Il 03 Dic 2004, 13:58, "Bruno Cocciaro" <b.cocciaro_at_comeg.it> ha scritto:
> "all" <domeniconi.a_at_libero.it> wrote in message
[...]
> > A questo punto un
> > astronauta parte da A raggiunge brevemente una velocit� prossima a
quella
> > della luce dopo di che e prosegue lungo la retta con moto rettillineo
> > uniforme.
>
> Qua si deve precisare cosa significa "a questo punto". A e' distante da I,
e
> anche da B e da I', quindi l'astronauta in A puo' sapere che e' il momento
> di partire solo se precedentemente in A era stato sincronizzato (secondo
la
> stessa relazione di simulaneita' seguita per sincronizzare gli orologi in
I
> e in B) un altro orologio
A me era sembrato chiarissimo che "a questo punto" fosse riferito al momento
in cui A riceva il segnali di sincronizzazione da I. Il che denota fra
l'altro che
all ha molto chiara la nozione di evento, come qui-ora oggettivo a
prescindere
dalla scelta di coordinate. Tutt'al piu' c'e' da lavorare sulla nozione di
relativita'
invarianza e riferimento.
[...]
> A me questo voler vedere il paradosso dei gemelli senza fare uso di alcuna
> accelerazione e' sempre sembrato un modo per nascondere la sostanza.
Questa affermazione ha lo stesso sapore di quest'altra: " a me
voler trattare la cinematica dei punti materiali senza dire che un
corpo deviato dal moto rettilineo uniforme sente una forza e'
sempre sembrato un modo per nascondere la sostanza". Cioe'
quello che sostengo e' che la proprieta' di invarianza del tempo
proprio sia una proprieta' pseudo-geometrica. E' vero che il nocciolo
della questione e' cosa da' luogo a questa pseudo-geometria. Ma allo stesso
modo come il nocciolo della nostra comprensione della geometria e' che
cosa da' luogo allo spazio.
Ad
> esempio l'esperienza che proponi tu dipende sensibilmente dalla relazione
di
> sincronizzazione scelta, cioe' la conclusione "io sono invecchiato solo di
> pochi minuti, pero' trovo qui, in B, un orologio che segna 5 anni piu' di
> quanti ne segnava l'orologio in A quando io passavo li'" ***e'
> convenzionale***.
E' un poco assurdo quello che stai scrivendo. Non si capisce perche'
vuoi scardinare la nozione di simultaneita' relativa piuttosto che
discuterla. Quando dicevo che non c'e' una relazione banale fra
l'oggettivita' del tempo proprio e la relativita' della contrazione del
tempo mi riferivo a cio' che discende dalla nozione di riferimento
inerziale che riposa su questa procedura di sincronizzazione, pure se
potrebbe essere evitata, forse. Il fenomeno dell'invecchiamento
differenziato e' anteriore alla costruzione di un riferimento inerziale ed
alle problematiche di sincronizzazione e di scelta delle coordinate.
> sincronizzo due orologi che si trovano nello stesso punto di un
riferimento
> inerziale (cioe' me ne strafrego di quale relazione scelgo per
sincronizzare
> orologi lontani). Poi l'orologio A rimane fermo mentre l'orologio B parte,
> dopo un po' torna indietro (quindi accelera) e quando si ritrovano A segna
> piu' di B.
Appunto. Tuttavia l'esperimento mentale proposto da all fa riflettere sulla
relazione non banale che esiste fra la nozione di tempo proprio e la nozione
relativa di tempo nei riferimenti inerziali.
> Ma questa e' la maniera usuale di descrivere il paradosso dei gemelli,
> quella che *fa intervenire* l'accelerazione, cioe' quella che, a mio modo
di
> vedere, permette di capire le cose.
Anche tu del partito di quelli che sostengono che l'accelerazione
e' responsabile del ritardo? Spero proprio di no. L'accelerazione
cambia la distribuzione di impulsi ed energie nello spazio tempo,
cambia la frequenza dei segnali ricevuti da una sorgente per
effetto doppler. I tempi misurati dagli orologi sono invece proprieta'
pseudo geometriche. La domanda su cosa sia questa pseudo geometria
in rapporto con i fenomeni elementari di trasferimento degli impulsi e con
gli eventi e' un problema di difficolta' ben superiore alla descrizione del
fenomeno di invecchiamento differenziato. A cui, forse, non si puo'
rispondere.
> Ciao.
>
> --
> Bruno Cocciaro
> --- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
> --- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
> --- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
>
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Received on Fri Dec 03 2004 - 17:38:12 CET