>> Ehm... questa l'ho scritta io, ma forse sarebbe stato meglio non
>> riesumarla! Faceva parte di un discorso pittosto qualitativo e non
>> credo gran che ben formulato...
> Non credo fosse tua. Io l'ho trovata su un articolo sulla rivista
> Nauralemente degli insegnanti della sezione di Pisa dell'ANISN
> Cmq non � importante...
No, allora sicuramente non era mia. Curioso perch� (ignaro di tale
articolo) l'avevo scritta quasi pari pari un po' di tempo fa... pensavo
che tu l'avessi recuperata con Google...
> Il punto � questo, per me:
> 1) in una serie di fourier, ho uina infinit� numerabile di termini.
> La somma converge ad un valore nonostante i termini siano infiniti
> (limiti serie) 2) in un integrale di Fourier (trasformata) tutte le
> componenti armoniche hanno ampiezza zero. E per la non numerabilit�
> dell'insieme non si pu� fare alcuna somma. Si fa l'integrale che �
> cosa bene diversa. E lo si fa non solo per la non numerabilit� delle
> armoniche, ma anche e soprattutto, per la semplice ragione che tutte
> le armoniche dello spettro continuo hanno energia uguiale a zero. Ha
> senso solo dire che la energia finita E appartiene all'intervallo
> *continuo* di frequenze [v, v+m], con m piccolo a piacere.
Io, con grande scandalo dei matematici e probabilmente anche di molti
fisici, mi permetto di contestarti la forza con cui affermi "si fa
l'integrale che � cosa ben diversa". Matematicamente lo sar� anche, ma
nel contesto del problema _fisico_ di cui si sta parlando non vale la
pena, imho, vedere le sue cose in modo troppo diverso: l'integrale �
solo un "passaggio al limite" della sommatoria, e come tale non cambia
_radicalmente_ la sua interpretazione rispetto a quella della
sommatoria.
Che i due punti di casi, dal punto di vista fisico, non sono cos�
distanti te lo dimostra il fatto che con una sommatoria puoi
approssimare l'integrale bene quanto vuoi... il che fisicmanete vuol
dire che uno spettro continuo (con tutte el sue "armoniche ad ampiezza
0") pu� essere approssimato bene quanto vuoi con uno spettro discreto
(con armoniche di ampiezza finita e in generale diversa da 0!).
Questo intendo dicendo che "il concetto � pi� o meno lo stesso".
>> Non so se ho ben interpretato il significato della tua ultima frase,
>> ma il fatto � questo: in un punto dello spazio non c'� un'onda, sia
>> essa un'armonica o l'onda pi� "brutta" e meno periodica del mondo, ma
>> solo un campo elettrico (e magnetico) che assume valori diversi
>> moneto per momento.
>
> Vabb�, ma dire questo equivale a dire che c'� l'onda. In fondo cos'�
> l'onda se non il variare del campo (elettrico in questo caso) in
> funzione del tempo?? :-)
Siamo d'accordo, ma la mia disrtinzione si riferiva al fatto che, nella
tua frase:
>> Cio� l'occhio si comporta nella stessissima maniera, sia che una
infinit�
>> continua o numerabile (� un esempio teorico, ovviamente) di onde
venga
>> diretto contempopranemante contro di lui, sia che l'onda "risultante"
>> venga inviata direttamente sulla retina.Insomma, le diverse armoniche
sembrava tu associassi l'onda con la sua sorgente, ammettendo quindi che
in un punto dello spazio (l'occhio, anche se non � propriamente
puntiforme) ci potessero essere "tante onde" se emesse da tante
sorgenti, oppure "un'onda" se emessa da una singola sorgente. Io volevo
puntualizzare che in quel punto c'� "un campo elettrico",
indipendentemente dal fatto che risulti da una singola onda o dalla
sovrapposizione di due, tre o mille onde diverse. In quel punto non c'�
pi� traccia delle sorgenti: le varie onde concorrono a stabilire un solo
valore di campo elettrico nel quale non sono pi� distinguibili.
Non solo, ma dal solo valore di E in un certo istante non puoi neanche
immaginare come esso evolver� nel tempo, quindi l'informazione racchiusa
in un punto dello spazio in un certo istante � quella sufficiente a
descrivere un campo elettrico, non un'onda n� tantoamone tante onde
diverse...
Forse "non mi ero capito" tanto bene... ;-)
Ciao
Giacomo
Received on Tue Jun 22 2004 - 16:22:23 CEST
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