Re: Il Nucleare?E' l'unica soluzione ecologica

From: Piercarlo <piercarloboletti_at_tiscali.it>
Date: Sun, 4 Jul 2004 14:44:10 +0200

Baby Elian <sandrino77_at_virgilio.it(NOSPAM)> wrote:

> Nel senso che hai votato no ai referendum?
> Cmq i referendum trattavano tutt'altro che il nucleare e non erano n� un
> impedimento alla costruzione di nuovi centrali n� un obbligo alla chiusura
> di quelle gi� perfettamente funzionanti (caso unico al mondo!!).Anche su
> questo,immagino,ci fu molta disinformazione,anche se allora ero molto
> piccolo...

Io sicuramente tanto piccolo non lo ero e posso almeno ricordare alcune
cose.

La prima di queste - non sufficientemente sottolineata e ricordata - �
che di fatto il "referendum antinucleare" fu una mossa del partito
radicale per cavalcare l'ondata emotiva suscitata all'incidente di
Chernobyl e portare altra acqua al mulino della sua strategia
referendaria. Questa mossa ebbe successo principalmente per il fatto
che, nella situazione, apparve come l'unica "concreta". In soldoni, un
qualcosa da "fare", parziale ma comprensibile alla gente, contrapposto
al puro "dire" di tutti gli altri, pro o contro il nucleare, che
semplicemente in quel momento non sapevano pi� che pesci pigliare.
I "pro" non potevano riproporre il nucleare tale e quale a prima
soprattutto in virt� del fatto che, agli occhi della popolazione,
l'immagine di "sicurezza" degli impianti nucleari - vendutagli come
praticamente "intrinseca" quando in effetti non era (e non poteva
essere) cos� - si era, come dire, alquanto sputtanata.
I "contro", nel loro vociare, non riuscivano comunque a proporre nulla
di concreto, n� contro, n� in alternativa e, pi� che piangere addosso
alla gente la loro impotenza contro i "potenti brutti e cattivi".
In questo contesto il partito radicale ebbe facile gioco nel prendere la
palla al balzo, proponendo una "soluzione" ad hoc ad un problema in quel
momento emotivamente molto sentito dalla gente: se non � possibile
eliminare il nucleare (nessuno allora si faceva illusioni), si pu�
almeno cercare di allontanarlo dall'uscio di casa. Per fare ci� vennero
abrogate tre gruppi di norme:

1) Quello che definiva le modalit� per definire i siti da destinare alla
costruzione delle centrali nucleari; senza la definizione di un "dove"
fare qualcosa, non si pu� fare un bel nulla, tantomeno un impianto a
rischio come una centrale nucleare.

2) Abolizione degli incentivi economici agli enti locali che
consentissero la costruzione di impianti nucleari nelle zone di loro
pertinenza. In s� questo fu in realt� il referendum pi� sensato e
corretto non solo per evitare di far rientrare dalla finestra quanto
cacciato dalla porta con il primo referendum (attraverso deroghe locali)
ma anche per abolire quello che, a tutti gli effetti, era un meccanismo
di corruzione istituzionalizzato di enti e persone per favorire in loco
ci� che, se non era esplicitamente consentito, non poteva neppure essere
esplicitamente disapprovato a livello nazionale.

3) Divieto dell'Enel a compartecipare a joint-ventures (non so se solo
nucleari o anche di altro tipo) all'estero. Questa aveva principalmente
lo scopo di minare ed estinguere nel tempo il "know-how" operativo
dell'azienda in campo nucleare onde rendere in futuro pi� difficoltosa
(e costosa) qualsiasi ipotesi di rientro nel nucleare. La gente pi�
esperta � anche la pi� vecchia e pi� vicina alla pensione...

Il resto (riconversione di Montalto di Castro e chiusura di Caorso)
furono in parte conseguenze sia del referendum che del clima politico.
Montalto di Castro fu una conseguenza diretta del primo referendum,
mentre la chiusura di Caorso fu una conseguenza indiretta pi� generale
del clima vigente nel periodo che, in prospettiva, avrebbe reso la vita
all'ENEL quanto mai difficile sia dal punto di vista del rapporto con le
popolazioni del territorio sia, probabilmente, da quello dei costi - una
sola centrale nucleare isolata, senza una vera e propria "rete" interna
di sostegno che ne allenti le dipendenze tecniche ed economiche dai
fornitori esteri, �, dal punto di vista dei conti in cassa, una pura e
semplice palla al piede.
Checch� ne dicano i fautori a oltranza del nucleare "nazionale", costa
molto meno importare energia elettrica prodotta all'estero (anche di
fonte nucleare) che importare un'assistenza tecnica continua e onerosa
ad un impianto che per sua natura non ne pu� fare assolutamente a meno.
Per gestire proficuamente il nucleare occorre avere "spalle forti"
proprie, pena il dipendere da chi le ha... che si fa ovviamente pagare.

E ora vorrei aprire una parentesi su questa famosa "disinformazione". Se
mai vi sono stati nella storia recente casi in cui il detto "chi � senza
peccato scagli la prima pietra" si potesse applicare in maniera
cristallina, la cosiddetta "informazione sul nucleare" (pro e contro)
rientra con ampio margine tra le "top ten" di ogni possibile classifica.
Da una parte e dall'altra � mancata, verso il pubblico generico,
qualsiasi tipo di informazione che si potesse decentemente definire
realistica o almeno scientifica. Tutti e due gli schieramenti hanno in
effetti fatto di tutto per "vendere" la loro visione del mondo circa il
nucleare (e, per il fronte "pro", la loro solida mercanzia) che non per
"informare" su come stessero onestamente le cose, quali che fossero.

Per il fronte "pro" possiamo riassumere almeno quattro peccati:

1) E' stata venduta per anni al pubblico l'immagine di una "sicurezza
intrinseca" del nucleare civile che allora non esisteva e che ho
francamente molti dubbi che possa esistere anche oggi, almeno se si
intende costruire impianti ragionevolmente competitivi sul mercato e non
solo prototipi (per lo pi� di carta) buoni, ad andar bene, solo per
farci su una tesi di dottorato. Il fatto che poi la gente, almeno a
grandi linee, non se la sia bevuta, nulla toglie al fatto che sia stata
un'operazione DISONESTA, in cui si � tentato di vendere ottone per oro.

2) Si � messo in sordina il fatto che, sul lungo periodo, il nucleare �
dal punto di vista energetico un puro palliativo: i combustibili
nucleari economicamente sfruttabili esistono in quantit� finita e, tutto
sommmato, limitata (il "serbatoio" consente di andare avanti, a pieno
regime, forse solo per un secolo - come i combustibili fossili che per�,
a differenza del nucleare, pur inquinando a manetta, rilasciano "scorie"
s� pi� intense ed estese nell'ambiente ma anche pi� deperibili e
potenzialmente degradabili e "riciclabili" dall'ambiente, discorso che,
per i rifiuti nucleari, pur di entit� complessivamente pi� modesta, non
� assolutamente applicabile - l'unica azione che l'ambiente esercita nei
loro confronti per diluirne la pericolosit� � appunto diluirle e
disperderle nell'ambiente, fatto che, a prescindere da altri problemi,
non avviene di certo in maniera omogenea).

3) A parte i problemi posti dal loro trasporto, quello dello stoccaggio
e dell'eliminazione definitiva delle scorie nucleari � IN SE ancora un
problema tutto da risolvere. Il loro confinamento "sicuro" (nei limiti
in cui pu� esserlo), richiede di seppellirle in cunicoli posti a DECINE
DI CHILOMETRI di profondit� nella terra, in siti geologicamente stabili
e lontani da qualsiasi possibilit� anche solo potenziale di inquinare le
risorse idriche del pianeta per la cui attuazione, a quanto ne so, non
esiste ancora oggi alcuna tecnologia economicamente gestibile. E,
tenendo conto della loro fondamentale "non riciclabilit� ambientale"
(neppure in tempi storici: se gli antichi romani avessero avuto le
centrali nucleari e avessero "risolto" il problema delle scorie sulla
falsariga delle proposte oggi circolanti, dette scorie sarebbero ancora
un problema ambientale per noi OGGI), non mi sembra un problema da poco.
Si rischia, per un secolo o poco pi� di "benessere", di pagare il conto
di MILLENNI di "ansie" (o peggio) per l'integrit� e la vivibilit� del
proprio ambiente.

4) Che la "competivit�" del nucleare civile � sostenuta, anzich� da
ragioni intrinseche, da un vero e proprio "dumping" sistematico dei
costi (soprattutto dal lato di produzione e manifattura del
combustibile; molto meno, e con costi crescenti, dal lato
dell'impiantistica che, sotto il peso dell'opinione pubblica, ha dovuto
rincorrere criteri di sicurezza di progetto sempre pi� stringenti e
onerosi) attuato dagli utilizzatori militari del nucleare, i cui costi,
risultando per buona parte confinati nel "dopo" utilizzo del
combustibile, possono opportunamente figurare fuori bilancio e
risultare, a tutti gli effetti, a carico dello Stato... di cui una parte
delle sue entrate fiscali risulter� essere, a tutti gli effetti, una
vera e propria "tassa sull'uso del nucleare" implicita e "annegata" nel
bilancio della Difesa... Il che ha un aspetto quasi comico: quando un
contribuente versa la sua parte di tasse che finiscono nel bilancio
della Difesa, bhe in realt�, almeno in parte, sta ancora pagando una
parte della sua bolletta elettrica!

E ora veniamo all'altra campana. Se per i "pro" � comprensibile che,
come tutti i venditori, abbiano cercato di illuminare le virt� della
loro merce sottacendo o nascondendo sotto l'armadio i loro difetti, non
altrettanto comprensibile, almeno a prima vista, � l'atteggiamento dei
"contro" degli ambientalisti in genere che, anzich� informare
compiutamente il grande pubblico di come stiano le cose e di elaborare,
studiare e proporre alternative effettivamente praticabili - OGGI e in
QUESTO mondo, con la gente che vi vive ora, non in un utopistico mondo
futuro popolato di "uomini nuovi" che nessuno sa dove andare a prendere
- si sono dati a "vendere" quello che � a tutti gli effetti la loro
mercanzia che va per la maggiore: allarmismo puro e semplice (pi� o meno
sfruttabile politicamente... ma lasciamo perdere le minuzie di bottega).
Allarmismo che spesso si regge (e regge a sua volta) comportamenti e
modi di pensare che poco o punto hanno a che fare con atteggiamenti
razionali, responsabili e, buon ultimo, scientificamente informati:
l'ultimo grido di questa parrocchia �, a quello che ne so, la fobia dei
campi elettromagnetici che, oltre a destare le perplessit� (o far morire
dal ridere... dipende) persone che di "sta roba" ci masticano qualcosa,
rappresenta in realt� un buon esempio di come, usando e abusando una
parte delle conoscenze scientifiche (e, non � un caso, scorrelandole dal
loro contesto in cui vivono e si sviluppano) si possano costruire ancor
oggi credenze che, pur adeguate ai tempi nell'immagine e nel linguaggio,
non sono in s� molto pi� concrete delle antiche superstizioni circa
l'esistenza di streghe che spargevano malefici volando sulle scope di
notte. Ne mutano solo la forma, non la sostanza.

Nello specifico del nucleare, ci� che � mancato da parte degli
ambientalisti (ma per quanto detto sopra non c'era da aspettarsi molto)
� la trasmissione al grande pubblico (la gente che si incontra per
strada tutti i giorni) sia di un'informazione allo stesso tempo seria e
comprensibile, sia delle dimensioni e delle reciproche proporzioni dei
fattori in gioco sul campo, senza la cui percezione non � possibile in
questo caso (come in altri) scegliere tra opzioni e alternative che in
nessun caso possono considerarsi "sicure", "innocue" o prive di rischi,
che vanno pertanto valutati per accettare o respingere la "partita" con
cognizione di causa. Il nucleare � solo una possibilit� tra le altre: su
che parametri valuto la sua convenienza e opportunit�? Posso considerare
il rischio nucleare alla stregua di quello che corro andando in macchina
o in aereo (nientepopodimeno, al massimo, che lasciarci le penne...) per
conseguire i miei fini (spostarmi da un luogo all'altro) o devo valutare
anche altre prospettive?
Personalmente mi sono posto una volta la questione in questi termini:
tenendo ben conto del fatto che comunque la vita � piena di rischi e di
fattori che, in un modo o nell'altro, contribuiscono un po' per ciascuno
a spedirci all'altro mondo (incidenti, inquinamento, fumo, obesit�,
malconvivenza con il prossimo, pura e semplice sfiga...), il nucleare,
se gestito come si deve, quanto rischio aggiunge a questa miscela? A
fronte dei benefici ottenibili (un dilazionamento - NON una soluzione -
dei problemi energetici della comunit� umana), i suoi rischi possono
essere accettabili, ovvero sono disposto a pagare questo prezzo per ci�
che acquisto, oppure � qualcosa che mi viene venduto troppo caro?
Per il momento non ho trovato molto in giro che rispondesse alla
questione posta in questi termini. Ovvero: mi conviene o no?

Francamente il titolo del thread ("Il Nucleare? E' l'unica soluzione
ecologica") mi ricorda tanto la pubblicit� che diceva che il fumo fa
bene perch�, sembra, previene un po' le ulcere gommando lo stomaco con
il catrame. Ci� non toglie che il nucleare, valutandolo nel suo
complesso e possibilmente depurandolo da ogni sorta di "slogan" (di
qualunque genere) e di emotivit�, possa risultare un'opzione NONOSTANTE
TUTTO accettabile. Tutto sta nel disporre il pi� possibile, a livello di
grande pubblico e non solo di addetti ai lavori, di un quadro il pi�
possibile ONESTO, RAZIONE e NON EMOTIVO di come stanno effettivamente le
cose. Dopotutto, almeno per me, anche il fumo - impedendomi di mangiare
carne umana... ;-> - qualche vantaggio sociale e psicologico ce l'ha
(anche se, quando fumo, lo faccio senza raccontarmi balle). Potrebbe
essere lo stesso per il nucleare! :-)

Ciao... e grazie per la pazienza se siete arrivati fin qui!
Piercarlo

 
Received on Sun Jul 04 2004 - 14:44:10 CEST

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