gnappa ha scritto:
> Quindi avete cominciato a tradurre il testo per poi proporlo alla casa
> editrice? O c'� stato qualche accordo precedente, prima di cominciare
> il lavoro?
Non so proprio dire. Ho anche chiesto a Bruno Barsella, che fu uno dei
miei compagni (quello affidabile) nell'impresa, ma anche lui non
ricorda.
Va detto che a quel tempo (siamo forse a meta' anni '60) io ero
fortemente impegnato nel PSSC: avevo diretto due corsi pilota,
partecipato alla traduzione del testo, curato la traduzione dei
films...
Quindi dovevo essere abbastanza conosciuto tra chi si occupava di
didattica della fisica a livello scuola secondaria.
Il tempo era molto vivace, e l'editore Feltrinelli (che era un editore
allora "giovane", nato a fine 1954) era aperto a molteplici interessi,
non solo letteratura ("Il dottor Zivago" 1956, "Il Gattopardo" 1957).
La prima libreria Feltrinelli aveva aperto a Pisa nel '57, a 50 metri
dall'Istituto di Fisica...
Percio' ci sono molti possibili collegamenti, e non riesco a dire di
piu'.
Comunque anche se ricordassi tutto, non credo proprio che la mia
esperienza di oltre 50 anni fa servirebbe a niente oggi.
Alessandro_ ha scritto:
> Ora la vedo molto piu' dura. E' un testo datato e voluminoso, che per
> giunta fa ragionamenti di qualita', pacati e seri: avrebbe un pubblico
> estremamente di nicchia. Fatta forse eccezione per alcuni giovani
> ragazzi (che comunque non e' poco), quelli interessati possono
> leggerselo direttamente in inglese.
Hai pero' dimenticato una categoria alla quale il Rogers sarebbe
ancora utile, e che non lo leggerebbero tanto facilmente in inglese:
gli insegnanti secondari.
> Se non fossi quasi sempre fuori Italia (e riuscissi a trovare il
> tempo), ti proporrei di formare una squadra per rimettere mano a tutto
> quel lavoro.
Se avessi 20 anni di meno...
> Per curiosita', a quale titolo avevi pensato per l'edizione
> italiana?
Non mi pare che si fosse arrivati a pensare il titolo.
Dato che siamo nel discorso, la traduzione del Rogers era (e sarebbe
ancora) piuttosto difficile, sia per la lingua che usa, sia per
numerosi espedienti grafici, in particolare nell'uso delle figure,
nelle didascalie, note ... che richiedono attenzione per salvare lo
spirito dell'autore.
Ricordo per es. degli scontri con la curatrice della Feltrinelli, che
non approvava lo stile colloquiale che noi avevamo conservato: avrebbe
preteso il classico stile impersonale, tipo "il lettore verifichi"
invece di un semplice "verificate", e simili.
> Credo esistesse anche un volume per l'insegnante, che non e' stato
> ripubblicato: "Teaching physics for the inquiring mind". Lo conosci?
> Che cosa conteneva?
Ce l'ho, e l'ho usato piu' volte per trarne indicazioni, esempi di
problemi... Piu' in generale, spiegazioni su metodo didattico
caldeggiato dall'autore e specialmente sul modo di usare i problemi.
Se non lo conosci, ti segnalo
http://www.df.unipi.it/~fabri/sagredo/varie/problemi92.pdf
che e' pieno di citazioni da quella guida.
--
Elio Fabri
Non c'e' problema? Ma come parli, Guerrieri? Ma sei impazzito? Dopo
"non c'e' problema" ti rimangomo tre passaggi: "un attimino",
"quant'altro" e "piuttosto che" nell'immonda accezione disgiuntiva. A
quel punto sei maturo per andare all'inferno, nel girone degli
assassini della lingua italiana.
Received on Thu Aug 18 2011 - 21:32:25 CEST