Re: scienza e fenomeni paranormali: sacro e profano.

From: Hypermars <hypermars_at_despammed.com>
Date: Sun, 19 Sep 2004 09:41:59 -0400

"FratelBigio" <beetlebailey4_at_hotmail.com> wrote in message
news:cihnj1$lhn$1_at_news.newsland.it...

> Io non vedo grossa antitesi.

Il fatto che tu non la vedi, ovviamente non implica che non ci sia.

> Anzi, nessuna scienza quanto la fisica ha secondo me un aspetto
> anche mistico, compatibile con la religiosita`.
> Perche` da nessuna parte come in fisica, si incoccia nel fatto che la
> realta` e' "data", e' un apriori alla ricerca.
> Ed e' a partire dalla realta` esistente, che non e' creata dai fisici, che
> le teorie fisiche descrivono e spiegano.

Certamente. Ma anche qui non c'e' nessun atto di fede. La realta', come
dici, e' data ed esistente. Bene. Non serve nessun atto di fede per
accettare questo, basta infatti utilizzare i sensi, e constatare ogni volta
che ti sorge il dubbio che la realta' e' ancora qui. La mistica e la
religione proprio non c'entrano nulla con il fatto che la realta' sia data.
Iniziano a centrare solo in seguito, quando una persona non accetta i
confini della scienza e vuole per forza dare risposte alle domande tipo
quella qui sotto.

> Il "perche`" ci sia la realta`- e quale sia il suo tessuto ultimo - pero`,
> pur essendo la molla che spinge la fisica e i fisici, rimane al di fuori
> di una spiegazione raggiungibile col metodo scientifico.

Certo che rimane al di fuori. Il problema e' il solito, ed e' ancora
irrisolto: poiche' e' al di fuori, come si pensa di rispondere alla domanda
che poni? ogni risposta fideistica e' equivalente a una qualsiasi altra,
pertanto la domanda rimarra' sempre senza risposta (o, in maniera
equivalente, con infinite risposte tutte possibili e nessuna verificata).
Chiaramente, a meno che qualcuno non si inventi un canale conoscitivo
diverso dalla scienza (che non ci arriva) e diverso dalla
metafisica-religione (che ci arriva infinite volte ma non sa distinguere tra
esse e non sa stabilire categorie di discriminazione vero/falso). A me pare
impossibile inventarsi un tale approccio, per una mera questione definitoria
(fisica+metafisica=1), ma ovviamente non si sa mai.

> Non e' vero. Anzi, visto che tu citi confusamente positivismo e Popper
> in un solo fiato, ti diro` che a Popper i circoli positivisti stavano
> alquanto sugli zebedei...

Abbiamo gia' discusso in passato di questo. Per "un minimo di positivismo"
intendo solo e solamente l'assumere (in maniera scientifica, ovviamente,
ovvero fino a prova contraria) che quello che fai nella tua attivita' di
scienziato abbia senso. Scrivi una equazione, sviluppi una teoria, fai un
esperimento, e assumi che queste possano servire a descrivere la realta' in
maniera efficace e utile. E' una assunzione scientifica, perche' poi c'e' il
banco di prova della ripetibilita' e della predizione. Ma se uno scienziato
rifiuta questo minimo di positivismo, che ricerca a fare? se scrivi
div(B)=0, ma rifiuti a priori che quest'equazione abbia senso, cosa la
scrivi a fare? il rifiuto di questo "positivismo" (che poi non c'entri nulla
col positivismo inteso come corrente filosofica non mi importa niente),
porta direttamente a un "nichilismo scientifico" e alla perdita di senso
della scienza intera.

Bye
Hyper
Received on Sun Sep 19 2004 - 15:41:59 CEST

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