Re: Ho visto in tele ... Macchina del Tempo

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Fri, 17 Sep 2004 13:15:16 +0200

"Hypermars" <hypermars_at_despammed.com> wrote in message
news:ci2fjv$r46$1_at_newsreader.mailgate.org...

> Quello che e' contraddittorio con l'essere scienziato e' il *credere* tout
> court. L'atto di fede in qualcosa che non necessita di verifica empirica
e',
> infatti (e concorderai) al di fuori dei limiti e della metodologia
> scientifica. Quando una persona crede, in quel momento non e' scienziato.
> Pertanto, l'unica possibilita' per non essere in contraddizione e', come
> gia' si diceva, mantenere le due cose ben separate. Nota che tu sopra hai
> messo una analogia tra "credere nel meccanicismo" e "credere agli
> spiritelli". E hai fatto bene. Non importa l'oggetto del credere, sia
questo
> il Dio cristiano, il Dio aborigeno australiano, lo spiritello o l'angelo
> custode, il determinismo assoluto e lo scientismo. In ogni caso, si fa un
> atto di fede, e ci si pone fuori dai confini della scienza. Ma fin qui non
> c'e' niente di male, basta che sia chiaro che uno scienziato che crede,
> quando crede non e' scienziato, quando e' scienziato non puo' credere.

Quello che non ho ancora capito e' se con quanto detto sopra sottintendi che
la seguente affermazione

>Peccato che siamo OT, seno' ti chiederei come ci si sente ad essere
>scienziati e credenti. Ormai siete a livello di curiosita' antropologica
;-)

andrebbe rigettata. Se bastasse avere chiaro il fatto che le sfere religiosa
e scientifica non andrebbero indebitamente mescolate (cosa che immagino sia
abbastanza chiara a qualsiasi scienziato credente) la curiosita'
antropologica dove sarebbe? Esiste forse qualche mosca bianca che pretende
di pubblicare qualche articolo in qualche rivista scientifica nel quale
parla delle rivelazioni fattegli in sogno dall'arcangelo Gabriele ?
Per il resto non mi ripeto, ho gia' fatto due esempi, uno banale e uno
decisamente meno banale nel quale, per quanto pare a me, mostro in maniera
abbastanza chiara che analizzando l'evoluzione _reale_ della fisica _reale_
(cioe' non la fisica "a chiacchere", non la fisica di cui parlano gli
epistemologi ma la fisica di cui parlano i fisici negli articoli scientifici
pubblicati nelle maggiori riviste scientifiche) la proposizione "uno
scienziato non puo' credere" (dove con "credere" si intende non
necessariamente una fede religiosa) presa alla lettera va rigettata. Poi tu
puoi anche dire "va beh, Einstein avra' peccato di fideismo, ma il fatto che
la questione abbia poi trovato una possibile falsificazione mostra che non
si trattava di metafisica", ma e' un *fatto* che e' proprio grazie a chi
"peccava di fideismo" che la fisica ha fatto quei progressi. Ce ne sarebbero
altri di esempi storici nei quali l'atteggiamento positivista in fisica si
e' mostrato perdente: mentre Boltzmann e Mach si stavano ancora scannando su
questioni epistemologiche la fisica (strafregandosene come al solito delle
opinioni) intanto andava avanti e aveva gia' dato il suo verdetto: aveva
ragione Boltzmann.
E anche qua potremmo chiederci: e' un ingiustificato atto di fede o e'
provato scientificamente quindi possiamo (dobbiamo?) "credere" nella
esistenza degli atomi ? In quale momento, a seguito di quale esperimento,
l'esistenza degli atomi e' assurta a fatto scientificamente provato? Un
eventuale pasdaran del machismo potrebbe ancora oggi sostenere che credere
nella esistenza degli atomi permane un ingiustificato atto di fede? E
volendo dare un qualche credito alle opinioni del pasdaran a me pare che si
porrebbe immediatamente il quesito: "la luna esiste" e' una proposizione
"piu' vera" di "gli atomi esistono" o devo considerare anche la prima un
atto di fede se, seguendo il pasdaran, accettassi di considerare atto di
fede la seconda? Ma proseguendo su questa strada non si arriva a considerare
atto di fede tutta la scienza? O devo dire che il baco e' proprio nella
parola "esistere" che va bandita dalla scienza in quanto essa si interessa
dei "fenomeni", non della realta', esistente o meno, che sottende ad essi
(da notare che le parole "esistere", "sottendere", ma anche "realta'" (ma
anche "fenomeno" allora, perche' no?) non hanno una chiara formulazione dal
punto di vista scientifico; basterebbe questo a rendere priva di senso la
domanda?)? E la proposizione "i fenomeni esistono" va bandita? La
proposizione "le leggi che descrivono i fenomeni valgono perche' provate
scientificamente" ha piu' valore di "la luna esiste"? E' un atto di fede il
credere che la prima abbia piu' valore della seconda?

Naturalmente le mie opinioni non hanno alcuna particolare importanza, pero'
immagino si capisca che a me il pasdaran non sta simpatico (cio' non toglie
che io ritenga che le sue opinioni abbiano pieno diritto di cittadinanza.
Non ritengo che il pasdaran sia un curiosita' antropologica).
Io "credo" che la luna esista.
Non sono in grado di dare alcuna giustificazione a supporto della mia
credenza e non sono nemmeno in grado di articolare il concetto, non sono
cioe' in grado di spiegare cosa intendo con la proposizione "la luna esiste"
(in particolare non sono in grado di dire come si potrebbe "falsificare" la
cosa). Permane il fatto che io, in tal senso, mi professo "credente".
Ritengo inoltre che la scienza possa essere fatta da me tanto bene quanto
dal pasdaran, quanto da un qualsiasi altro scienziato che professi la sua
particolare fede eventualmente diversa dalla mia e da quella del pasdaran.
Rivendico il diritto di non essere chiamato "curiosita' antropoligica" da
chi mi sembra che riduca tutta la scienza ad atto di fede (perche' e' questo
che a me sembra che faccia il pasdaran).
Il fatto che il pasdaran non sia tale quando e' scienziato e che non sia
scienziato quando e' pasdaran, cosi' come un qualsiasi scienziato sia non
credente quando e' scienziato e sia non scienziato quando e' credente, a me
pare o una banalita' evidentissima a chiunque o una falsita'.
Il fruttivendolo sa benissimo che quando vende le mele non sta guardando una
partita, e che quando guarda una partita non sta vendendo le mele. Sta di
fatto che in un qualsiasi momento (anche quando sta lavorando) risponde
"sono milanista" alla domanda "per quale squadra tifi?" e risponde (anche
quando guarda una partita) "sono fruttivendolo" alla domanda "che lavoro
fai"?

Cioe', tornando al punto iniziale (e ricordando che tutto il nuovo impulso
che ha avuto il thread e' nato, almeno per quanto mi riguarda, proprio dalla
tua "curiosita' antropologica") chiedo di nuovo:
esistono le mosche bianche che vogliono parlare dell'arcangelo Gabriele sul
Physical Review? Se no dove caspita sarebbero queste curiosita'
antropologiche?

Sul resto scusami se taglio altrimenti diventerebbe un malloppone da 50 K.
Dico solo che quando parlavo di scienza nel mio post precedente intendevo
proprio la scienza dei nostri giorni, non sono fermo ai tempi di Aristotele.
Sorvolo sulle "scienze" cognitive, per il resto penso che tutte le scienze
che iniziano con "bio" diranno con ogni probabilita' tante
cose interessanti, ma sono anche dell'idea che il miglior
biofisico-biochimico-bioxxxico risponderebbe alla domanda "Che cosa e' la
vita?" in maniera, almeno per me, non soddisfacente. Cioe' la risposta,
inadeguata, che avrebbe dato Aristotele sarebbe stata piu' o meno dello
stesso tenore.
Le "scienze" (con o senza virgolette a seconda dei gusti) potranno anche
"approcciare", come dici tu, aspetti tipici degli organismi viventi, ma io
credo proprio che ad essere schietti si dovrebbe dire che dal punto di vista
scientifico semplicemente _non si sa_ cosa sia la gioia, la malinconia,
l'amore ... cosa sia un qualsiasi "sentimento" semplicemente non si sa.
Cosa sia la vita non si sa.
Il giorno che vedro' un robot vivente, che si innamora, si arrabbia se non
viene preso in considerazione, che e' per il 50% allegro e per il 50%
malinconico esattamente come riportato dal tagliandino di garanzia (quelli
allegri al 95% e malinconici al 5% costano molto di piu' !!!) allora potro'
dire che la scienza ha "capito" cosa sono i sentimenti. Naturalmente io non
sono per niente sicuro del fatto che quel giorno possa mai arrivare, pero'
non ho pregiudizi, potrebbe anche arrivare.
Cioe' di qualche millimetro ci saremo anche spostati dai tempi di
Aristotele, se avanzassimo ancora di qualche anno luce magari si arriverebbe
allo scopo. Sempre che la distanza da percorrere non sia infinita.

> Hyper

Ciao.
-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Fri Sep 17 2004 - 13:15:16 CEST

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