Ho fatto il seguente ragionamento per spiegarmi un certo fenomeno, vi
espongo una versione semplificata, perche' mi interessa sapere se quanto
dico sia o meno corretto.
Immaginiamo di avere un filo conduttore di lunghezza finita non carico posto
nel vuoto classico. Supponiamo che nelle vicinanze di questo filo ci sia una
particella carica, per esempio un protone (carica +e). L'effetto del protone
sul filo sara' di indurre una carica negativa -e sulla parte del filo a esso
vicina e una carica +e sulla parte piu' lontana, questo appunto per
induzione. Immagino che poi il protone sara' attratto dal filo e quando lo
tocchera' il sistema filo+protone diventera' neutro.
Immaginiamo ora che il filo sia mantenuto a una tensione positiva (anodo).
Vicino c'e' sempre il protone, che subira' una forza Coulombiana e si
allontanera' dal filo. Tuttavia non e' questa l'unica interazione tra filo e
particella. Ci sara' induzione da parte del protone, che produrra' una
variazione nella tensione del filo, precisamente questa diminuira' in
intensita'. Se raccogliamo il segnale agli estremi del filo, esso sara'
percio' negativo. A un certo punto questo segnale smettera' quando il
protone si sara' allontanto abbastanza.
Supponiamo adesso che l'anodo sia posto in un gas e che il protone, ora in
movimento, passi vicino al filo e li' ionizzi uno degli atomi del gas. Si
genera cosi' una coppia elettrone-ione+. L'elettrone si dirige verso
l'anodo, lo ione se ne allontana (trascuriamo eventuali ricombinazioni,
diffusioni e ionizzazioni successive). Entrambe le particelle fanno
induzione sul filo. L'elettrone generando un segnale positivo, il protone
generando un segnale negativo.
Ringrazio chi vorra' spiegarmi se e dove sbaglio,
Michele.
Received on Thu Jan 06 2005 - 21:42:33 CET
This archive was generated by hypermail 2.3.0
: Mon Jan 20 2025 - 04:23:07 CET