Daniel wrote:
...
> E' meglio che farlo solo in Italia ma e' ben differente dal farlo
> completamente negli USA. Laggiu' devi fare una serie di corsi molto
> impegnativi (a dir la verita' dipende molto dalle universita' ma non
> prendo neppure in considerazione questa eventualita': non avrebbe nessun
> senso andare in un posto piu' squalificato di quelli italiani) e
> letteralmente fare notti in bianco per prepararti.
Dipende dalla preparazione di base...
Dopo qualche anno di
> questa vita (da 2 a 3)
Beh, dipende sempre dal background. In molte buone universita' USA, il
buon laureato quadriennale italiano riusciva a cavarsela con uno o 2
semestri prima del "qualifying".
...vieni instradato in una ricerca originale e porti
> al compimento un lavoro che deve necessariamente essere pubblicabile.
> Alla fine, dopo 4-6 anni
Questo dipende molto dal campo e dai fondi disponibili per il PhD
student. Naturalmente va anche aggiunto "*Se* arrivi alla fine" visto
che non tutti quelli che iniziano finiscono.
> ti sei fatto un bel ... ma VERAMENTE hai
> imparato un sacco di cose. Direi che in media nel campo specifico e,
> forse anche come cultura scientifica generale, ne sai piu' del
> professore medio italiano
beh, visto che il PhD serve a specializzarsi producendo risultati
originali, un buon PhD ne sa ( o dovrebbe saperne, sull' argomento della
tesi, di piu' di quasi tutti, italiani o stranieri ).
>e potresti fare sicuramente il suo mestiere in
> modo egregio...
Mah, io, subito dopo il mio DPh (non PhD, e non negli USA, ma alla
SISSA, dove pero', pur stando in Italia non si scherzava) non ho mai
pensato di poter fare immediatamente il mestiere del prof quadratico
medio italiano. Sicuramente nel mio campo c' erano forse due o tre
persone in Italia a saperne quanto me del mio problema di ricerca e
qualche manciata nel mondo, ma questo non mi ha mai fatto pensare di
esser pronto per passare subito dall' altra parte della cattedra.
> Non a caso gli italiani che vogliono tornare con un PhD (di quelli
> buoni) trovano difficilmente posto: sono bravi e farebbero sfigurare i
> mediocri nostrani. Ma sono troppo polemico...
Forse no. Pero' attenzione, ci sono anche i mediocri che tornano con un
PhD. Tra l' altro, l' estrema varieta' della qualita' delle universita'
americane implica una altrettanto estrema varieta' della qualita' dei
PhD.
> Comunque per non sembrare di parte: io NON ho fatto il PhD negli USA e,
> ammetto, ne so meno di loro! Ne' sono un filo americano, tutt'altro;
> pero', bisogna riconoscere le cose come stanno.
Se e' per questo, anche in europa ci sono ottimi posti dove fare il
dottorato.
Il vero problema italiano e' la mancanza cronica di una tradizione.
Il dottorato esiste da circa 20 anni ma, salvo poche eccezioni, sta
impiegando un tempo veramente eccessivo per trovare una sua collocazione
culturale nel curriculum.
Il problema non sono tanto i corsi (che pure hanno il loro valore, ma
negli anni la situazione dei corsi per il dottorato sta cambiando in
meglio in molte sedi italiane) quanto nel fatto che spesso viene
considerato un modo per continuare ad approfondire quell' unico, piccolo
argomento gia' estesamente trattato nella tesi di laurea. Il risultato
netto e' che dopo i 3 anni di dottorato nostrano, in molti settori, il
nostro PhD si affaccia sul mercato del lavoro post-doc in condizioni di
inferiorita' rispetto ai suoi colleghi stranieri (anche europei) piu'
dal punto di vista dei lavori prodotti che da quello della "cultura
generale".
Purtroppo, i miglioramenti (che pur esistono) non sono rapidi perche'
il feedback positivo sul sistema e' scarso: una gran parte degli attuali
docenti non ha esperienza diretta personale di PhD e chi viene dal PhD
italiano molto raramente ha avuto modo di capire che c'e' un modo
diverso di far le cose.
Giorgio
Received on Sat Oct 02 2004 - 23:51:37 CEST
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