Enrico SMARGIASSI:
> Il 06/07/2011 16:29, Aanselm ha scritto:
>
>> "... qualunque sia il metodo d'indagine che si usi..."
>> e' una proposizione non dimostrata.
>
> Non pretendo di averlo dimostrato. Sto solo esponendo una mia profonda
> convinzione, basata pero' sull'esperienza di migliaia di anni di pensiero.
Anche se gli anni fossero infiniti non si dimostra nulla,
resta un'opinione personale.
>> Non mi risulta un plurisecolare insuccesso
>> della fondazione epistemologica normativa;
>
> Forse non conosci il dibattito degli anni '60 e '70 od il suo esito.
Lo conosco, ma non mi risulta lo stesso.
Sono comunque opinioni
e non credo che esistano esiti definitivi senza prove.
> Quanto agli idealisti che citi, per favore lasciamoli stare: trovo
> assurdo ed anche un po' ridicolo che a (tentare di) normare la scienza
> fossero persone che di scienza sapevano pochissimo.
Opinione non dimostrata.
>> nel senso viene manipolata da chi decide
>> cosa deve considerarsi utile
> Il criterio di utilita' in questo caso e' tutto interno alla scienza, ed
> e' ben poco manipolabile: consiste nella capacita' di operare con
> successo nel e sul mondo naturale.
Beh, se il successo e' oggettivo
perche' si riferisce al mondo naturale
allora non si parla di utile
ma di una proprieta' del mondo naturale,
se invece il successo e' l'utile
stabilito da una commissione
che finanzia i progetti di ricerca
allora, e' vero, non e' oggettivo ma soggettivo
o meglio intersoggettivo e come tale
manipolabile dalle decisioni dei soggetti
che partecipano alle decisioni.
Solo l'oggettivita' non e' manipolabile,
come si evince dalla dialettica oggetto-soggetto.
> I tentativi di imporre criteri
> "politici" per la scienza, dalla "fisica tedesca" a Lysenko ecc. sono
> finiti come sappiamo.
La scienza e' guidata da centri di forza
che decidono come e dove investire
in base a criteri dell'utile,
principalmente economici e politici.
Per esempio anche la scienza sovietica
segui' il criterio dell'utile.
Popper descrive molto bene
il piano di attacco del fisico Sacharov.
Questi pensava di lanciare,
attraverso un sottomarino
posizionato al largo delle coste americane,
una serie di bombe H per distruggere intere citta'
e sferrare cosi' un colpo mortale agli Stati Uniti.
Per nostra fortuna,
quando Sacharov propose
questa strategia di guerra scientifica
ad un ammiraglio, questo militare, esperto di guerra,
rimase totalmente esterrefatto,
probabilmente era abituato a combattere in modo tradizionale
e una carneficina di tal genere, azionata da un semplice bottone,
dovette sembrargli qualcosa di orrendo.
Da questo episodio il famoso fisico comunista
inizio' un ripensamento critico che lo porto'
al noto dissenso.
Un criterio dell'utile,
lontano dalla realta' e dalla verita',
per poco non scateno' una tremenda catastrofe
sicuramente peggiore di quella scatenata dai mezzi
messi a punto dagli scienziati nazisti.
La scienza e la politica possono
distruggere il genere umano.
Se non si fa chiarezza su queste possibilita',
e non in modo scettico o relativo,
la minaccia non sara' mai neutralizzata.
>> vale essa stessa come certezza non assoluta
>
> Certo. Sto solo esponendo una mia profonda convinzione, basata pero'
> sull'esperienza di migliaia di anni di pensiero.
Come sopra.
>> per cui implica che esistono certezze assolute.
>
> Prego?
Se si afferma che:
"non esistono certezze assolute" (e bisogna abituarsi a cio')
si ottengono due possibilità:
1- la frase pretende di valere in modo assoluto,
cioe' non vuole escludere nulla, nessuna conoscenza,
allora si autocontraddice,
perche' dicendo che non esistono certezze assolute
contrasta con la sua stessa pretesa di essere assoluta,
dato che cio' che essa stessa dice
vuol essere una certezza assoluta indubitabile,
ma cosi' facendo
il contenuto della frase nega proprio tale possibilita';
2- la frase va intesa in senso non assoluto, in senso relativo,
ma allora ammette che ci sono certezze assolute
a cui non si riferisce.
Come logicamente si vede
in ogni caso si ottiene sempre una certezza assoluta.
Questo risultato non deve sorprendere
perche' in ogni dialogo, proposizione o pensiero
i principi della ragione sono sempre in azione
soprattutto come presupposti inaggirabili della logica dialettica
e permettono la possibilita' stessa del dialogo
(cfr. Karl Otto Apel, Etica del discorso).
Ogni volta che si vuole assolutizzare un qualcosa di relativo
si incorre in una contraddizione dialettica.
La conoscenza della ragione, ovvero dei giudizi sintetici a priori,
permette di evitare tali contraddizioni.
Saluti.
--
A
Received on Sat Jul 09 2011 - 17:09:19 CEST