"Michele Andreoli" <m.andreoli_at_tin.it> wrote in message
> Mi immischio solo per fare la seguente osservazione: cose del genere
> succedono anche in ambito quotidiano, senza far intervenire
> l'entanglement e le velocita' superluminari.
>
> Io, indicandoti due porte identiche e chiuse (A e B), ti dico: "Bruno:
> oggi mettero' 100 euro in una delle due stanze e una castagna
> nell'altra". Tu, entrando domani in una qualsiasi delle due, ad
> esempio A, potrai immediatamente dire se in B c'e' la castagna o i
> 100 euro, e con assoluta certezza, senza che questo implichi nessuna
> interazione instantanea tra le castagne e la nostra valorosa moneta
> nazionale.
Michele, mi pare di capire che la tua osservazione sia in sostanza
equivalente a quella che fece all'epoca Born (e con lui anche altri).
Ghirardi in "Un'occhiata alle carte di Dio" il Saggiatore 1997 (mi scuso se
cito sempre solo questo testo, ma in sostanza quel poco che so l'ho appreso
li'. E' un testo che ho apprezzato e continuo ad apprezzare molto: prende il
lettore per mano e lo conduce avanti pian pianino, ne raccoglie le
osservazioni e prova a rispondere, cioe' non dice al lettore "ma questa
osservazione che fai non ha interesse fisico, e' come chiedersi quanti
angeli stiano sulla punta di uno spillo, come fisici non dobbiamo farci
distogliere da tali sciocchezze". Io ormai avevo rinunciato da tempo a
capirci qualcosa, pensavo "la MQ non e' proprio per me; e' inutile negarlo,
io mi faccio distogliere da quelle sciocchezze") dice a pag. 163, nel
paragrafo intitolato "Fraintendimenti dell'argomento EPR":
"Cominciamo con uno dei grandi protagonisti di quegli anni, Max Born. Questo
profondo pensatore incontro' particolari difficolta' nel cogliere il reale
significato dell'argomento di EPR. Alcuni anni dopo, allorche' pubblico' la
sua corrispondenza con Einstein, egli espresse il suo punto di vista nei
seguenti termini: "La radice delle differenze tra Einstein e me era
l'assioma che eventi che si verificano in posti diversi A e B sono
indipendenti uno dall'altro, nel senso che una osservazione circa la
situazione in B non puo' dirci nulla circa la situazione in A". Sarebbe
difficile configurare un piu' radicale malinteso. Einstein non aveva alcuna
difficolta' ad ammettere che eventi lontani possano presentare strette
correlazioni e quindi che una informazione ottenuta in una regione possa a
sua volta fornire una piu' precisa conoscenza dello stato delle cose
altrove; quello che egli negava era che una azione eseguita in una regione
potesse influenzare istantaneamente la situazione fisica in un'altra
regione.
Questo punto merita un commento specifico. Vari autori, che non staro' ad
elencare, hanno asserito che l'argomento di Einstein non da' origine ad
alcuna difficolta' in quanto risulta ben noto, anche a livello classico, che
l'acquisizione di informazione su una parte di un sistema puo' benissimo
comportare un aumento di informazione circa tutto il sistema e quindi in
particolare su altre sue parti, non importa quanto lontane. Per illustrare
questo punto si e' fatto spesso riferimento al seguente esempio. Si abbiano
due scatole e si sappia che esse contengono la prima una pallina bianca e
l'altra una pallina nera, ma non si sappia quale scatola contiene la pallina
di un certo colore. Si prendano queste scatole e si allontanino
arbitrariamente una dall'altra portandole, diciamo, agli estremi opposti
della nostra galassia. Un osservatore, prima di "osservare" il colore della
pallina della scatola vicina a lui puo' solo asserire che ha probabilita'
1/2 di essere bianca. A questo punto egli apre la scatola e trova, ad
esempio, che essa risulta effettivamente bianca. A causa della correlazione
(colori opposti delle due palline) egli puo' immediatamente inferire che la
pallina all'altro estremo della galassia risulta sicuramente nera. Come gia'
menzionato secondo alcuni autori la situazione considerata da EPR non
presenterebbe alcuna differenza con quella ora analizzata e coinvolgerebbe
quindi solo una aumento "locale" di informazione che tuttavia comporta un
aumento dell'informazione relativa a parti lontane del sistema.
Penso che tutti i lettori attenti avranno gia' capito quanto fuorviante ed
errata risulti questa sottovalutazione dell'argomento di EPR. Il punto
cruciale della loro analisi non riguarda in alcun modo il fatto che
l'acquisire informazioni localmente possa fornire conoscenza circa
situazioni lontane; non e' questo che li disturba, come erroneamente pensava
Born. Il punto concettualmente cruciale dell'analisi di EPR sta nel fatto
che mentre nel caso classico appena discusso non v'e' alcuna contraddizione,
ma anzi risulta corretto ed appropriato asserire che, anche se in modo non
conosciuto, LA PALLINA LONTANA ERA NERA ANCHE PRIMA E DEL TUTTO
INDIPENDENTEMENTE DALLA OSSERVAZIONE [quanto riporto in maiscolo e' in
corsivo nel testo] del colore dell'altra, secondo la meccanica quantistica e
con riferimento allo stato entagled questa asserzione risulta assolutamente
illegittima. Ancora di piu': l'asserzione che anche prima della misura la
coppia di fotoni risultino per esempio entrambi polarizzati verticalmente
oppure entrambi polarizzati orizzontalmente puo' venire facilmente
falsificata in laboratorio."
Poco piu' avanti Ghirardi cita Bell e, riferendosi a lui, dice:
"E prosegue con la frase che abbiamo posto in apertura al capitolo, nella
quale si sottolinea che EPR non intendevano in alcun modo segnalare una
situazione paradossale, ma trarre le estreme conseguenze dalla struttura
concettuale della teoria e dimostrarne l'incompletezza."
La frase di Bell che Ghirardi ha posto in apertura del capitolo e' la
seguente:
"Paradosso davvero! Ma per gli altri, non per EPR. EPR non usarono mai la
parola 'paradosso'. Circa questo punto essi erano dalla parte dell'uomo
della strada. Per loro queste correlazioni mostravano semplicemente che i
teorici quantistici erano stati precipitosi nel negare la realta' del mondo
microscopico. In particolare Jordan aveva commesso un serio errore
nell'assumere che nulla fosse reale o determinato in quel mondo prima del
processo di osservazione."
Cioe' le palline prima della misura sono sicuramente o questa nera e quella
bianca oppure quella nera e questa bianca, per i fotoni invece non possiamo
dire prima della misura che o sono entrambi polarizzati verticalmente oppure
sono entrambi polarizzati orizzontalmente, eppure la misura sul fotone A ci
fa prevedere con certezza l'esito della misura sul fotone B (ad esempio ci
fa prevedere che il fotone risultera' polarizzato verticalmente), il che ci
autorizza a dire (poiche', in maniera assolutamente naturale, ipotizziamo
valido il realismo locale) che anche prima della misura su A (che non puo'
influenzare istantaneamente il fotone B) il fotone B possedeva le
caratteristiche che gli avrebbero permesso di dare esito "verticale" alla
misura di polarizzazione. Poiche' la MQ non permette di prevedere tale esito
(cioe' secondo la MQ il fotone B e' squisitamente indefinito prima della
misura su A, non e' a polarizzazione verticale ma noi ancora non lo sappiamo
(come la pallina che e' nera ma noi ancora non lo sappiamo) il fotone B e'
proprio indefinito prima della misura su A) allora la MQ deve essere una
teoria incompleta. Cioe' devono esistere delle variabili nascoste la
conoscenza delle quali ci permetterebbe di prevedere gli esiti delle misure
di polarizzazione.
Il problema grosso e' che, sempre per come l'ho capita io, le misure di
Aspect e simili, sembra che diano ragione alla MQ, cioe' sembra che neghino
la possibilita' delle variabili nascoste.
Ho provato qua a ripetere a parole mie nella speranza che qualcuno che
certamente ne sa piu' di me possa correggere le inesattezze o magari possa
confermarmi che ho capito bene.
> Michele
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Thu Oct 21 2004 - 00:42:57 CEST