Il 17 Dic 2004, 11:32, "Bruno Cocciaro" <b.cocciaro_at_comeg.it> ha scritto:
> "Tetis" <gianmarco100_at_inwind.it> wrote in message
> news:155Z185Z41Z100Y1103197383X32162_at_usenet.libero.it...
> > Da una parte inizi proponendo di discutere il punto iniziale poi per� ti
> > lanci in una discussione differente.
>
> Ecco, e' proprio a seguito di considerazioni come questa che ho
> l'impressione che si stia continuando nel reciproco fraintendimento (cioe'
a
> me pare di essere io a tenermi sempre fermo al punto e pare che sia tu
> invece a spostare il discorso altrove).
> Premessa:
> All: "Lo vedi, arrivato in B, C vede l'orologio di B segnare un istante
> maggiore di quello segnato dal proprio orologio"
> Crank: "Ma siamo certi sulla bonta' della sincronizzazione?"
> All: "Si' siamo certi. Si sincronizza cosi' ..."
> Crank: "Ma allora e' tutto chiaro! Evidentemente la velocita' della luce
> one-way non e' c. Con c chiamiamo la velocita' della luce andata-ritorno,
ma
> la velocita' one-way evidentemente differisce da c".
Ad un tal soggetto io chiederei subito la dimostrazione
della sua affermazione. Perche' io ho provato a misurare
la velocita' della luce di andata e ritorno e non ho mai
trovato il modo di misurarle distintamente senza ricorrere
a previe sincronizzazioni basate su una scelta convenzionale
di sincronizzazione.
> Tu, se ho ben capito, ritieni che una qualche assunzione sulla velocita'
one
> way della luce debba necessariamente essere fatta (il "quadro teorico"
entro
> il quale dobbiamo descrivere gli eventi), e poiche' tutte le assunzioni,
> almeno allo stato attuale delle conoscenze fisiche, sono equivalenti,
scegli
> la assunzione standard.
Non ho detto "necessariamente" ho detto che e' comodo fare qualche
assunzione. E che se e' vero che questa scelta e' convenzionale allora
non costituisce un pregiudizio. Ma noi ad oggi non sappiamo se e' vero
che questa scelta e' convenzionale. Con questo intendo che se qualcuno
mi dimostrasse di avere misurato la velocita' della luce utilizzando una
sincronizzazione valida che non usa la luce medesima e l'avesse
trovata differente nelle differenti direzioni allora dovrei modificare
questa
assunzione o mostrare che anche quella sincronizzazione riposa su
un'assunzione arbitraria non equivalente a quella standard ma deducibile
e descrivibile nel quadro convenzionale standard. Qualcosa che io trovo
analogo a misurare le distanze verso nord con la faccia di un regolo e
quelle verso sud con l'altra faccia dello stesso regolo. Scelta
convenzionale
che troverei oggettivamente lecita e pero' scomoda.
"Tranquillo, possiamo dire che la velocita' one-way
> della luce e' uguale a c, pero' e' un po' complicato capire perche' lo
> possiamo dire. Se il cranck ti dice che abbiamo sbagliato in tale
assunzione
> ti sta dicendo una cosa che lui stesso non si rende conto avere la stessa
> valenza di "sbagliamo nel misurare le distanze al polo con gli stessi
regoli
> che usiamo all'equatore". Ma questa assunzione sappiamo tutti che e' alla
> base della geometria euclidea, le distanze (allo stato attuale delle
> conoscenze) sono proprio, per assunto, cio' che si misura con i regoli".
>
> Ora, puo' darsi benissimo che io ti stia fraintendendo. Puo' darsi cioe'
che
> tu non concordi con quella che io sopra avrei riportato come tua
posizione.
Infatti. Ho detto che io non ritengo "necessario" usare una scelta
convenzionale,
lo ritengo comodo. Se pero' tu o chiunque altri mi presentasse uno schema
ugualmente comodo e coerente come quello lorentziano e pero'
non basato sull'esistenza di una velocita' della luce invariante, bensi'
affatto
slegato da ogni scelta convenzionale, oppure mi dimostrasse che sbaglio
nel ritenere possibile questa scelta convenzionale sulla base di questa e
quest'altra esperienza che si spiegano in un diverso quadro teorico che non
e' quello lorentziano, e che lo schema lorentziano non riesce a spiegare gli
stessi fenomeni: allora nel primo caso direi che si tratta di matematica,
nel
secondo caso direi che si tratta di fisica. E dopo prova provata mi
cimenterei
nell'uso del nuovo schema, o nel secondo caso nella ricerca di una migliore
comprensione dei fenomeni distintivi e nella spiegazione di altri fatti che
lo
schema lorentziano non comprende. Questo in parte si verifica gia' con la
relativita' generale, ma la situazione che invece prospetto qui e' piu'
forte in
quanto richiederebbe di abbandonare la validita' delle descrizioni
lorentziane
equivalenti, che sono alla base della relativita' ristretta. Possibilita'
che gia'
Cartan ha considerato.
> Sta di fatto che e' quella che io ritengo aver capito essere la tua
> posizione. Sta di fatto anche che io ritengo che chi avesse quella
posizione
> sarebbe in disaccordo con la sostanza di cio' che io sto cercando di
> affermare.
>
> Indipendente da se io ho interpretato bene la tua posizione o meno (nel
qual
> caso mi scuso in anticipo) ti chiederei cortesemente di rispondere alla
> domanda seguente:
>
> ritieni che sia impossibile descrivere il paradosso dei gemelli senza fare
> assunzioni di alcun tipo riguardo alla velocita' della luce one-way (in
> sostanza senza nemmeno nominarla mai)?
Al contrario io ritengo possibile descrivere il fenomeno senza mai
ricorrere a null'altro oltre che la nozione primitiva di moto inerziale
e non inerziale. Pero' ritengo utilissimo per delle deduzioni quantitative
utilizzare un riferimeno inerziale, che e' ben di piu' rispetto alla nozione
primitiva di moto inerziale e non inerziale. Ora pero' resto in ascolto.
Non mi contentero' da parte tua di una constatazione di accordo, che
almeno in parte sospetto non ci sia, al contrario sarei contento di
una contestazione basata sulla descrizione di uno schema non
lorentziano efficace per la descrizione dei fenomeni, per la trattazione
del concetto di inerzia, per la descrizione dell'elettromagnetismo e
della relativita' generale.
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Inviato via
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Received on Fri Dec 17 2004 - 13:44:39 CET