uno spettro molto diverso da quello di un corpo nero, es. una sorgente monocromatica, allora la temperatura di colore non viene proprio definita, perché virne meno la possibilità di un confronto con un corpo nero di qualunque temoeratura; se lo spettro della sorgente inizia ad avvicinarsi, nel senso dell'apparenza cromatica, a quello di un corpo nero, allora si può iniziare a definire la temperatura di colore

giustissime precisazioni

mentalmente, anche se è del tutto arbitrario, tendo a
identificare una T con la sua "moda" (la frequenza emessa
con la massima intensità dello spettro) tanto da avere un
valore puntiforme da confrontare con una sorgente monocromatica.
Ma chiaramente ai fini di scambi energetici questo confronto
non ha alcun senso nemmeno a parità di energia totale e
quindi non diventa un concetto utile per figurarsi equilibri
radiativi tra due sorgenti mutuamente esposte alle
rispettive radiazioni.




> anche se, magari, con un basso indice di resa cromatica; per definire l'indica di resa cromatica occorre _prima_ determinare la temperatura di colore della sorgente e _poi_ operare un confronto con un corpo nero alla stessa temperatura (o con una sorgente campione secondo lo standard CIE che ne fa le veci), illuminando alcune piastrine che hanno sempre colori standrd CIE, secondo la procedura descritta qui:
> https://it.wikipedia.org/wiki/Indice_di_resa_cromatica#Definizione
>
>


> A proposito, prima ho dimenticato di dire che la temperatura di colore della luce solare è 5800 K fuori dall'atmosfera terrestre; a mezzogiorno, in estate, alle nostre latitudini, che io ricprdi, si aggira sui 5400 K, con un indice di resa cromatica del 100% con eccellente approssimazione.

probabilmente con lo smog scende ulteriormente, tra ossidi
di azoto e particolato :(

>
>> P.S. ci sono fiamme a T molto più bassa ma ugualmente molto
>> più fredde, es. la fiamme metano aria (che non dovrebbe
>> superare i 1850 eppure è praticamente bluazzurra e
>> freddissima, quella del GPL ha un pelo più di verdino e
>> tende al ciano). E sono ovviamente emissioni assai lontane
>> dal corpo nero come spettro (e pure poco emissive per la
>> potenza impiegata, che sono svariati kW per un fornello
>> normalissimo).
>> Probabilmente contengono pochissimi elettroni liberi (e
>> ioni) anche se sono già conduttive in certa misura. Tra
>> l'altro emettono pure pochissimo nell'infrarosso e microonde.
>
> Sul saggio della fiamma sei molto più esperto tu e non mi ci metto proprio. :-)
> https://it.wikipedia.org/wiki/Saggio_alla_fiamma
>
>
>
>



> Accipicchia, se riuscissi a ritrovare una tabella dei vigili del fuoco che trovai tempo fa: conteneva una serie di informazioni utilissime sulle temperature e su varie caratteristiche di vari tipi fiamme, con indicazioni di massima sul colore che però è legato alla sostanza (stimando una temperatura in base al colore della fiamma, che non ha a che fare con la temperatura di colore, ma con le sostanze che tipicamente bruciano in un incendio in ambienti domestici o di lavoro)

alcuni parametri di fiamma che nn dipendono (o non solo) da
T, dipendono molto dalla struttura di cosa brucia e dai
frammenti nel plasma.
Ad es. solventi (toluene) e plastiche aromatiche
(polistirene e derivati, poli arammidi un po' meno) danno
fiamme arancio scuro tendente al marron con enormi pennacchi
neri incredibilmente appiccicosi e sporcanti, per la
generazione abbondantissima di nerofumo.
Sebbene opache sono fiamme molto emissive, nel senso che
starci vicino mizzeca se si fanno sentire !

Tanti considerano di primo acchito il potere calorifico del
combustibile come parametro chiave, ma una caratteristica
sottovalutata è la composizione stechiometrica del fumo.
Gli aromatici hanno spesso rapporti C/H molto più alti degli
alifatici (come il polietilene, ma soprattutto il metano,
dove è solo 0,25), tipo 1,0. Quindi i loro fumi hanno tanta
CO2 e meno vapore acqueo. Questi gas combusti molto secchi
tendono ad avere T alte perché non risentono molto del
calore latente elevato di vaporizzazione dell'acqua. In
effetti la fiamma del CO (che nn è affatto più energetico
del metano) è stata la prima con cui l'uomo ha fuso il
ferro. Ed è una fiamma "secca" senza vapori e senza fumi
(una fiamma blu, pochissimo luminosa, ma molto calda)


Anche la gomma vulcanizzata ha quel difetto : di produrre
valanghe di particolato carbonioso, e anche peggio (tanta
anidride solforosa).

i tessuti a base fibra di cellulosa non troppo additivati
fanno la stessa fiamma della carta, con poco fumo e
rossastra. Anche se energeticamente sono mediocri, tende e
abiti e cartone sono pericolosissimi perché tendono a
bruciare in modo velocissimo come la paglia, quindi
liberando potenze elevate e innescando tutto il resto un po'
più riluttante.
La plastica invece tendenzialmente fonde e cola e se non ha
supporti isolanti su cui stazionare al caldo è meno fetente.


Irraggiano un po' al modo della brace-
I policlorurati o alogenati in genere, come il PVC, i PCB
etc (se bruciati con co-combustibili che sostengano la
combustione, diversamente si autoestinguono) tendono a
conferire sfumature verdognole.

Si sarà capito che ho parecchia esperienza pratica con
fiamme tra i pochi kW fino a svariate centinaia di kW
(gestite saltuariamente, specie con biomassa, ma anche mista
a plastiche varie, PVC escluso) e ho notato che l'aspetto
delle fiamme da biomasse (materiali molto eterogenei e
complicati che bruciano "a fasi", dipendono tanto anche
dalla scala del sistema, probabilmente perché T di fiamma e
anche l'ossigenazione e il mescolamento variano con la scala
in modo notevole.
Ho anche vari tipi di ventilatore soffiatore per ossigenare
le griglie da sotto e pulire le fiamme che stentano un po' e
migliorano la mineralizzazione anche del residuo.

Bruciando grosse quantità sufficientemente aereate ho notato
che qualsiasi cosa brucia praticamente senza più fumo in
certi momenti, mentre quando cala T riprendono a formarsi
fumi più o meno spessi.

Quando si supera la massa critica di potenza, anche
dell'erba verde buttata nel rogo non fuma più : va
direttamente in pirolisi anche lei e svanisce subito.
Penso che tanti incendi controllati sfuggiti di mano nascano
dall'ingannevole convinzione di "linearità" nella nostra
testa : che una cosa verde e umida non brucia, perché
normalmente non brucia. Mentre poi in un incendio fuori
controllo la protezione diventa largamente insufficiente.

Molto spesso queste fiamme grosse e smokeless sono così alte
che "si staccano" parti vorticose dal combustibile e
bruciano a mezz'aria che paiono lo spirito santo che detta
le tavole della legge sulla pietra.
Si creano (con scala di molte decine di kW o persino
centinaia di kW) delle micro trombe d'aria che si avvitano e
si carburano bene, fanno un tiraggio notevole e si miscelano
perfettamente per la turbolenza : la fiamma diventa
sostanzialmente rossastra ma molto trasparente e non tanto
luminosa (il plasma si semplifica in composizione e non
consente l'aggregazione di particolato), tendente al rosato.

capita bruciando mucchi grossi di materiali di piccola
pezzatura e che non si compatta bene (non con la segatura o
col cippato, ma con rametti e frasche, anzi con la segatura
un fuoco ce lo puoi soffocare)

Normalmente la legna per buona parte della combustione
avanzata fa fiamma gialla luminosa tipica di frazioni
aromatiche già ossigenate (tipo alcool coniferilico ed
affini) che non formano troppa fuliggine o particolato
(indendo carbonioso, la cenere minerale ovviamente si).
Nelle fasi iniziali ci sono fasi rosa-bluastre (credo che lì
vengano emessi vapori più volatili di alcool metilico, acido
acetico e roba piccola alifatica e ossigenata).
La fase bluastra si nota anche quando è rimasta solo brace,
ma si vede solo a patto di schermare l'emissione diretta
della brace, se no il blu soccombe perché è debole. E' la
fiamma del CO, quando non ci sono più pirolisi ed emissione
di gas combustibili.
Poi nella pratica i processi si possono sovrapporre con
ciocchi massicci e/o aggiunti in tempi diversi : bisogna
sapere cosa, dove e quando guardare per osservare le fasi
della pirolisi del legno.
Un occhio allenato riesce a distinguere la fiamma di
conifere (molte oleoresine aromatiche) da una essenza
latifoglia : le conifere fanno più luce e più fuliggine.

Cmq la fiamma enorme ma debole, rosa trasparente, l'ho
osservata ad es. bruciando una mezza ton di potature di vite
secca, in un'enorme catasta che ventilava tantissimo.
Avevo dovuto innaffiare il tetto perché i travoni anche a
vari metri di distanza avevano iniziato a fumare
sinistramente, e il casino è che quando si è formata la
brace, TANTA !, con poca o niente cenere sopra, bianco vivo,
diventava difficilissimo resistere nei pressi della pira
anche con la canna dal secondo piano sul fienile. Anche
passando col tubo di gomma dovevo girarci al largo : ha
incenerito parecchia roba nel raggio di almeno 2 m a terra,
quindi esposta soltanto all'irraggiamento e non a calore
convettivo.
Inizialmente aveva fumato, ma poi la temperatura ha superato
qualche soglia tale per cui i fumi incombusti si
autoinnescavano e la pirolisi era completa e l'ossigenazione
ottima, e pareva diventata limpida come un fornello a
metano, anche se sul rosa arancio.
Penso ci siano stati momenti nelle fasi centrali più
violente in cui la pira consumava tipo 5 kg di tralci al minuto

(4000*5*4,186)/60 => 1395 KW (1,4 MW erogati di picco)

anche in media era stata vorace : 500 kg circa di roba bella
secca secca sono svaniti in grossomodo 3 ore, anche meno
escludendo avvio e spegnimento che si trascinavano, il che
farebbe cmq 2,8 kg / minuto IN MEDIA, ossia 700-800 KW.
Il mucchio era alto quasi 2 m e più largo, ma la fiamma è
arrivata varie volte fin sugli 8 metri, era più alta della
linea di gronda a 7 m (con quel bellissimo effetto "spirito
santo" di quando un fuso turbinoso di gas molto caldo e
leggero si disconnette da sotto e continua a bruciare
separato dal resto. Sembra uno spiritello errante).

Non so se hai mai visto il plasma prodotto dall'F-22, forma
un pattern con tanti anelli bizzarro. Non so come mai faccia
così, sembrano ventri e nodi d'onda. Mah

vabbè dai è Natale, ho divagato furiosamente :)

anche con delle schiene di vecchi mobili impilati verticali
e vernice flatting degli anni 50 alla colofonia ho avuto
delle sorprese inaspettate, ma non paragonabili ai tralci di
vite secchi


>
>

> Riguardo allo spettro delle fiamme da saldatura, come hai scritto tu stesso, anche io credo ci siano troppe variabili in gioco, con sovrapposizione di spettri continui (metallo) e di emissione.
>

CUT

>
>

> Secondo me, una sintesi additiva di colori ottenuta da più spettri di emissione che ti danno il bianco anche a temperature (nel senso ordinario) relativamente basse.

si immaginavo fosse un bianco "percettivo" in certa misura
simile a quello del monitor e non un bianco termalizzato vero.
Ma non ho idea dei materiali usati, perché nel monitor la
stimolazione è elettrica (LED), mentre in quelle reticelle è
solamente termica e mi pare più complicato far emettere le
frequenze volute. Boh.
Non ho la più pallida idea delle righe di emissione della
ceria, non ho trovato spettri di fiamma o di scintilla in rete.


P.S. con miscele di cationi coloranti io non sono mai
riuscito a produrre una fiamma biancastra (usando sodio :
giallo arancio, potassio : lilla debole, rame : bluverde,
bario : verdino debole, litio : rosso cardinale, calcio :
arancio) in varie misure, nada de nada.
Non riesco nemmeno bene a dosare le quantità e/o
sincronizzare perfettamente le emissioni. E' difficile
perché sodio (e litio) sono potentissimi e durevoli, il
bario è debole, il potassio pure. Il rame è effimero e dura
poco.
Una fiamma bizzarra "grigio violacea lattiginosa" la fanno
invece sali di stagno e piombo. E' veramente bizzarra, in
certi momenti è proprio grigia, un non colore, ma non
bianca. Mistero


Però i maestri di pirotecnica ormai sono arrivati a un
livello di perfezione totale nel controllo del colore delle
fiamme con quel genere di sintesi additive che dici.
Nell'ultimo decennio ho visto comparire sfumature che trovo
affascinantissime : quelle metalliche, che non so bene
tradurre in pratica, ma sembrano bronzo, ottone, oro, rosso
rame, argenteo (questo vabbè è facile), più strani viola
profondissimi fluo, mamma mia che bravi che sono !

ciao Gino !
Buon Natale

>
> Ciao.
> --
> Gino Di Ruberto, IK8QQM
> (american callsign K8QQM),
> ID DMR: 2228273
>


-- 
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)
Received on Mon Dec 23 2019 - 18:41:33 CET

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