Il 06 Dic 2004, 21:22, "AAnDrEE" <andre_m_at_infinito.it> ha scritto:
> > con gli anni, con gli anni dico e solo su qualche frammento di
> > quest'immenso
> > scibile, che non rimpiango di avere avuto modo di sorvolare, si sono
> > accese
> > candeline.
>
> a me si sono accese quando avevo circa 6 o 7 anni e pasticciavo col
piccolo
> chimico, i detersivi presenti in casa, la varechina, l'aceto, ecc.
:-) gradevole racconto. Pero' credo che non partiamo dalla stessa esperienza
Anch'io avevo il piccolo chimico, ma un poco era una scatola
incompleta, un poco mi annoiavo sinceramente a seguire il ricettario.
Invece ero deliziato dalle figure che potevo costruire con zolfo e limatura
di ferro. E dalle cose che potevo osservare al microscopio. Le reazioni
esotermiche mi inquietavano, quelle endotermiche le
trovavo davvero insulse rispetto alla lievitazione del pane ed ai processi
di cottura per fare un esempio. Cioe' la percezione incantata per il mondo
veniva dai fenomeni di tutti i giorni, mentre quello che si verificava per
via
artificiale e semplificata mi sembrava tanto insipido quanto la regole della
divisione abbreviata, lo trovavo finto. Non a caso ripresi il manuale di
chimica
della mia scatola a distanza di anni quando avevo acquisito il gusto delle
manipolazioni simboliche ed avevo intuito che c'era una certa forza nella
scomposizione dei fenomeni e nello studio della parte in luogo del tutto,
l'attenzione
per il singolo fenomeno si esplicito' in questo: mi appassionava mescolare
la
polvere di calcare che avevo limato da un muro con bicarbonato ed altro.
Volevo capire come poteva formarsi un miscuglio compatto. Mi ero anche
procurato una piccola pressa per verificare questa cosa. Tuttavia c'e' un
fenomeno che non si spiega con queste osservazioni.
> Ti assicuro che tra reazioni puzzolenti, asfissianti e pericolose ho
> imparato quantomeno
> il significato di processo endotermico ed esotermico, le formule dei vari
> acidi forti e delle basi.
> Le reazioni di formazione di alcuni sali.
> Certi contenitori si sono scaldati tanto da bruciare le mani.
> E sono queste le cose che mi hanno fatto appassionare alla chimica,
> anche se poi non ho scelto il corrispondente CdL. Non
> certo i discorsi fumosi sugli orbitali fatti dai libri del liceo o da
> quelli del primo anno dell'uni.
>
> per capire cosa intendo prova a leggere Zio Tungsteno di Oliver Sacks
edito
> da Adelphi. Quella e' la chimica con cui si deve iniziare.
>
> Ma mi rendo conto che anche la sola chimica classica ridotta a nomi di
> composti da mandare a memoria e procedimenti risolutivi per le reazioni di
> ossidoriduzione che ''si fanno cosi` perche l'ha detto il prof.'' possa
> essere una noia mortale, anzi lo e'.
Per niente affatto. Quando arrivai alle superiori avevo ormai la netta
percezione dell'importanza di dare un nome agli oggetti ai materiali,
pure se trovavo difficile imparare i nomi a memoria e se mi sembrava che
l'intelligenza si smarrisse presto nella ricerca di nessi che non poteva
ricostruire per intero in mancanza di strumenti adeguati, percepivo una
grande potenza in quel sistema simbolico. La storia del fascino per
l'idea di una spiegazione fondata sugli elementi e' legata ad una
circostanza
molto infantile. Avevo appreso in una trasmissione televisiva che la materia
era tutta composta di unita' fondamentali. Questa idea mi piacque molto, la
trovavo strana ma era molto suggestiva e fonte di innumerevoli domande,
avevo capito che come con i mattoncini potevo costruire forme complesse
qualcosa di simile si verificava in natura, ma ero curioso del come. Per
questo
mi annoiavano sinceramente gli esperimenti elementari di chimica perche'
non mi permettevano di capire la struttura dei composti, per questo avevo
acquisito una passione smodata per il microscopio, ne avevo trovato uno a
casa e ne avevo comprato un'altro. Ma quando scoprii che non potevo vedere
le molecole con quegli oggetti li' la delusione fu cocente. Mi misi a
cercare su
un'enciclopedia se esisteva qualcosa per vedere le molecole. Vederle mentre
reagivano a formarne nuove era quello che volevo studiare. Fui presto
conquistato
dal fatto che lo strumento piu' potente era il microscopio elettronico. E
rimasi
sempre deluso quando seppi che erano microscopi che non esistevano in
versione
giocattolo. Poi scoprii che nemmeno con quelli si potevano vedere le
molecole ed
allora la mia delusione fu attenuata e tornai a vedere cosa potevo studiare
con il
microscopio ottico. Insetti, cristalli, foglie.
[cut]
> La questione invece dovrebbe essere un'altra: decidersi a spostare chimica
> al terzo anno, cosi' gli studenti sostengono l'esame relativo al terzo
anno
> perche' il corso *l'han seguito al terzo anno*. Dopo Struttura,
Istituzioni
> di
> f.t. ecc.
>
> ti pare?
No. Non sono cosi' sicuro di questo. A me piaceva davvero la fenomenologia,
quello che credo e' che andrebbe semmai diluito il corso. Si studia chimica
uno
al secondo anno e si mette un esame obbligatorio di chimica quantistica al
terzo.
Oppure ancora meglio, si mette chimica al primo, chimica fisica al secondo
con
descrizione di strutture campione e fenomeni elementari alla portata dei
modelli
quasi-classici e poi si fa chimica quantistica al terzo anno. Pero' lo
stesso credo
che andrebbe fatto con geometria. Occorrono piu' metodi matematici in
fisica.
Inoltre non si studiano adeguatamente i mezzi continui. Si salta
direttamente ai
campi senza percorrere i gradi intermedi. Sono discontinuita' che hanno
sempre
meno ragion d'essere.
> beh queste sono domande fatte apposta per provocare gli studenti.
> Uno c'ha la tensione da esame figuriamoci se gli viene in mente
> di dire che si deve mescolare. E non gli viene in mente perche' la cosa
> e' perfettamente ovvia. Certo un docente che si diverte con queste cose
> e' proprio un bello str...
No, non credo che l'intenzione fosse quella di provocarmi. L'intenzione
era forse quella di suggerire che esiste una dinamica nei processi
chimici che non si spiega su base atomico molecolare. Pero' l'effetto
fu certamente quello di un grande senso di imbarazzo per non avere
saputo tematizzare questo sbalzo logico. Quello che non ho detto e'
che avevo esibito durante il corso un grande interesse per le soluzioni
colloidali e per il fatto che impostando le condizioni di equilibrio
cinetico
si ottenessero equazioni non lineari. Il fatto che mi interessassero le
soluzioni
colloidali, come puoi bene immaginare, era il fatto che quelle si vedono
anche
con il microscopio ottico. Quindi forse era una domanda ad hoc, per questo
mi
stresso' non saper dire nulla. Sul fatto che occorra mescolare per
sciogliere un
sale si potrebbe imbastire un gran discorso di chimica fisica. Inoltre, ma
non so
se il prof di chimica ne sapesse nulla, mi ero appassionato al tema del
mixing e
dell'ergodicita' nel contesto dei sistemi dinamici e la storia della
diffusione
filamentosa per esempio era una delle questioni che mi suggestionavano di
piu'.
Fu cosi' che poco prima dell'esame di chimica avevo fotocopiato l'Attle che
era
un libro sui sistemi dinamici che parlava di dinamica non lineare, mixing,
ergodicita', metodi di approssimazione stocastica, markovianita', equilibri
di reazione dinamica di reazione solo usando strumenti elementari.
> Ma non vedo cosa c'entri tutto questto con l'opportunita' di parlare di
> struttura della
> materia al primo anno o peggio alle superiori.
Il fatto e' che parlare dei fenomeni e degli schemi interpretativi e' sempre
importante fin dall'adolescenza. Il problema che si puo' produrre e' quello
di assolutizzare gli schemi come esatti. Allora lo studente pensa che esista
uno schema esatto e non capisce come possono essere compatibili vari
schemi parziali, non sa dove entrano in gioco le approssimazioni, dove deve
porre i confini. Occorrerebbe selezionare argomenti adatti a relazionare gli
ambiti di validita' delle approssimazioni. Ma questo non si puo' fare in
modo
completo fino al terzo anno allora occorre una grande maestria nel
selezionare
materiale che lasci fuori del campo questioni che possono essere esplicitate
in
seguito.
> ciao
> andrea
>
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Received on Mon Dec 13 2004 - 14:48:47 CET