Re: Fermi e la bomba ... fermiamo la bomba

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Wed, 5 Jan 2005 01:36:35 +0100

"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> wrote in message
news:cr6u15$1pcl$1_at_newsreader1.mclink.it...
> La mia fonte d'informazione principale e' un vecchio libro, scritto
> quasi 50 anni fa, di Robert Jungk, intitolato in italiano "Gli
> apprendisti stregoni".

Intanto ti ringrazio per il riferimento, anche se immagino proprio che sia
un testo di difficile reperibilita'.
Per il resto, io concordo pienamente con quanto dici:

> voglio sottolineare che se non si conoscono da vicino le condizioni
> del tempo, i modi di pensare diffusi e dominanti, le vicende anche
> personali prodotte dalla guerra ... si rischia di emettere giudizi
> quanto meno incauti.

Ad ogni modo i fatti sono fatti.
Certo che poi per emettere giudizi in maniera non incauta i fatti andrebbero
inquadrati, diciamo che andrebbero conosciuti a fondo. Questo e' sempre vero
(e quasi sempre si dimentica).
Ma forse concorderai nel dire che i fatti sono una cosa, le motivazioni che
ci sono dietro un'altra.

Mi viene in mente Bellarmino, personaggio di cui sono venuto a conoscenza
solo recentemente grazie al thread su is sul processo a Galileo. Dopo poco
per caso mi e' capitato di leggere che lo stesso tipo aveva gia' mandato al
rogo Giordano Bruno (pero' la Chiesa, siccome "aborrisce il sangue", aveva
chiesto al sindaco di Roma se per favore poteva pensarci lui a bruciarlo).
La condanna era "necessaria" in quanto il testardo si incaponiva a non voler
ritrattare.
E' certo che Bellarmino avra' avuto i suoi motivi (che io non conosco). Lo
dico sinceramente, lo dico perche' ci credo, credo che vivendo a quell'epoca
non sarebbe stato poi cosi' semplice capire che i motivi di Bellarmino erano
"aria fritta" (o magari capire che dietro all'aria fritta delle parole c'era
una molto sostanziale difesa di un reale potere).
In ogni caso, pur vivendo a quell'epoca, mi pare che se ci si fosse attenuti
ai fatti, si sarebbero potute notare le impressionanti analogie con
quell'altra situazione di diversi secoli prima in cui un altro sacerdote
mando' a morte una altro testardo che non voleva ritrattare. E anche in quel
caso, poiche' i sacerdoti non mandano a morte la gente, venne chiesto al
console romano se per favore poteva pensarci lui a crocefiggere il testardo.

Nel caso della bomba mi pare che una serie di fatti siano innegabili:
un sostanzioso gruppo di scienziati si riuni' allo scopo di costruire la
bomba e lo spirito che animava la gran parte di essi era quello di evitare
che Hitler venisse in possesso della bomba per primo.
Caduto Hitler il progetto ando' avanti e solo uno (Rotblat) lo abbandono'.
La bomba venne sganciata sopra due citta' giapponesi certo non allo scopo di
sconfiggere Hitler che era gia' morto.

Concordo con te nel dire che e' troppo facile giudicare e condannare col
senno di poi (ed e' ancora piu' facile se lo si fa senza nemmeno calarsi
bene nella situazione dell'epoca). Pero', per impararare a giudicare ed
eventualmente a condannare (o approvare) col "senno di prima", mi pare che
possa essere un ottimo esercizio analizzare attentamente quelli che, agli
occhi delle vittime, possono sembrare degli ingiustificabili atti di
criminalita' compiuti dai nostri padri (il che potrebbe anche forse bastare
per poter sostituire il "possono sembrare agli occhi delle vittime" con un
"sono").
A tale scopo libri come quello ricordato da te, cosi' come i resoconti
lasciati da Feynmann sulla sua esperienza a Los Alamos, come anche lo studio
delle argomentazioni di Bellarmino, o delle "motivazioni" di quelli che
vengono considerati i criminali di ieri e/o di oggi, a me pare possano
essere particolarmente utili.

> Elio Fabri

Ciao.
-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Wed Jan 05 2005 - 01:36:35 CET

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