Re: th. quantistica e th. relativistica

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Thu, 15 Jul 2004 21:42:29 +0200

Andre ha scritto:
> per la prima volta provo grande soddisfazione nel leggere un post su
> un NG.
> Specialmente questo, scritto da te, che sei praticamente il mio
> personale (anche se non lo sai!!!) guru di cui sento di aver fin
> troppo spesso stima e rispetto per competenza e professionalit�.
Tutto questo perche' ho detto che *sotto tortura* ecc.? :-))

> Per il resto, nonostante condivida (come praticamente sempre accade...
> inutile mentire) le tue affermazioni, questa volta mi viene comunque
> da aggiungere qualcosa: la stessa domanda (o qualcosa di molto simile)
> probabilmente la fanno in facolt� come filosofia (domanda forse ancora
> piu' "lecita" che a psicologia).
Certo che la fanno... E con questo?

> Ritengo pero' che non sia corretto evitare di poter dire qualsiasi
> cosa circa queste teorie, per tutti coloro che non fanno i fisici di
> professione.
Sull'argomento io mi sono espresso piu' volte in questo NG, e so anche
che la mia posizione e' pochissimo condivisa, anche dai fisici
professionisti.
Ma non vedo ragioni per cambiarla, anzi mi si rafforza sempre piu'.
Sara' la vecchiaia? :-)

Uno (solo uno) dei problemi e' che a mio parere molto deciso *non e'
possibile* dare nessuna idea sensata di "queste teorie" a gente che
non ha le minime basi fisico-matematiche.
Si puo' solo fare mistificazione, in buona e non di rado in mala fede.

> Cio' pero' non toglie che capire almeno quali sono state le
> conseguenze culturali (e perch� no, sociali) di queste due teorie, sia
> una cosa a cui, almeno in parte, molte persone possono arrivare.
No.
Che in coincidenza dell'affermarsi di rel. e m.q. ci sia stata una
temperie che ha modificato modi di pensare molto lontani dalla
scienza, e' un fatto ed e' ovvio che sia giusto saperlo.
Ma collegare tutto cio' con la fisica e' solo una pesante
deformazione, che inoltre puo' fare il gioco di chi ha delle sue
proprie tesi filosofiche, ideologiche da difendere e diffondere.
Non vedo perche' gli si debba dare una mano, a meno che non si
condividano quelle tesi: ma allora bisognerebbe enunciarlo
esplicitamente, cosa che non viene quasi mai fatta.

> Forse la questione riguardava semplicemente gli aspetti (psicologici?
> Mah! Forse sono piu' "filosofici") nuovi che emergono una volta resa
> pubblica una teoria che ha rivoluzionari risvolti per quanto riguarda
> la conoscenza del mondo da parte dell'uomo.
Questo e' quanto meno un discorso pericoloso, e tocca proprio il punto
cui accennavo sopra.
E' pericoloso perfino nell'insegnamento della fisica, dove non di rado
si contrabbandano interpretazioni (che sono appunto interpretazioni,
possibili come altre diverse) come se fossero la necessaria
conseguenza delle scoperte dei fisici.
Spesso cio' accade per ignoranza: intendo ignoranza di non pochi fisici
che non hanno mai riflettuto sui sottofondi epistemologici della
scienza che praticano, e ripetono piu' o meno a pappagallo formule
extrascientifiche come se fossero parte di cio' che debbono insegnare.

> Mi pare quasi, a questo punto, di aprire un altro 3d: se un fisico
> apre un libro dell'ultimo anno di psicologia o di scienze politiche,
> secondo voi quanto ne capisce? Il 60%? Il 90%?
Penso molto meno, per due distinte ragioni.
a) In qualunque campo occorre una preparazione di base, che concerne
prima di tutto il linguaggio, ma non solo.
b) Non di rado in quei campi si parla di aria fritta, e non c'e'
niente da capire.

> Se invece uno psicologo o un laureando in economia apre un libro di
> fisica del secondo o terzo anno, quanto ne capisce? Il 2%? il 3%? Mi
> sa che sono vicino alla realt�; e questo mi fa rabbia.
Secondo me e' molto meno.

> Perch� c'� cos� tanta disparit� NON riconosciuta nel mondo del lavoro
> tra le diverse facolt�? Perch� passare fisica teorica porta via un
> anno di vita e nello stesso tempo in un'altra facolt� si possono dare
> 4/5 esami?
Oh bella! perche'il mercato non lo facciamo noi!
Ma proprio per questo non si deve assolutamente essere condiscendenti.

Senza contare un altro aspetto:

"Ma avvertisca bene al caso suo, e consideri che per uno che voglia
persuader cosa, se non falsa, almeno assai dubbiosa, di gran vantaggio
e' il potersi servire d'argomenti probabili, di conghietture,
d'essempi, di verisimili ed anco di sofismi, fortificandosi appresso e
ben trincerandosi con testi chiari [famosi], con autorita' d'altri
filosofi, di naturalisti, di rettorici e d'istorici: ma quel ridursi
alla severita' di geometriche dimostrazioni e' troppo pericoloso
cimento per chi non le sa ben maneggiare; imperocche', si' come _ex
parte rei_ non si da' mezo tra il vero e 'l falso, cosi' nelle
dimostrazioni necessarie o indubitabilmente si conclude o
inescusabilmente si paralogiza, senza lasciarsi campo di poter con
limitazioni, con distinzioni, con istorcimenti di parole o con altre
girandole sostenersi piu' in piede, ma e' forza in brevi parole ed al
primo assalto restare o Cesare o niente."

Queste parole hanno quasi 4 secoli, e siamo sempre allo stesso punto.
Non si deve mollare neppure un'unghia.
                                          

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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Thu Jul 15 2004 - 21:42:29 CEST

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