Re: Gravitoni... ma a che servono?
"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> ha scritto nel messaggio
news:chfmou$22uh$1_at_newsreader1.mclink.it...
> Ered Luin ha scritto:
> > Ma immaginarla come una teoria di campo non implica accettare
> > l'ipotesi di un qualcosa che si propaghi a velocit� maggiore della
> > luce e "trasmetta" cos� l'interazione,
> Non vedo perche'.
Mmh....provo a spiegarmi meglio e chiedo scusa in anticipo se dovessi dire
cose sbagliate (premetto che non sono un Fisico e che ho una conoscenza
dell'argomento solo di base, da buoni corsi di Fisica 1-2 a Ingegneria VO).
La mutua trasmissione di forze tra corpi che entrano in contatto tra loro
(si toccano) � una cosa tutto sommato facile da accettare, ampiamente
comprensibile anche all'intuizione comune (alla quale semmai risulta meno
evidente che le forze siano proprozionali alle accelerazioni, non alle
velocit�, come invece se non erro aveva detto per esempio Aristotele).
Meno immediato farsi una ragione di come due corpi posti a distanza anche
grande tra loro e senza apparentemente nulla interposto riescano ad
esercitarsi forze mutuamente l'uno sull'altro (forze che pure esistono,
infatti vengono misurate).
Poniamo sia questo il caso della gravit�.
Il "campo" � una costruzione matematica che descrive bene un buon numero di
fenomeni osservati e come tale ammettiamo "ci piaccia" e decidiamo di
mantenerla.
Ma all'atto pratico come si realizza, *cosa* permette materialmente
l'esercizio di forze tra corpi a distanza? Sbaglio se dico che era una
questione ben presente gi� all'attenzione dei fisici di fine ottocento?
Direi che piuttosto spontanea sorge la tentazione di verificare se non
esista qualcosa che i due corpi si trasmettono, una sorta di "mediatori"
delle forze suddette, mdiatori che magari sinora non eravamo stati in grado
di osservare solo perch� non avevamo gli strumenti adatti o non avevamo
fatto gli esperimenti giusti (e mi scuso di nuovo se dico un'inesattezza, mi
pareva d'aver orecchiato col nome di "gravitoni" si designerebbero
particelle che proprio tale fantomatico ruolo dovrebbero svolgere ).
Ora due corpi, poniamo il Sole e Giove, anche posti a grande distanza tra
loro, in presenza l'uno dell'altro generano *istantaneamente* - a quanto mi
risulta - una forza tra loro: ma quell' *istantaneamente* non implica
allora una velocit� di trasmissione di tali supposti mediatori anch'essa...
"istantanea" ? Quindi anche pi� alta di quella della luce che per quanto
elevata � pur sempre finita?
Ecco che la relativit� vista piuttosto come *effettiva deformazione* di una
variet� 4-dimensionale permette di aggirare tutto ci�: pi� nessun mediatore
perch� semplicemente pi� nulla c'� da trasmettere, la "forza" di gravit�
nient'altro che una diretta conseguenza della deformazione operata su una
variet� 4D dalla presenza di una massa: una propriet� intrinseca dello
spazio-tempo (la sua curvatura), la cui principale difficolt� a
immaginarsela in definitiva risiede solo nella difficolt� per l'intuizione
comune di visualizzare mentalmente uno mondo 4D.
Ricordo una semplice e divertente esemplificazione a Quark tanti anni fa col
simpatico Paco Lanciani: presero un grande panno elastico, lo misero in tiro
e vi poggiarono sopra un pallone medicinale, quelli che pesano qualche etto:
il pallone gener� una deformazione del panno, nel caso specifico di forma
convessa.
Si vedeva molto bene come altre sfere molto pi� piccole lanciate sul panno
se entravano nella zona d'influenza del "buco" per effetto della curvatura
del buco stesso erano indotte a trasformare il loro moto rettilineo in un
moto circolare attorno al pallone pi� grande: in un certo senso i "pianeti"
si mettevano a "gravitare" attorno alla loro "stella".
Addirittura riuscirono a far vedere - un po' fortuitamente - come una biglia
sfiorando il buco e passando lungo le geodetiche di esso proseguiva il suo
moto rettilineo semplicemente cambiando la direzione: in pratica gli
esperimenti di Sobral e Principe del 1919! :-)
Ovviamente c'erano molte semplificazioni (per esempio la curvatura del buco
non sar� sicuramente stata quella esatta) ma secondo me rendeva bene l'idea:
in particolare mi piace notare come le biglie pi� piccole, per
quanto di dimensioni minori, anche loro avranno deformato il panno quindi in
quella rappresentazione, per quanto semplice, era compresa sia l'azione del
corpo pi� grande sul pi� piccolo che quello del pi� piccolo sul pi� grande.
Spero di aver chiarito il dubbio della mia precedente mail e al tempo stesso
non aver detto troppe cose sbagliate!
Grazie di nuovo.
Ered Luin
Received on Wed Sep 08 2004 - 21:48:55 CEST
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